Origine e classificazione dei dialetti

Vittorio Polito. La casa editrice GLF Laterza di Bari ha pubblicato il volume di Michele Loporcaro “Profilo linguistico dei dialetti italiani” (pagg. 244 - € 20).

L’autore, ordinario di Linguistica romanza e linguistica storica italiana nell’Università di Zurigo, dopo aver insegnato a Padova e Cosenza, ha pubblicato, tra l’altro, la “Grammatica storica del dialetto di Altamura” e “L’origine del raddoppiamento fonosintattico”.

Il volume, destinato a coloro che, in sede universitaria, intendono accostarsi allo studio dei dialetti italiani, può essere utile anche a molti studiosi, ricercatori,  dialettologi e cultori.

Il termine ‘dialetto’ è utilizzato per designare una varietà linguistica non standardizzata, tendenzialmente ristretta all’uso orale entro una comunità locale ed esclusa dagli impieghi formali ed istituzionali (scuola, amministrazione, ecc.), propri invece della ‘lingua’ (intesa in senso storico).

Oggetto essenziale della trattazione del volume di Loporcaro sono i dialetti italiani come fenomeno linguistico. In sostanza la questione di fondo è quella di dare una risposta a ciò che si dovrebbe sapere, prima di affermare di conoscere la struttura linguistica dei nostri dialetti, senza improvvisare, come molti tentano di fare erigendosi a esperti di grammatiche, vocabolari, etimologie, ecc.

Al capitolo 1 si introduce il concetto di dialetto insieme ad alcune nozioni e strumenti fondamentali di dialettologia generale e italiana. Al capitolo 2 si discute dei fatti storici e preistorici che hanno dato origine a quella capillare differenziazione che fa dei dialetti italiani un oggetto di analisi tanto vario da potersi dire inesauribile. Al capitolo 3 si imposta la questione della loro classificazione. Nel capitolo 4, il più corposo, viene discussa la questione della loro conformazione strutturale. Il capitolo 5 torna a considerazioni storico-metodologiche, per collocare l’oggetto linguistico dialetto entro la storia sociale e culturale italiana, in particolare, fra ’800 e 2000.

L’autore, in conclusione, analizza l’origine dei dialetti italiani, come li studia e li classifica la moderna linguistica, con i caratteri distintivi delle singole varietà, un patrimonio unico in Europa e lo stato di salute in cui versano i nostri dialetti, anche a causa della progressiva riduzione delle diversità culturali. Inutile dire che di Bari e del suo dialetto c’è solo qualche sparuto riferimento, mentre di autori baresi e di presunti e presuntuosi studiosi del dialetto barese che si nascondono sotto varie facciate non vi sono tracce neanche nella corposa bibliografia.

Infine una curiosità. La leggenda che voleva un Manzoni antidialettale va decisamente sfatata. È noto che egli dichiarava con rammarico ma anche con una punta di orgoglio, di padroneggiare alla perfezione il milanese assai più che l’italiano. Neanche l’adesione alla poesia di Carlo Porta, considerato il maggior poeta dialettale milanese, spiegherebbe un Manzoni avverso al dialetto.