
ROMA - Solo il rinvio del voto ha evitato al Pd la rottura sulle regole del congresso con ricadute inevitabili sulla stabilità del governo. L'unico punto certo, ad ora, è che l'assise finirà entro novembre ma è battaglia sulla platea che eleggerà il nuovo segretario e sulla data per presentare le candidature. A forzare la mano è Dario Franceschini che propone che ''il segretario venga eletto dagli iscritti'' e non con primarie aperte, scatenando l'ira dei renziani e una saldatura con Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, i giovani turchi e Pippo Civati. Sembrava cominciare nel migliore dei modi la direzione clou sul congresso: una stretta di mano e una pacca sulle spalle tra il premier Enrico Letta e Matteo Renzi e battute amichevoli tra il sindaco e il quasi rivale Gianni Cuperlo. Ma in realtà un assaggio dello scontro era già andato in onda, in mattinata, durante la segreteria tra il bersaniano Davide Zoggia e il renziano Luca Lotti.
Guglielmo Epifani arriva in direzione con un unico punto di accordo: la data del congresso che finirà il 24 novembre. ''Serve una figura di segretario rivolta all'impegno prevalente del partito'', è la distinzione tra segretario e candidato premier proposta da Epifani e condivisa da Franceschini, Bersani, Fassino e da Cuperlo con dalemiani e 'giovani turchi'. Anche Letta, pur non entrando nel merito della separazione, è chiaro quando sostiene, intervenendo in chiusura di direzione, che ''serve un segretario che faccia il segretario per preparare il partito a vincere la prossima volta''. Ma se i renziani arrivavano a digerire una separazione che comunque non impedirebbe a Renzi di candidarsi alle primarie per la premiership, la chiusura del congresso agli iscritti li fa infuriare. E stavolta non sono isolati.