Il bicentenario del Borgo Murattiano di Bari visto da Franz Falanga

di Vittorio Polito - È stato pubblicato da Adda Editore il volume di Franz Falanga “Bari – Il Borgo Murattiano 1813-2013 (pagine 64 - € 7), che caratterizza il capoluogo pugliese (vecchio di quasi quattromila anni) perché ha permesso a questa città la rarissima possibilità di avere ben due centri storici conclusi, Bari Vecchia (la città originaria medioevale) e il Borgo Murattiano medesimo. Le straordinarietà di questa inquietante città sono parecchie, tra le quali è citata come esempio la prima New Town in Italia, voluta da Gioacchino Murat nel 1813.

In questo libro l’autore parla della scacchiera murattiana di Bari conosciuta meglio con il nome di Borgo Murattiano. Questo Borgo è esemplare perché testimonia con la sua ‘urbatettura’ (architettura urbana) di cosa siano stati capaci e siano  ancora capaci di fare sull’organismo Città gli uomini di buona volontà e, ahimè, quelli di cattiva volontà. Per queste ragioni il Borgo Murattiano è un grande libro di storia dell’urbatettura all’aperto consultabile da chi avrà voglia, interesse e, perché no, anche amore e curiosità per questa straordinaria città del Sud.  

Secondo l’autore, il Borgo Murattiano è talmente importante da poter essere considerato emblematico dal punto di vista dell’urbatettura. Perché è stata la prima New Town italiana, nel senso che, a somiglianza di quelle inglesi apparse sulla scena agli inizi degli anni ’40 del secolo scorso, quando stava terminando la seconda Guerra Mondiale, è nata come quartiere dormitorio ed ha poi ospitato in sé le funzioni direzionali e commerciali di una città vera e propria, diventando così una città nuova. Perché ha il privilegio di contenere in sé DUE centri storici ben distinti. Perché, malgrado la speculazione edilizia, ha conservato una sua omogeneità. Perché, come quadrilatero, inteso come scacchiera, non ha avuto inizialmente alcuna periferia finché è restato nei limiti della costa e del tracciato ferroviario. Perché è tuttora un catalogo/museo a cielo aperto di architetture dall’ottocento in poi. Ed infine, perché è un enorme esempio a cielo aperto fruibile da tutti per la sua capacità di comunicare visivamente ai suoi fruitori che cosa è stata capace ed è tuttora capace di fare la speculazione edilizia ottusa, volgare e sorda totalmente alla bellezza.

Pare, secondo Falanga, che tutto ciò possa bastare per fare di Bari un luogo permanente di studio per le future generazioni di architetti, di storici dell’urbatettura e di sociologi della Città. Come si vede, ce n’è per tutti.
Copertina e disegni all’interno del volume sono di Franco Romano Falzari.

Franz Falanga, barese, laureato in Architettura a Venezia, ha insegnato Elementi di Architettura e Urbanistica all’Accademia di Belle Arti di bari e poi in quella di Venezia. È autore di vari libri su argomenti vari: dalla storia del jazz a Bari al dialetto, alla didattica dell’architettura, alle vicende del  Commissario Navarrini, alla comunicazione, a come perdere le elezioni e, ultimo in ordine di tempo “Le invarianti nella tomba di Brion di Carlo Scarpa” (Aurelia Edizioni di Asolo).