Dal Libertà al Murat, cresce la Chinatown barese

di Nicola Zuccaro - Bari sempre più colonia cinese. A lanciare l'allarme sono Marcello Gemmato e Filippo Melchiorre. I Consiglieri Comunali all'unisono con il collega dell'Ottava Circoscrizione Simone Cellamare hanno evidenziato con l'ausilio di un video nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella mattinata di giovedì 7 novembre 2013 il proliferare delle attività commerciali gestite da cinesi nei principali quartieri di una Città che, in controtendenza, assiste impunemente alla chiusura degli esercizi di marca barese.

Per evitare di scrivere quel libro dal titolo "C'era una volta la Bari levantina", gli esponenti di Fratelli d'Italia si rivolgono in primis al Sindaco e in ultima istanza al Prefetto affinchè si attuino seri controlli sulla regolarità delle attività gestire non solo da immigrati cinesi ma anche da altri appartenenti ad altre nazionalità.

Non si tratta - come precisano i tre consiglieri - di attuare delle misure di discriminazione razziale ma di garantire il rispetto delle regole a tutti poichè non è giusto che a pagare gli oneri fiscali e tributari siano soltanto i commercianti baresi costretti per le relative pressioni a dover abbassare definitivamente le saracinesche del proprio esercizio.

Si auspica che al prossimo tavolo per l'ordine e la sicurezza pubblica il Prefetto di Bari riesca a coordinare Asl, Comune di Bari, Ispettorato del Lavoro e Guardia di Finanza al fine di attuare delle dure soluzioni repressive del fenomeno malgrado predomini sopra di tutte la legge del libero mercato.

Quest'ultima dal Libertà al Murattiano - come rivela Simone Cellamare - costringe non pochi italiani, con la chiusura degli esercizi commerciali di matrice barese, a cercare lavoro presso esercenti Made in Cina.