Renzi il rottamatore guiderà la sinistra oltre il deserto?

di Francesco Greco.
Sarà il “messia” che condurrà fuori dal deserto il popolo eletto della sinistra, lontano dalla schiavitù del Faraone (di Arcore)? O prevarrà, ancora una volta, come fu già per Rutelli e Veltroni, la sindrome-Tafazzi? Una cosa l’ha capita: la sinistra seduta sul greto del fiume, in attesa che passi il cadavere del nemico, masochisticamente spiaccicata sull’opzione giustizialista, ansiosa di incassare la cambiale delle Procure, magari via Ruby o diritti Mediaset, non ha futuro. Infatti teorizza l’anti-antiberlusconismo.  
   Nell’attesa, nella collana “saggi”, Vallecchi ha mandato in libreria “Matteo Renzi, il rottamatore del Pd”, di David Allegranti, pp. 246, € 15. E’ il ritratto che il giornalista ha buttato giù sotto forma di istant-book, cogliendo nell’aria un interesse diffuso, una domanda trasversale, e non solo a sinistra. Poiché, inutile negarlo, Renzi è in stand-by più di Nichi Vendola, anche se fra i due alcuni elementi politico-biografici sono contigui, sovrapponibili (il lettore capirà quali). E non solo, ma anche col Cavaliere. Il sindaco di Firenze è più “italiano” del governatore pugliese che, nonostante apra “fabbriche” intra ed extra moenia, si porta addosso la lettera scarlatta: il copyright sfuggente ma reale della “nicchia” (forse anche per questo è stoppato da D’Alema).  
   E dunque, l’irresistibile ascesa di Ser Matteo Renzi, uno che gioca duro, rischia in proprio in una sinistra “di rappresentanza”, che vive di rendita, che dall’89 (Muro di Berlino) è impantanata nel guado dell’eterna transizione, in credito – almeno a dar retta a una vulgata comunque interessata – d’identità, programmi pregnanti, leadership carismatiche buone a emozionare i cuori, folgorare le menti, parlare alle viscere oscure della piramide sociale, e che pensa di indovinare un po’ in Luca di Montezemolo e un pò in Saviano.
   Matteo Renzi da Rignano, classe 1975, una moglie e 3 figli (geloso della privacy), pare avere le carte giuste per lasciare un segno, per non essere una meteora che brilla una sola stagione e va a cadere lontano al céliniano confine della notte. Nonostante l’età ha fatto la gavetta masticando pane e politica. Formazione cattolica (Agesci), nella città di La Pira, praticante ma borderline da quando studiava al liceo “Dante”, dal 2009 è sindaco di Firenze (già presidente della Provincia per una legislatura) con i voti utili dell’elettorato di destra: lo chiamano il “pifferaio magico” tanto buca il video.
   Tuttavia nessuno ne aveva sentito parlare oltre gli Uffizi, dalle Alpi ai Nebrodi, nonostante il 15 febbraio 2009 avesse vinto le primarie, contro ogni pronostico, e contro i pezzi grossi indicati da Roma. Ma è stata, nella politica-spettacolo, la colazione chèz Berlusconi nel 2010 a dargli una popolarità inaspettata: nemmeno il più astuto ufficio-stampa, un guru del marketing avrebbero fatto meglio: un bel coup-de-thèatre. Renzi ha chiesto al premier di fare ciò che il governo aveva appena fatto per Roma: una tassa speciale ai turisti per ridare aria alle casse comunali. Magari avrà pure studiato “de visu” Berlusconi per carpirgli qualche “segreto”. A cominciare dal culto dell’immagine: Allegranti nota con perfidia che dalle foto sono spariti i nei del viso, miracolo da photoshop (per make-up e zeppe c’è ancora tempo).
   Tornato da Arcore prendono a chiamarlo “Berluschino” e “giovane Berlusconi”, a parlare di “renzismo”, accusarlo sommessamente di “grandeur”. Dai vertici del Pd gli arriva una sorta di scomunica, come avesse bestemmiato, profanato il tempio di Ammon osando incontrare il “nemico” pro domo sua, non nei siti istituzionali. Orrore! Renzi ama la Firenze di ”Amici miei”, goliardia, cogli l’attimo fuggente e quant’è bella giovinezza…, e capisce che ha ragione: il Pd dev’essere rottamato, alla svelta, ma da giovane volpe svezzata dal machiavellismo, fa il Savonarola e, per tattica, si batte il petto, si cala il cilicio derubricando il proposito maieutico in un più neutro “ci aiutino a riscoprire il senso pieno della militanza”.
   Iperpresenzialista, cyberscout, comunica con Facebook, social network che padroneggia, dove posta quel che pensa esautorando l’ufficio-stampa di Palazzo Vecchio, e beccandosi l’ovvia accusa di “populista”. Anche per Florence tv, il canale che canta le gesta di Renzi il Magnifico. Il “segreto”? Lo svela Paolo Ermini, direttore del “Corriere Fiorentino”, che firma una bella prefazione: “Non fa mai quello che ci si aspetta che faccia” (incluso l’avallo al sistema-Marchionne). C’è bisogno di dirlo? Renzi entra in attrito con i poteri forti sull’Arno (fra cui i Della Valle) e lobby varie, a cominciare da quelle che l’hanno “portato”, e che fanno pressioni.  
   Allegranti, che è nato a Firenze nel 1984, lavora al “Corriere Fiorentino” e collabora al “Foglio”, ci serve calde calde le prime parole famose: “Sono cresciuto con Kennedy e Mandela nel cuore”, “Fare il sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo”, “Credo che Berlusconi vince perché lo sentono più sincero della sinistra” e, dulcis in fundo, posta il manifesto: “Mi piacerebbe da impazzire fare una campagna elettorale contro Berlusconi”. Ipse dixit. Alla nomenklatura dell’ex Bottegone dell’alternativa, invaso da muffe e ragnatele, fischiano le orecchie. (Questa recensione è apparsa il 19 giugno 2011. La riproponiamo per cercare di decifrare meglio, come politico, uomo, personaggio il segretario che il popolo del Pd ha eletto con le primarie di due settimane fa).

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