Vento Freddo sull'Arneo

di Tina Aventaggiato - La società salentina nel secondo dopoguerra era composta da una massa enorme di disoccupati con un’unica risorsa per sopravvivere: la terra. Grandi latifondi, come l’Arneo, devastati da secoli di incuria e i proprietari, quattro o cinque, avevano interesse a mantenerli così, terra non coltivabile per la quale non pagavano le tasse. L’idea che la proprietà individuale nasce dal contributo di più forze della società ed ha la funzione sociale di contribuire al miglioramento delle condizioni economiche del paese era già viva nel mondo, ma resisteva tra gli agrari del Sud. Da questa resistenza della proprietà ad accettare il nuovo si è sviluppato un conflitto tra i ricchi possidenti e concessionari e la massa dei contadini. Questa è la storia della loro ribellione come vissuta da due famiglie ( Nino, un invalido di guerra, con la moglie tabacchina e 3 figli; e zio Esterino e i nipoti, ex coloni dell’Impero di Mussolini in Africa Orientale) nelle campagne di Nardò. Personaggi immaginari, ma si muovono accanto ai personaggi storici che hanno organizzato, contrastato o giudicato i tremila braccianti e contadini poveri che la notte del 28 dicembre del 1950 si sono riversati sulle terre dell’Arneo e hanno occupato e dissodato la sua terra arida per protestare contro gli agrari e l’ingiustizia della legge stralcio che sanciva l’applicazione dello scorporo del latifondo in Italia ed escludeva il Salento. La protesta ha coinvolto tutto il Salento e più specificatamente i paesi di Veglie, Monteroni, Trepuzzi, Guagnano, Carmiano, Salice Salentino, Copertino, Leverano, Campi Salentina, Nardò.

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