Marò: "pena di morte inaccettabile". Italia ricorre a Corte Suprema

ROMA - Di fronte al rinvio del governo indiano della presentazione dei capi di accusa per i due marò, l'Italia ha deciso di presentare un ricorso alla Corte Suprema indiana. Lo ha appreso l'ANSA da fonti affidabili. La 'petition' - si è appreso - punta a "scongiurare l'uso di una legge antiterrorismo (Sua Act)".

Intanto il ministero dell'Interno indiano deciderà "probabilmente nei prossimi pochi giorni" sul modo in cui la polizia Nia si muoverà per incriminare i due marò italiani accusati di avere ucciso due pescatori del Kerala il 15 febbraio 2012. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Pti. Citando "fonti", l'agenzia dice che il ministero è in un "pasticcio" perche' la legge che la Nia vuole utilizzare è il SUA Act che prevede la pena di morte, mentre l'India ha assicurato all'Italia sara' richiesta.

Nel ricorso presentato alla Corte, l'Italia chiede che "si presentino subito i capi d'accusa senza l'utilizzazione della legge antiterrorismo (SUA Act)", gia' esclusa dall'Alta Corte del Kerala, o in alternativa che "si autorizzino i marò a rientrare in Italia per attendere i tempi del processo indiano".

L'esame del ricorso da parte dell'alta corte è atteso a inizio prossima settimana.

TAJANI - "Ieri proponevo al presidente Barroso e alla vicepresidente Ashton che, qualora ci fosse una richiesta o peggio una sentenza di condanna a morte per i marò, l'Europa non potrebbe non intervenire, interrompendo la trattativa per gli accordi di libero scambio con l'India e rinegoziando anche le tariffe favorevoli che l'Europa applica all'India. Certamente l'ipotesi di una condanna alla pena di morte è inaccettabile''.
Lo sottolinea il vice presidente della commissione europea Antonio Tajani.

INTRONA, NOSTRI MILITARI NON SONO ASSASSINI - Marò: “l’Italia non merita di essere messa in un angolo, i nostri militari non sono assassini a sangue freddo. Proporrò all’Ufficio di Presidenza e alla Conferenza dei capigruppo, di aprire la seduta consiliare di mercoledì 22 gennaio con una riflessione sulla vicenda che da due anni trattiene in India i nostri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Lo dichiara il presidente del Consiglio regionale della Puglia, che anticipa l’orientamento di chiedere all’Assemblea un momento di confronto sul caso dei fucilieri pugliesi del San Marco.
“Comprendo le preoccupazioni per i nostri corregionali, condivido i sentimenti degli Italiani per questo intrigo internazionale, che vede un Paese amico e con una tradizione specchiata di legalità distinguersi in un atteggiamento inspiegabilmente minaccioso nei confronti della stessa vita umana. Nessuno può trattare alla stregua di pirati o terroristi i militari italiani, impegnati in un programma internazionale di tutela della navigazione commerciale,. Solo un’incresciosa strumentalizzazione può portare a credere che lo siano”.
Il presidente chiederà ai capigruppo di aprire con la vicenda indiana la seconda delle due giornate di Consiglio, quella dedicata al question time, “nell’auspicio – aggiunge – che il governo nazionale possa avviare iniziative forti ed utili a tutela della libertà dei nostri marò, dell’onorabilità della Marina Militare e della correttezza con cui le Forze Armate rispettano i loro compiti internazionali di pace. E a salvaguardia della nostra dignità di italiani”.

FI A CONSIGLIO REGIONALE, SI A MONOTEMATICA - Il presidente ed il vice-presidente del Gruppo PDL-FI alla Regione Puglia, Ignazio Zullo e Saverio Congedo hanno trasmesso al presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna la seguente lettera:
“Caro Presidente, dando concreto seguito ad un ordine del giorno già unanimemente approvato dal Consiglio regionale sulla nota vicenda dei due fucilieri di marina pugliesi Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, illegittimamente trattenuti in India da due anni per avere compiuto il loro dovere di Soldati in territorio italiano qual è una nave battente la nostra bandiera in acque internazionali, visto il pericolosissimo evolversi della situazione addirittura con l’incombere di un intollerabile rischio di pena di morte, il nostro Gruppo ritiene che il Consiglio debba urgentemente essere convocato in seduta monotematica per riaffermare con il massimo della solennità e della determinazione una unanime richiesta di un loro rapido ritorno in Patria.

All’uopo riteniamo che tale riunione sia troppo importante perché avvenga a istanza di parte e contiamo pertanto su un’iniziativa dell’Ufficio di Presidenza in rappresentanza dell’intero Consiglio”.

SCAGLIUSI, ANCH'IO IN MISSIONE IN INDIA - È ancora in alto mare la vicenda dei fanti del Reggimento San Marco (i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre). Nei giorni scorsi, infatti, alcune indiscrezioni pubblicate dal quotidiano “Hindustan Times ” hanno riportato la notizia che i due militari pugliesi sono stati rinviati a giudizio e rischierebbero la pena capitale. Questo sarebbe il frutto di un mini-vertice tenuto tra i ministri indiani dell’Interno e della Giustizia. Ma dinanzi ad una operazione probabilmente mediatica, viste le imminenti elezioni in India, e alle notizie non certe sui due marò, il MoVimento 5 Stelle decide di prendere di petto la situazione e di partire con una delegazione di tre parlamentari alla volta di New Delhi. La data di partenza è fissata per il 20 gennaio, mentre sarà il deputato pugliese Emanuele Scagliusi ad accompagnare i colleghi della Commissione Esteri Manlio Di Stefano e Daniele Del Grosso.

“È giunta l’ora di vederci chiaro – dichiara Scagliusi (M5S) – Purtroppo paghiamo l’inefficacia e la mancanza di credibilità di questo Governo che, con l’inviato speciale Staffan De Mistura, ci aveva garantito il ritorno a casa dei marò per Natale. De Mistura, invece, non è riuscito a cavare un ragno dal buco. Non capisco cosa sia cambiato dalla lettera del 21 marzo scorso indirizzata al nostro Ministro degli Affari Esteri dove l’Ambasciata indiana rassicurava il Governo italiano sulla sorte dei due militari – continua Scagliusi – Prendiamo atto dell’impegno profuso dal Presidente del Consiglio ma, a giudicare dai risultati ottenuti finora temiamo l’ennesimo nulla di fatto. Per approfondire la questione e ottenere chiare e precise informazioni partiremo per New Delhi tra pochi giorni”.

Diverse fonti mettono in connessione la vicenda dei “marò” con un’altra vicenda che riguarda Italia ed India: quella degli elicotteri Agusta-Westland. Rimane aperta, infatti, con la possibilità di un arbitrato internazionale, la tormentata questione degli elicotteri, dopo la cancellazione della commessa da parte dell’India che ha già sospeso i pagamenti, ipotizzando la violazione da parte della consociata Finmeccanica delle clausole di correttezza dopo le recenti notizie di corruzione di alcuni funzionari. Sembrano inevitabili i collegamenti con il caso dei due marò e con la delicata questione diplomatica-giudiziaria cui ha dato luogo.

“La sensazione è quella di un gioco condotto dai governi dei due Paesi per limitare i danni e salvare la faccia con un sofferto compromesso su elicotteri e mar ò – continua Scagliusi (M5S) – L’8 gennaio era prevista l’udienza del processo a Nuova Delhi ma, proprio in concomitanza con l’accettazione dell’arbitrato da parte del Ministro della Difesa Indiano sugli elicotteri, è stata rinviata al 30 gennaio. Mi auguro che, come per il caso Shalabayeva, non si giochi con la vita di esseri umani per interessi economici”. Da evitare, è l'adozione del “SUA Act” che, oltre a capovolgere l'onere della prova, estende l'azione della polizia nelle acque internazionali e presenta i due militari italiani come dei terroristi.