Castiglione d’Otranto, il futuro ha un cuore antico: di canapa
Un’altra giornata storica in un paese di 1000 anime che raccoglie firme contro la chimica nei campi, si dichiara “contro la Monsanto” perché “la diversità non ci spaventa”. Nella prima vera giornata di primavera, il sole caldo, l’aria pura, una carrozza tirata da due superbi cavalli neri di un maneggio vicino, la musica identitaria che vaga morbidamente nel cielo terso. Qualcuno si mette a maniche corte, i bambini scalciano come puledri.
E quando, verso le 10, Luigi Botrugno e Salvatore Rizzo accendono le vecchie motozappe (“Sento cantare l’America”, Walt Withman) e seppelliscono i semi affinché gli uccelli non li becchino, la folla sudata è avvolta dal candido peplo di un silenzio sacro, come se un rito antichissimo fosse tornato, se fossimo gli “iniziati” di un tempo nuovo e se gli spiriti degli avi sorridessero, nascosti fra gli arbusti della malva e i rovi, gli ulivi secolari e i carrubi, dietro mi muretti di pietre a secco, immobili da secoli, pudiche sentinelle del tempo, felici, grati per quel che vedono. Se la “trasmutazione antropologica” (Pasolini, “Lettere Corsare”) fosse stata finalmente relativizzata, l’esproprio culturale bloccato, la decadenza dei valori alle spalle.
Il “Canapa-day” (prossimi eventi anche a Taranto, Gubbio, in Campania) si conclude con un pranzo di cibi dove compare la canapa, che fa scoprire quant’è nutriente e sostanziosa l’insalata di una pianta dimenticata (antico oro verde d’Italia, “panis vita…” scrissero sotto i portici di Bologna nel XVI secolo), che riemerge dal passato insonne e purpureo. Che affonda le radici sino a 2 m. per trovare l’acqua (ma quella stagna le è fatale) e che in altezza può giungere sino a 3. Famiglia delle cannabinacee, dioica. Altre varietà: Carmagnola, Carmagnola selezionata, Eletta Campana, Bolognese. Di qualcuna s’è perduto il germoplasma, ma l’ISCI di Bologna lavora al recupero.
Donato Nuzzo è uno dei “guru” di questo trend eccitante, in sintonia con l’anima della natura nel tempo che ci è toccato in sorte in cui si osa la riappropriazione delle radici, la ricomposizione dell’identità. Ha una margherita sull’orecchio, sorride: “Ora vogliamo allargare la coltivazione a tutto il territorio” (news su www.assocanapa.it ). Estensione media 40 are, costo del seme 5,5 € al kg, niente trattamenti chimici: canapa quindi eco e bio. Ci vuole l’autorizzazione delle autorità di polizia.
E dunque, il futuro ha un cuore antico. O, se si preferisce, “L’infinitamente lontano è il ritorno” (Lao-Tzu). Se il presente è un’infida Torre di Babele, con le politiche economiche e sociali dettate dal liberismo selvaggio, darwiniano e dal volgare populismo . E se il Mezzogiorno ha ormai speso l’opzione industriale (siderurgia e chimica) e delle energie alternative che hanno arricchito i pochi e fatto scappare i tanti, ritrovandosi nel deserto del senso, col paesaggio corrotto e l’aria marcia, senza un futuro che non sia la precarietà sistemica, allora non resta che riavvolgere il nastro e volgere lo sguardo al passato remoto, alla preziosa filologia dei suoi topoi, ritrovare la musicalità della terra, la sensualità appagante del rapporto con Geo, la sua metafisica, il patrimonio di valori di cui è pregna la sua ontologia.
A Castiglione, in Salento, un nucleo di avanguardie ha capito in anticipo la portata rivoluzionaria di una dialettica ritrovata e aggiornata al tempo dell’hashtag e lo spread, proponendo una filosofia ecosostenibile (con i possibili riflessi nel reddito) con una serie di manifestazioni che hanno dato vita all’Onu contadina, a una community sconfinata, spalmata sul territorio nazionale (e oltre) che condivide la stessa dimensione olistica con la terra: un cerchio magico, la tavola rotonda di Re Artù.
Sono figli di emigranti che ancora vagano nelle nebbie dei cantieri di Zurigo, contadini rimasti al paese come “lucertole dalla faccia di dado” a scorticare “cuti”, di operai da “sciurnàta” che con sacrificio hanno studiato, e dopo la laurea si sono spinti nei master, i dottorati, ma a cui la modernità sguaiata, dei subprime, le escort e i milioni di posti di lavoro offre solo lo squallore di un call-center a tempo determinato.
Qui è nata l’Onu contadina, pulsa il cuore verde di un Sud che 150 anni di rapina e devastazione (che continua con i politici-spam trasversali a destra e sinistra) non hanno piegato, che è stato spogliato di tutto, ma non di fierezza e dignità. E si coltiva una visione del futuro che si trasfigura in weltanshauung. I have a dream…
Sotto il sole di un fazzoletto di terra marginale, riti antichi pregni di pathos, di senso, spiritualità pagana, di poesia orfica si mescolano, si contaminano le culture, le generazioni si scambiano i vissuti, si condivide la memoria. Una vecchia del paese arriva in bicicletta, saluta e sorride a tutti. Emergono spaccati di affabulazione sepolta: i caimani si rassegnino, la tv-spazzatura non ha vinto, la trasmissione della storia orale è un atout ancora possibile. Nel suo corredo c’era la “cànnima” e quando ci dice cos’è l’ordito con le canne conficcate al muro e a cosa serviva il “cusifierru” il viso rugoso si apre a un sorriso di dolcezza, la voce trema d’emozione e negli occhi vivaci brilla una lacrima.
Ai “Munti” ci sono esodati senza reddito, precari, lsu, cassintegrati, gli scoraggiati del Tac (è morto senza che i politici facessero nulla). Un curioso melting pot sociologico: il 20enne coi jeans a vita e l’orecchino, la 40enne laureata al Dams, il 50enne perduto nelle sabbie mobili dei concorsi pubblici. E’ una Woodstock verde, sono venuti da tutto il Sud (lo si sente dagli accenti) per sintonizzarsi con l’aum oscuro dell’Universo, riempirsi di energia dolce, riscoprire la musica della terra.
Un bel giorno hanno preso a interrogarsi sullo splendore segreto delle radici, a riascoltare i “cunti” dei vecchi rimarginando la ferita aperta nella memoria dei popoli dall’insulsa tv-spazzatura. Pasolini direbbe che questa folla festosa vuole riappropriarsi del proprio dna, il passato, l’anima. Sensuale, magmatica la memoria torna a fluire, a scintillare sotto il sole crudele: i suoi topoi brillano come rugiada nell’erba al mattino: tutti sono sereni come avessero riscoperto il proprio algoritmo esistenziale.
Felice Giraudo è stato sindaco di Carmagnola (Torino): fu lì lì per passare alla Storia facendo costruire agli Arabi una moschea: il vescovo disse no. Ora è presidente di AssoCanapa (la fondò nel 1998, 253 soci). Partecipa a progetti di ricerca in tutt’Italia. Ha carisma, la folla lo ascolta come un novello sacerdote laico: un’enciclopedia vivente, know-how puro. Infinite le trasformazioni della canapa: “Cura molte malattie: il fuoco di S. Antonio, le piaghe da decubito, gli attacchi di asma, il glaucoma, il vomito. Si possono fare tisane, birra, caramelle”. Le ragazze s’informano sull’uso per la bellezza: lo studioso sorride: “Dà ottimo olio essenziale per i profumi, l’igiene del corpo, i detersivi… Ma anche creme di bellezza anti-age, cura benissimo la pelle”. Contente? E poi olio da spremitura a freddo per gli alimenti, la margarina, i gelati. E’ un ottimo integratore alimentare (ricco di omega 3 e omega 6). Ancora: cellulosa per carta, inchiostri per le stampe, i colori a olio, tinte per le case, mastici, tessuti, tele per dipinti, farine per uso animale e umano, cordami per arredamento, reti, sacchi, fibre per tappeti e maglieria. 160 cannabinoidi consentono un uso terapeutico. Semina a febbraio-marzo, ad agosto la falciatura. Non teme i parassiti (un po’ la piralide), migliora la fertilità del terreno (qui diciamo “savèsciu”). “Il tessuto di canapa batte il lino – chiosa il prof. – d’estate è più fresco, d’inverno tiene caldo…”. Post-it per l’estate nell’aria.
Segue il “dibbbattito” (alla Nanni Moretti), conduce la bellissima collega Tiziana Colluto (”ilfattoquotidiano.it”). Annuncia la nascita di “AssoCanapa Puglia”. Applausi. Parlano Cesare Quaglia (tecniche agricole), Rachele Invernizzi (Centro Prima Trasformazione “South Hemp Tecno”, Taranto: collabora con gli atenei di Bari e Lecce), Rocco Botrugno (“Casa delle Agriculture”), Andrea Carletti (“Hemp Farm”): domande, perché, curiosità dei contadini col tablet o l’android, start-up in stand-by, future partite iva. Della serie “La Storia siamo noi”. Però, buona l’insalata di canapa! Magari sarà afrodisiaca e, chissà, farà ringiovanire…



