Venezia 71: clima crepuscolare, da caduta degli déi

Dal nostro inviato Francesco Greco. VENEZIA – Veri o finti, i mendicanti sono aumentati. Rispetto a un anno fa, la loro presenza è pervasiva, a tratti petulante. Li si nota di più perché a Venezia non te li aspetti: tutto è ricco, sontuoso, sfolgorante, barocco. Per cui, quando a Piazza Roma inciampi nellozingarello balcanico claudicante che tende la mano, pensi per associazione di idee al set di un docu-drama sulla caduta degli déi. E come in un film del britannico Joseph Losey o del cileno Miguel Littin, ti aspetti che siano comparse e che qualcuno batta il “ciak”.

  Vagano come ectoplasmi sudici alla deriva del XXI secolo, e ognuno ti ricorda che la recessione non è un’invenzione sociologica ma triste realtà quotidiana con cui fare i conti. D’altronde, anche FrauMerkel annaspa come l’Italia e persino la grandeur francese s’è data una regolata, un bagno di umiltàCome un rito scaramantico, un € lo dai volentieri fra calle e campielli all’inizio della giornata, col sole che brilla già caldo e sfavilla negli occhi delle turiste (quest’anno sono più alte e non è il tacco 12!) e incendia i morbidissimi capelli portati sciolti. Sul Ponte (di vetro) di Calatrava (ancora se ne parla polemicamente, come per il Mose, di cui gli ambientalisti de “L’Altro Lido”, specie dopo arresti e mazzette eccellenti, ci dicono peste e corna) la zingara verso mezzogiorno conta i soldi delle elemosine. Non è andata male a giudicare dal sorriso ampio benché orfano diqualche incisivo. Il pranzo è assicurato e noi siamo contenti penando a Pertini: “Svuotate gli arsenali, riempite i granai”.Il cibo c’è per tutti, se solo fossimo meno egoisti.

  Altri indugiano sui gradini della Stazione, qualcuno all’ombra riposante di Foscari. Solo a Piazza San Marco non ci sono barboni. O li tengono lontani o loro stessi ritengono blasfemo approssimarvisi. La fila per vedere i tesori d’arte è già bella lunga. Venezia cuore d’Europa al tempo della crisi, crescita zero, consumi al palo, nuttata” che non riesce a passare.

  Per il Belpaese poi è ancora più visibile(altri Paesi UE se la sono messa alle spalle) perché leggiamo i giornali (salutiamo il nostro edicolante, siamo diventati amici: scherzando ci siamo detti,ostregheta!, che vedremo l’edizione n. 171) e le Cassandre iettatrici: ti striscia addosso. Non è però che ci spaventa o non la combattiamo. Sarà pure un’impressioneo cattiva memoria, ma i prezzi sembrano calati. Persino il ticket del vaporetto: meno 50 c., forse I gelati sicuramente, e sono pure più abbondantiVecchi amici che qui vivono, beati loro!, ci danno le dritte: dove mangiare low cost, dove vendono i gadget meno costosi, ecc.

  I turisti virano verso la pizza al taglio, il take away. Ai tavolini lungo i canali ordinano solo il primo piatto e mangiano lentamente sotto lo sguardo di camerieri silenziosi. Davanti alle pensioncine e aib&b le proprietarie indugiano osservando il pigro serpente dello struscio. Segno che hanno ancora stanze vuote. Mercato immobiliare fermo, affitti in ribasso. Forse non abbiamo ancora visto gli angoli giusti, ma la sera e poi la notte il silenzio ci avvolge: niente baccano da movida.

  Ma siamo a Venezia, cavolo!, ogni pensiero triste lo devi scacciare, sennò è meglio se riparti. Ti sono simpatiche perfino le enormi navi da crociera attraccate al molo bianche come neve con la musichetta che si spande nel cielo lindo, i rumori gentili delle posate apranzo, le risate dei bambini che fanno colazione. Ci sarà un Tazio diafano cheturbò il protagonista di “Morte a Venezia” di Thomas Mann?
  Venezia è un appuntamento rinnovato tacitamente, sottinteso. La città confonde,sconvolge, come sempre, specie a fine estate quando è più sensualelanguida. Forse d’inverno è diverso: acqua alta e umidità che sale dai canali. La stessa che fece ammalare di reumatismi Giacomo Casanova finito ai “Piombi” (sott’acqua) per le troppe intemperanze amorose e salottiere: un grande intellettualed’Europa. Ritroviamo la chiesa di sempre, buia, cupa, per fare una piccola offerta propiziatoria.

  Al Lido la sabbia scintilla, immacolata,pulitissima. Ci si sveglia col rumore del motore della barca dell’operaio che va al lavoro. Le cinesine sono già in bikini alle 8 del mattino. Ci dicono che quest’anno ci sarà meno mondanità: feste, party, ricevimenti. Meglio: faremo di necessità virtù: smaltiremo un po’ dellapastafattaccasa” delle sagre pugliesi e ci purificheremo. Sarà una Mostra spartana,sobria, barocchismi formattati. Previdenti, alla Totò e Peppino, ci siamo portati un pòdi frise di grano (pane greco)olio d’oliva,pomodori greco-romani: non si sa mai vien fame la notte.  

  Al Palazzo del Cinema va molto il selfiecol leone nella hall. Si attendono i divi. Al Pacino, Naomi Watts, James Franco, ecc. Già si parla di “Berluscone” (del sicilianoFranco Marescoorfano di Daniele Ciprì: ricordate i peti nel Blob in b/n?) e del film su Leopardi (con Elio Germano), ma anche del Pasolini di Abel Ferrara, l’intellettuale italiano ritratto nell’ultimo giorno di vita (“Fosse vivo mi denuncerebbe”, s’è fatto scappare il regista). Vedremo. All’imbarcadero una piccola folla di fans, più folta davanti all’entrata: gli implacabili cacciatori di autografi capaci di farsi 12 ore sotto il sole feroce. Stasera alle 7 si apre. Ci sarà il presidente Giorgio Napolitano (dicono che è un cinefilo) e il ministro dei BB.CC. Enrico FranceschiniIntercettiamo nella hall la dolce, burrosa Luisa Ranieriin camicetta bianca: ma da cronisti vissuti evitiamo di chiedere dell’abito: bluffiamo dicendo di sapere colore e griffe e lei sorride misteriosa…

  Per il resto, tutto uguale a se stesso, col suo Carro di Tespi: i cinefili da Cahièrs duCinema con la barbetta filosofica, le studentesse che durante l’anno han messo via un euro dopo l’altro per pagarsi la pensioncina e che si imbucheranno in sala la mattina per uscire la sera: ci si vedrà sul vaporetto. Stessi eventi collaterali a cui c’è poca gente: e infatti si portano la mamma e l’amante appresso. Stesse aspiranti attrici sedute nei salottini, annoiate, a sfogliare riviste di cinema e fanzine: le riconosci alle pelle messa in evidenza (tatuaggi inclusi) e mentre prima erano tutte italiane, ora sono anche straniere. Ma non ci sono più i produttori di una volta che corteggiavano le ragazze, le sposavanone facevano delle star: dalla Mangano alla Loren. E’ la globalizzazione, bellezza! Il cinema però ha sempre il suo fascino: è l’arte più immediata, e perciò temuta, dal potere. Il fascismo naufragò nel ridicolo dopo i centurioni romani con l’orologio al polsodi “Scipione l’Africano”: quale il film che farà fuoruscire la little Italy dalberlusconismo?
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