Forum organizzato dal Politecnico sulla figura di Olivetti, Vendola: 'Il suo pensiero è inattuale'
BARI - “Di questi tempi è molto difficile non sentire il peso di una strepitosa inattualità di Adriano Olivetti, rispetto al contesto politico e culturale. Fa persino tenerezza rintracciare nei pensieri e nelle pratiche innovative di Olivetti la consapevolezza di quanto le funzioni globali di classe dirigente dovessero nutrirsi di coscienza, di consapevolezza culturale, di senso storico, del dovere di un rapporto virtuoso col territorio, con la comunità”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina, presso l’Aula Magna del Politecnico di Bari, al Forum su “Adriano Olivetti, nostro contemporaneo, ovvero… secondo le leggi dello spirito”.
“Olivetti è inattuale – ha spiegato Vendola – perché ha fondato tutta la sua avventura di imprenditore e di industriale all’avanguardia sul rispetto assoluto dei diritti dei lavoratori, su un’idea di civiltà del lavoro, che lo spingeva a immaginare non soltanto le migliori condizioni di lavoro nella sua fabbrica, ma anche attorno alla fabbrica. Nella sua comunità lui stimolava la crescita di quartieri moderni e innovativi, disegnati dai migliori urbanisti dell’epoca. Una comunità che avesse servizi sociali, asili nido, musei e biblioteche, in altri termini, realizzava un grande investimento in cultura”.
Secondo Vendola “la responsabilità sociale dell’impresa è stato il messaggio più importante di Adriano Olivetti, per questo lo definisco inattuale: viviamo tempi volgarissimi e violentissimi, in cui tutti danno valore all’impresa nella sua irresponsabilità. Le vicende delle ultime ore relative alla ThyssenKrupp sono proprio la fotografia di questa condizione devastante e anche dei paradossi che l’accompagnano”.
“L’idea – ha continuato Vendola – che il Governo Renzi sia indifferente alla sorte dei lavoratori e sia quasi capace di identificarsi nelle ragioni della Thyssenkrupp, piuttosto che nelle ragioni degli operai di Terni, già questo approccio è scandaloso. Ma poi, mentre la ThyssenKrupp licenzia 550 lavoratori, il Governo regala sette milioni di euro in termini di defiscalizzazione a questa grande multinazionale tedesca e poi regala ai lavoratori la carica della polizia. Tutto questo è semplicemente indecente! Vergogna!”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina, presso l’Aula Magna del Politecnico di Bari, al Forum su “Adriano Olivetti, nostro contemporaneo, ovvero… secondo le leggi dello spirito”.
“Olivetti è inattuale – ha spiegato Vendola – perché ha fondato tutta la sua avventura di imprenditore e di industriale all’avanguardia sul rispetto assoluto dei diritti dei lavoratori, su un’idea di civiltà del lavoro, che lo spingeva a immaginare non soltanto le migliori condizioni di lavoro nella sua fabbrica, ma anche attorno alla fabbrica. Nella sua comunità lui stimolava la crescita di quartieri moderni e innovativi, disegnati dai migliori urbanisti dell’epoca. Una comunità che avesse servizi sociali, asili nido, musei e biblioteche, in altri termini, realizzava un grande investimento in cultura”.
Secondo Vendola “la responsabilità sociale dell’impresa è stato il messaggio più importante di Adriano Olivetti, per questo lo definisco inattuale: viviamo tempi volgarissimi e violentissimi, in cui tutti danno valore all’impresa nella sua irresponsabilità. Le vicende delle ultime ore relative alla ThyssenKrupp sono proprio la fotografia di questa condizione devastante e anche dei paradossi che l’accompagnano”.
“L’idea – ha continuato Vendola – che il Governo Renzi sia indifferente alla sorte dei lavoratori e sia quasi capace di identificarsi nelle ragioni della Thyssenkrupp, piuttosto che nelle ragioni degli operai di Terni, già questo approccio è scandaloso. Ma poi, mentre la ThyssenKrupp licenzia 550 lavoratori, il Governo regala sette milioni di euro in termini di defiscalizzazione a questa grande multinazionale tedesca e poi regala ai lavoratori la carica della polizia. Tutto questo è semplicemente indecente! Vergogna!”.
