San Valentino 2015: “Perché ho scelto proprio te?”. Intervista alla psicologa
di Francesco Greco - San Valentino 2015: regali, fiori, cenette intime con la persona amata, la moglie, l’amica, il partner di una vita, il compagno o compagna che ci siamo scelti. Ma la scelta è razionale o legata a ragioni istintive che non possiamo controllare? Quali sono gli elementi che influenzano le nostre scelte? Perché quella e solo quella è la persona con cui stiamo bene, ci capisce, condividiamo la nostra vita? Domande che tutti ci facciamo da sempre e a cui non sappiamo dare risposte convincenti, accettiamo quasi per fede il fatto che quella è la persona che cercavamo e che abbiamo incontrato. Ma, se ce lo chiedessero, sapremmo spiegare perché? E’ una scelta libera o condizionata e dettata da mille elementi, sociali, culturali, ecc., senza che ce ne accorgiamo, inconsciamente?
Ecco dunque che la festa degli innamorati è l’occasione propizia per una riflessione sul tema, che facciamo insieme alla psicologa e psicoterapeuta Anna Colavita, studio a Casarano c\o Centro Diagnostico “Città di Casarano srl” e studio privato a Presicce (tel. 339 14 24 153).
Domanda: Cosa ci spinge a cercare il partner?
Risposta: La ricerca del partner risponde in prima istanza a un bisogno fisiologico, in particolare alla “spinta sessuale e riproduttiva” per il mantenimento della specie. Questa spinta determina le caratteristiche fisiche che si vanno a ricercare nel partner, caratteristiche che si sono modificate nel tempo. A esempio, inizialmente la donna privilegiava un modello di uomo ben dotato fisicamente, era più attratta da uomini muscolosi e prestanti, l’uomo preferiva donne dai fianchi larghi. Entrambi i sessi andavano alla ricerca di quelle caratteristiche fisiche che garantivano la riproduttività e il mantenimento della specie. Questi canoni con il tempo si sono trasformati seguendo l’evoluzione sociale. I muscoli maschili sono stati sostituiti dalla ricerca di caratteristiche interiori quali la dolcezza e la comprensione, e anche i maschi, superato il periodo della prima giovinezza, si spostano dall’aspetto esteriore a caratteristiche interiori.
D. Perché proprio quell’uomo o quella donna?
R. Secondo la letteratura scientifica, un primo fattore, che entra in gioco quando operiamo la scelta, è il “mandato familiare”, ovvero il compito, spesso implicito, che ogni famiglia assegna a ciascun membro. Esso comprende i ruoli che ogni membro sarà chiamato a ricoprire e le aspettative che egli sarà chiamato a soddisfare, dunque, tra queste troviamo anche le indicazioni sulle scelte che è opportuno che lui faccia, per essere in linea con la “filosofia familiare” (e spesso ci sono anche le indicazioni relative a quale partner sarebbe più opportuno scegliere). E’ chiaro che accanto al mandato familiare ci sono i bisogni individuali.
D. In sostanza è l’idea di famiglia, magari inconscia, che determina la scelta del partner?
R. Dipende. Come ho detto prima, nella scelta del partner incidono due fattori: il mandato familiare e i bisogni dell’individuo, il prevalere dell’uno o dell’altro, dipende dal livello di maturità della relazione, che l’individuo adulto ha con la sua famiglia di origine. Se prevale il mandato familiare, egli presterà molta attenzione alle caratteristiche esteriori: ruolo, posizione sociale, comportamenti osservabili e utilizzerà queste informazioni per valutare se il potenziale partner corrisponde o no alle aspettative del mandato familiare. All’estremo opposto, se prevale la ribellione al mandato familiare, la scelta del partner avverrà cercando solo le caratteristiche diametralmente opposte a quelle previste dalle aspettative familiari. In questo caso, la scelta di qualcuno che “non c’entra niente” avrà infatti una funzione liberatoria, rispetto a tutti quei vincoli affettivi e relazionali vissuti come limitanti. In nessuno dei due casi possiamo parlare di scelta libera, in quanto in un caso parliamo di adattamento e nell’altro di ribellione.
R. Quando è che si può parlare di scelta libera?
R. In genere, col passare del tempo e con l’aumento della maturità individuale, la scelta del partner diventa sempre più complessa e soggetta a un maggior numero di esigenze personali. Inutile dire che quanto più le relazioni con la famiglia di origine saranno prive di elementi conflittuali irrisolti e quanto più le aspettative familiari saranno “non impositive”, tanto più la scelta del partner sarà libera e consapevole.
D. Alcune persone, parlando di partner diversi, si chiedono “perché mi ritrovo a combattere sempre le stesse battaglie con persone diverse”?
R. Ciò avviene perché inconsapevolmente ricerchiamo persone che ci consentono di mettere in atto sempre lo stesso tentativo (il più delle volte inutile) di trovare una via di uscita alle difficoltà relazionali già incontrate e mai risolte nel nostro passato! Questo significa che “fa scoccare la scintilla”, tutto ciò che in qualche modo si collega a relazioni affettive passate. Un esempio: mio padre/madre è stato un uomo/donna freddo e insensibile cerco un partner che gli somiglia con l’obiettivo di trasformarlo in una persona calda e accogliente che mi ami. Tentativo inutile, il partner scelto manterrà le sue caratteristiche di freddezza e insensibilità, battaglia persa – rottura con il partner. Mi metterò dunque alla ricerca di un altro partner, anche questa volta lo sceglierò freddo e insensibile con l’obiettivo di farmi amare…e così via fino a quando la persona non diventa consapevole che cerca un partner simile al suo genitore per guarire la sua ferita di bambino che invece di essere trattato con freddezza aveva un gran desiderio di essere amato.
D. Ma è vera la storia dell’altra metà della mela, ovvero, che nell’altro proiettiamo-cerchiamo parti complementari a noi?
R. Si, questo processo di proiezione può investire parti idealizzate del sé, come per esempio nell’innamoramento, o parti sgradevoli, angoscianti e difficili da controllare.
Tale processo può dimostrarsi evolutivo, e favorire l’integrazione, quando il rapporto con il partner permette di riconoscere e risanare le parti di noi che abbiamo fino a quel momento respinto, diminuendo anche la proiezione di aspetti disgiunti; o, al contrario, questo meccanismo può andare nella direzione di un uso protettivo dall’altro, per cui la relazione con lui diventa il mezzo per negare la propria realtà psichica e mantenere allo stesso tempo un controllo sugli aspetti angoscianti e incontrollabili del proprio sé.
Ecco dunque che la festa degli innamorati è l’occasione propizia per una riflessione sul tema, che facciamo insieme alla psicologa e psicoterapeuta Anna Colavita, studio a Casarano c\o Centro Diagnostico “Città di Casarano srl” e studio privato a Presicce (tel. 339 14 24 153).
Domanda: Cosa ci spinge a cercare il partner?
Risposta: La ricerca del partner risponde in prima istanza a un bisogno fisiologico, in particolare alla “spinta sessuale e riproduttiva” per il mantenimento della specie. Questa spinta determina le caratteristiche fisiche che si vanno a ricercare nel partner, caratteristiche che si sono modificate nel tempo. A esempio, inizialmente la donna privilegiava un modello di uomo ben dotato fisicamente, era più attratta da uomini muscolosi e prestanti, l’uomo preferiva donne dai fianchi larghi. Entrambi i sessi andavano alla ricerca di quelle caratteristiche fisiche che garantivano la riproduttività e il mantenimento della specie. Questi canoni con il tempo si sono trasformati seguendo l’evoluzione sociale. I muscoli maschili sono stati sostituiti dalla ricerca di caratteristiche interiori quali la dolcezza e la comprensione, e anche i maschi, superato il periodo della prima giovinezza, si spostano dall’aspetto esteriore a caratteristiche interiori.
D. Perché proprio quell’uomo o quella donna?
R. Secondo la letteratura scientifica, un primo fattore, che entra in gioco quando operiamo la scelta, è il “mandato familiare”, ovvero il compito, spesso implicito, che ogni famiglia assegna a ciascun membro. Esso comprende i ruoli che ogni membro sarà chiamato a ricoprire e le aspettative che egli sarà chiamato a soddisfare, dunque, tra queste troviamo anche le indicazioni sulle scelte che è opportuno che lui faccia, per essere in linea con la “filosofia familiare” (e spesso ci sono anche le indicazioni relative a quale partner sarebbe più opportuno scegliere). E’ chiaro che accanto al mandato familiare ci sono i bisogni individuali.
D. In sostanza è l’idea di famiglia, magari inconscia, che determina la scelta del partner?
R. Dipende. Come ho detto prima, nella scelta del partner incidono due fattori: il mandato familiare e i bisogni dell’individuo, il prevalere dell’uno o dell’altro, dipende dal livello di maturità della relazione, che l’individuo adulto ha con la sua famiglia di origine. Se prevale il mandato familiare, egli presterà molta attenzione alle caratteristiche esteriori: ruolo, posizione sociale, comportamenti osservabili e utilizzerà queste informazioni per valutare se il potenziale partner corrisponde o no alle aspettative del mandato familiare. All’estremo opposto, se prevale la ribellione al mandato familiare, la scelta del partner avverrà cercando solo le caratteristiche diametralmente opposte a quelle previste dalle aspettative familiari. In questo caso, la scelta di qualcuno che “non c’entra niente” avrà infatti una funzione liberatoria, rispetto a tutti quei vincoli affettivi e relazionali vissuti come limitanti. In nessuno dei due casi possiamo parlare di scelta libera, in quanto in un caso parliamo di adattamento e nell’altro di ribellione.
R. Quando è che si può parlare di scelta libera?
R. In genere, col passare del tempo e con l’aumento della maturità individuale, la scelta del partner diventa sempre più complessa e soggetta a un maggior numero di esigenze personali. Inutile dire che quanto più le relazioni con la famiglia di origine saranno prive di elementi conflittuali irrisolti e quanto più le aspettative familiari saranno “non impositive”, tanto più la scelta del partner sarà libera e consapevole.
D. Alcune persone, parlando di partner diversi, si chiedono “perché mi ritrovo a combattere sempre le stesse battaglie con persone diverse”?
R. Ciò avviene perché inconsapevolmente ricerchiamo persone che ci consentono di mettere in atto sempre lo stesso tentativo (il più delle volte inutile) di trovare una via di uscita alle difficoltà relazionali già incontrate e mai risolte nel nostro passato! Questo significa che “fa scoccare la scintilla”, tutto ciò che in qualche modo si collega a relazioni affettive passate. Un esempio: mio padre/madre è stato un uomo/donna freddo e insensibile cerco un partner che gli somiglia con l’obiettivo di trasformarlo in una persona calda e accogliente che mi ami. Tentativo inutile, il partner scelto manterrà le sue caratteristiche di freddezza e insensibilità, battaglia persa – rottura con il partner. Mi metterò dunque alla ricerca di un altro partner, anche questa volta lo sceglierò freddo e insensibile con l’obiettivo di farmi amare…e così via fino a quando la persona non diventa consapevole che cerca un partner simile al suo genitore per guarire la sua ferita di bambino che invece di essere trattato con freddezza aveva un gran desiderio di essere amato.
D. Ma è vera la storia dell’altra metà della mela, ovvero, che nell’altro proiettiamo-cerchiamo parti complementari a noi?
R. Si, questo processo di proiezione può investire parti idealizzate del sé, come per esempio nell’innamoramento, o parti sgradevoli, angoscianti e difficili da controllare.
Tale processo può dimostrarsi evolutivo, e favorire l’integrazione, quando il rapporto con il partner permette di riconoscere e risanare le parti di noi che abbiamo fino a quel momento respinto, diminuendo anche la proiezione di aspetti disgiunti; o, al contrario, questo meccanismo può andare nella direzione di un uso protettivo dall’altro, per cui la relazione con lui diventa il mezzo per negare la propria realtà psichica e mantenere allo stesso tempo un controllo sugli aspetti angoscianti e incontrollabili del proprio sé.
