Alessandro Pozzato, già da piccolo sognavo la musica (intervista)

di Pierpaolo De Natale / Marco Masciopinto - Nato a Cittadella (Pd), classe, '91, Alessandro Pozzato è un ragazzo con la testa sulle spalle, che fin da piccolo sapeva di voler dedicare la propria vita alla musica. All'inizio è stato affascinato dal violino, ma con gli anni il suo impegno si è spostato sul canto e, compiuti 14 anni, ha iniziato a partecipare a concorsi live ed esibizioni corali.

Oggi Alessandro ha 24 anni e dopo l'incisione del primo singolo, "Tic Tac Toe With The Tourbillon", nel 2013 e la cover di "happy" nel 2014, quest'anno è un altro pezzo a far parlare di lui. Il nuovo inedito i intitola "King Harold", parla di una storia vera, scritta da Alessandro stesso e proprio lui ce la racconta nell'intervista di oggi.

Alessandro, come tutti sanno, il tuo esordio nel mondo della musica è iniziato fin dall'infanzia. Chi ti ha fatto scoprire quest'arte?

Da piccolo ero attratto dal violino, quindi ho voluto imparare a suonarlo. Per quattro anni ho preso lezioni, poi ho deciso di smettere. Ero un bambino e volevo fare tante cose, la mia strada verso la musica si era momentaneamente interrotta. Poi dall'età di 14 anni mi sono riavvicinato quasi per scherzo alla musica, quando un'amica, sentendomi cantare in pullman durante un viaggio, mi ha chiese se volevo cantare nel coro della chiesa. Accettai con curiosità, e nel frattempo a casa iniziavo a registrarmi mentre cantavo. Partecipai ad un game musicale sul web, iniziando a conoscere veramente la mia voce. Tutto è partito così.
Ho preso lezioni di canto per un anno e da lì sono cominciate le mie esperienze musicali, ho partecipato a concorsi, casting e manifestazioni, fino ad arrivare al mio progetto musicale, cominciato due anni fa.

Il pubblico ha iniziato a conoscerti grazie alle tue cover, quali artisti ti ispirano maggiormente?

Ho sempre scelto di realizzare le cover di pezzi che mi ispirassero una chiave originale e magari inedita e ringrazio quanti ogni giorno apprezzano il lavoro che sto facendo con i miei amici musicisti. Credo che avere dei punti di riferimento musicali sia essenziale per poter poi camminare con le proprie gambe. Mi piace prendere ispirazione da tutto ciò che ascolto, dai musicisti con cui collaboro ai grandi nomi internazionali.
Sono affascinato da artisti eclettici come l'immenso David Bowie, il più recente Stromae, da produttori innovativi come Woodkid o -in ambito italiano- da voci originali italiane come l'eterna Giuni Russo e Vinicio Capossela.

Nonostante proseguissi con le tue canzoni, non hai mai abbandonato gli studi. Perché questa scelta?

Chi sceglie di affrontare due percorsi ben diversi solitamente definisce uno dei due il cosiddetto "piano B". Non è questo il mio caso, io ho due piani A. Non ho mai abbandonato gli studi perché ho sempre sognato di essere un autore televisivo e lavorare nella produzione di contenuti d'intrattenimento. Da piccolo nel salotto di casa mia fingevo di condurre programmi ideati da me e nel frattempo ne cantavo la sigla e ne ero l'ospite musicale. Oggi rido se ci penso, ma alla fine quello che volevo fare ce l'avevo ben chiaro e non ho mai avuto dubbi. Poi magari non andrà bene nessuna delle due strade, ma almeno non potrò dire di non averci provato fino in fondo.

Parlaci del tuo ultimo singolo, "King Harold".

King Harold è un pezzo che ho scritto più di un anno fa, mentre cercavo ispirazione leggendo i nomi e le storie di alcuni re inglesi e danesi. Sono rimasto subito affascinato dalle vicende di Re Harold I di Danimarca, ucciso dal figlio Swein, e ho deciso di cantare il tradimento. Le parole sono nate assieme alla melodia e volevo arrangiare il pezzo in maniera forte e imponente. Nei mesi successivi io e il mio amico Damiano Ferrari (musicista e produttore) l'abbiamo costruito pezzo dopo pezzo e il risultato è stato per me emozionante: è il primo pezzo scritto da me che ho visto prendere forma.
Il genere è precisamente baroque pop (campane, organo, fiati e violini), con influenze gotiche ma anche tribali (nella sezione ritmica).