Intervista a Carolina Kostner: «La medaglia di Sochi rappresenta la vittoria contro me stessa»

di Nicola Ricchitelli – Dopo tante gare vinte, dopo tante battaglie combattute, ora vi è una più grande e molto più importante da vincere: «Non sono abituata a questo tipo di battaglie e sinceramente mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione del genere. É dura dover accettare una squalifica così lunga non essendo stata a conoscenza delle pratiche illecite del mio ex fidanzato, ciò lo conferma anche la sentenza».

Ma c’è soprattutto la Carolina Kostner che con i suoi volteggi e le sue vittorie ha conquistato il mondo, nell’intervista realizzata alla pattinatrice altoatesina, la Carolina che ha emozionato a Sochi conquistando la sospirata medaglia olimpica: «Le Olimpiadi di Sochi le ho vissute come le ho sognate da bambina. Ho fatto la gara della mia vita. Ho raccontato la mia storia ballando…». Tra tutte quelle medaglie e tutte quelle soddisfazioni ora non rimane che sognare Pyeongchang: «Lo spero con tutto il cuore».

D: Carolina, come stai? 
R:«Bene, grazie. Se potessi gareggiare starei meglio!».

D: Dopo tante battaglie vinte sulle piste da ghiaccio, ora vi una battaglia diversa da combattere. Come stai vivendo questa situazione? 
R:«Non sono abituata a questo tipo di battaglie e sinceramente mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione del genere. É dura dover accettare una squalifica così lunga non essendo stata a conoscenza delle pratiche illecite del mio ex fidanzato, ciò lo conferma anche la sentenza. Adoro pattinare, è la mia vita. Ho fatto tanti sacrifici e ho regalato moltissime medaglie all'Italia. Questa situazione mi fa soffrire.

D: Carolina, spesso nei momenti  di difficoltà diminuiscono gli amici e aumentano i nemici nonché i detrattori. A te come è andata? 
R:«Non è il numero che conta, è la qualità. Meglio pochi ma buoni».

D: Di cadute nella tua carriera sportiva ve ne sono state parecchie. La prima cosa che ti viene in mente dopo una caduta? 
R:«Non è la fine del mondo i veri problemi sono ben altri. Ci si rialza e si va avanti».

D: "Ho il desiderio di imparare cos'è la vita": questo dicesti dopo le olimpiadi di Sochi quando prendesti la decisione di prendere un anno sabbatico. Cos’è la vita, Carolina? 
R:«Ognuno deve trovare il proprio cammino e spesso ci vuole tempo e coraggio per intraprenderlo perché da fuori ci sono mille variabili, aspettative, ostacoli ecc. Non c'è una risposta sola, non esiste una ricetta. È quella la vera bellezza della vita. Ognuno è diverso. La vita è come le onde del mare, eternamente in movimento e in cambiamento. Non bisogna scappare dal proprio destino perché prima o poi ti raggiunge. Infine la vita ti sorprende quando meno te l'aspetti».

D: In svariate occasioni hai dichiarato di esserti avvicinata al pattinaggio grazie ai tuoi genitori. Hai mai immaginato cosa sarebbe stata la tua diversamente dal pattinaggio? 
R:«Non ho mai avuto dubbi sulla scelta».

D: Parliamo un po’ di pattinaggio. A Sochi è arrivata la prima medaglia olimpica dopo Torino e Vancouver. Come spieghi il poco feeling con i giochi olimpici? 
R:«Le Olimpiadi di Sochi le ho vissute come le ho sognate da bambina. Ho fatto la gara della mia vita. Ho raccontato la mia storia ballando. Momenti indescrivibili ed indimenticabili che valgono molto di più della medaglia che ho portato a casa. Il cammino che ho fatto fino a lì, Torino e Vancouver, è stato fondamentale per la mia crescita, per diventare quella pattinatrice che sono oggi. Ho lavorato tanto con disciplina, dedizione e pazienza e ne è valsa la pena».

D: Vi è una medaglia che ha un significato particolare tra quelle vinte? 
R:«La medaglia di Sochi per me rappresenta la vittoria contro me stessa».

D: La sconfitta che ancora ti brucia? 
R:«La squalifica. Io che non ho nulla a che fare con il doping, che non so neanche cosa sia e che ho imparato il nome di certi farmaci solo a causa di questa vicenda».

D: Come scegli e in base a cosa scegli le tue coreografie? 
R:«Scelgo sempre musiche che mi danno emozioni e riescono a muovere qualcosa dentro di me. Così riesco a trasmettere le emozioni anche al pubblico. E' una sensazione magica quando senti che le persone che ti guardano si perdono nella musica e l'arte di quello che fai! Adoro poter donare e condividere momenti di gioia agli altri».

D: Inoltre, determinanti nelle coreografie sono anche abiti e musiche… 
R:«La scelta degli abiti è una delle parti più affascinanti del mio sport. Mi piace essere creativa abbinando il costume al carattere della musica e della coreografia. Forse è una cosa che noi italiani abbiamo dentro. Il senso dell'eleganza. Per me un costume non deve avere mille strati di tessuto o una marea di decorazioni. Il costume può anche essere molto semplice ma deve sottolineare la personalità del pattinatore».

D: Carolina, ci sarai nel  2018 a Pyeongchang? 
R:«Lo spero con tutto il cuore».