Quell'“opacità” che piace agli evasori in paradiso: parla Falciani

di Francesco Greco - Segnatevi queste parole: whistleblowers, deep web, cloud, open source, idiotes, visiting reports, shadow banking, swap, private equity, forex, trust, principal account, car of, money market, settlor, segregated funds, trustee. E questi ameni paradisi per ricchi snob: Jersey, Cayman, Panama, Bahamas, Marshall, Virgin, Guernsey, ecc.

Sarà meno arduo orientarvi, guidati da Hervè Falciani-Dante, nel mondo sommerso, “opaco” dell'evasione fiscale, i paradisi, le “compensazioni”, le leggi che variano da paese a paese per cui è impossibile tracciare il denaro, il ruolo dei politici (“proteggendo la banche proteggono se stessi”) che si girano dall'altra parte (“Pas vu, pas pris” il motto di Sarkozy), dei giudici, i doganieri, le società (“le vere ricchezze si annidano nelle società”), fondi di investimento, obbligazioni, ecc.

Un universo rutilante, lustrini e paillettes – il denaro non dorme mai – i cui contorni ai comuni mortali sfuggono, come le sue regole violente ma che alla fine si scaricano sul cittadino, la sua quotidianità, la famiglia, il presente e il futuro. E non è un caso che di banche si parli poco: culturalmente siamo digiuni in materia, o vittime della disinformatia (“la gente sa più di calcio che di economia”). Meno se ne sa più sono liberi di muoversi, di condizionare stati, governi, politici, istituzioni, che spesso fanno affari insieme, “hanno il potere di convincere e comprare i politici che fanno le leggi”.

Ma le cose stanno cambiando e forse si va verso “la democrazia dell'intelligenza”: una recente sentenza della Consulta ha detto che, pur se ottenuti illegalmente, i dati possono essere usati per le inchieste (che però è difficile aprire). La Spagna era avanti su questa via: le liste-Falciani (in certi snodi Lagarde) han dato l'input a circa mille inchieste, alcuni potenti sono ko.

Sorprende non poco la vaghezza della Francia, quella di Sarkozy, che faceva melina e si può intuire perché: meglio Mitterand che nazionalizzò le banche e Holland ha dato un input alla lotta all'evasione che ruba risorse ai cittadini indifesi e agli “idiotes”. E dire che “basta un gendarme in ogni paese”. “La cassaforte degli evasori” (La verità dell'uomo che ha svelato i segreti dei paradisi fiscali), di Hervè Falciani, Chiarelettere, Milano 2015, pp. 224, euro 13.90 (prefazione di Angelo Mincuzzi), svela mondi sconosciuti, con cui è bene cominciare a prender confidenza.

Recita un proverbio contadino: “Coscienza e denaro non si sa chi l'ha”. Già: come si fa a sapere chi evade (1000 miliardi di euro all'anno in tutta l'Ue, 180 in Italia)? Il sistema bancario conta sull'”opacità” e le leggi sono fatte apposta per blandirla. Quando fanno una legge (il “Milleproroghe” di Tremonti con Berlusconi al governo, 2009, per esempio, ma anche quel Sarkozy che voleva ridurre a un anno la prescrizione per reati finanziari e abolire le guardie doganali) l'inganno è già stato fatto prima, sotto il segno della non trasparenza che, diceva Platone, può fare del pastore più buono un assassino.

Ci sono leggi che sembrano annunciare cataclismi, e così sono presentate dalla comunicazione – altra imputata su cui punta il dito Falciani, colpevole dell'ignoranza di massa in materia - ma in realtà a restare impigliati nella rete sono i pesci piccoli, poiché sono fatte per “gli interessi di chi ha più potere”. Pecunia, specie se da attività illecite (narcotraffico, estorsioni, attività criminali) non olet e nelle banche si parla “sottovoce”, più che nelle chiese.

Falciani è nato nel 1972 a Montecarlo. Sin da ragazzo ha cominciato a osservare il mondo dei ricchi e dei poveri con acutezza sociologica ma anche scientifica. E' figlio di un impiegato di banca. Lavorava alla Hsbc (Hong Kong Shangai Banking Corporate) quando un giorno si mise a studiare quel che avveniva. Si convinse che era dentro quello che egli stesso chiama un “paradiso fiscale”, che i soldi sporchi (“migliaia di miliardi si spostano da un paese all'altro”) si mescolavano ai puliti lavandosi e decise di cambiare le cose, consapevole che forse era presto, che la gente era indifferente, che gli investigatori e le autorità finanziarie non avevano né la cultura ne gli strumenti (i politici glieli negavano) e che le leggi in materia cambiavano da paese a paese (quelle svizzere per esempio appaiono le più ambigue), farraginose, e non per caso.

Sapeva bene – con la sua “rete”, altri nauseati quanto lui - che molte scoperte sarebbero state usate nella guerra economica fra Stati, come in effetti è accaduto (USA vs CH). E che tutto ciò è favorevole agli evasori, agevolati da tempi biblici quando finiscono nelle inchieste (i cui esiti quasi mai vengono incrociati) e hanno il tempo di spostare il denaro, anche nell'isola solitaria di Bouvet.

Nonostante debba nascondersi e abbia subìto la galera dopo aver teso una trappola agli svizzeri, Robin Hood vs Assange vs Snowden - vive da quattro anni lontano dalla famiglia (a cui dedica il bel saggio), ha continuato e il suo futuro è un punto interrogativo. Sinora ha tirato fuori migliaia di conti ignoti al fisco (circa 130mila, 10mila quelli italiani), poi greci (la madre di Papandreu), argentini, svizzeri, spagnoli (Emile Botin, Banco Santander), belgi, tedeschi, ecc. Parenti stretti di ministri.

Col ritmo incalzante della spy-story, Falciani ci dice che il potere viene anche dal segreto, ed è quello che si deve destrutturare, devitalizzare e fa intuire un livello occulto, una sorta di spectre di pochi avidi che decide i destini del mondo, a cui spesso si sottrae il minimo vitale: per cupidigia, malvagità, sadismo. Ma ora la cassaforte è stata aperta...