Alla Galleria “Formaquattro” di Bari collettiva d’arte contemporanea

di Vittorio Polito - Il  16 giugno non mi è stato possibile presenziare all’inaugurazione della mostra collettiva d’arte contemporanea denominata ‘T CON ZERO’ presso la galleria Formaquattro,  in via Argiro 73 , e non mi sarà possibile neanche nei prossimi giorni.

L’editore Gianni  Cavalli, grande amico di Lucio Gacina da sempre e che nel tempo mi ha regalato spesso le originali opere dell’artista, mi ha ‘intimato’ di occuparmi dell’evento e dei cinque artisti che espongono, che citerò in ordine alfabetico :  Francesco AVELLIS,  Mimmo AVELLIS, Natalia BARTOLI, Lucio GACINA e Alessandra LAMA.

Il titolo della mostra si ispira alla raccolta di racconti di Italo Calvino ‘Ti con zero’  del genere fantastico o meglio fantascienza umoristica, che si riallaccia alle ‘Cosmicomiche’, un mondo che non mi appartiene.

Per me l’autore Calvino è quello scrittore nato a Santiago de Las Vegas a Cuba che ha scritto il capolavoro  de ‘ Le città invisibili’ e ci ha fatto riscoprire un Marco Polo sempre attuale.  ‘Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. Di una città non godi le sette o  settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda’. Ecco il motivo per cui il nostro primo cittadino ing. Decaro, in campagna elettorale,  ci invitava a fargli una domanda: avere la possibilità di dare una risposta.

Per parlare degli artisti mi affido allo scritto ricevuto dal dr. Orlando Nerini, famoso oculista e imprenditore di successo.
Dice Nerini: ‘Attraverso  una narrazione di immagini i nostri cinque artisti esprimono differenti situazioni “T con zero”, liberi da ogni condizionamento, hanno la capacità di percepire e cogliere attimi del mondo in divenire, abitualmente non visibili attraverso gli schemi comuni’.

Ora vi riporto le sintetiche, ma esaurienti opinioni di Nerini su ogni artista.

Francesco Avellis - Mette in gioco elementi stilistici del passato liberandoli dall’oblio per collocarli in una nuova dimensione spazio temporale. Le opere d’arte ridotte a frammenti diventano una denuncia sulla condizione di abbandono  dei beni culturali.

Mimmo Avellis  ( Il padre di Francesco) - Interpreta il suo mondo con ironia e fantasia in maniera differente  da quello che ci appare. Le fragili sculture neo-surrealiste, reinventano una  realtà basata sulla sedimentazione del tempo e dell’oggetto comune.

Natalia Bartoli - I simboli presenti nelle sue opere rappresentano il divenire del tempo, momento dopo momento, come fotogrammi di una  pellicola.

Lucio Gacina - Le sue opere rimandano a forme biologiche, all’evoluzione di strutture organiche  pre-umane, alla base delle cellule, protozoi sopravvissuti nella struttura genetica del corpo umano.

Alessandra Lama - Nelle sue opere si dipartono linee di infinite potenzialità sensoriali contenute in un attimo di incertezza universale.  Un cono di molteplici linee verso possibilità di molteplici futuri.

A titolo personale posso dire che Nerini fa parte di quella categoria di persone che dove occorrono cinque parole per dare anima ad un discorso, riesce a farne bastare tre senza alterare il senso di quello che voleva esprimere. La mia diagnosi è che si tratta di individuo super impegnato che cerca di ottimizzare – mi adeguo come termini al soggetto – il tempo disponibile.
Conosco Gacina dal 1992 quando pubblicò con Levante un volumetto dal titolo ‘Prima del passato’ e rimasi affascinato oltre che dalla sua arte – nel tempo migliorata in maniera esponenziale , pur restando fedele all’idea di partenza –  anche da una splendida poesia riflessione dal titolo ‘Goccia di acqua’, di cui ricordo i primi versi a memoria: Cade, su bianca porcellana, la goccia di acqua /Precipita con aritmetico tempo la goccia di acqua.

In quel pignolo aritmetico si  racchiude tutta la creatività del nostro: sono convinto che Gacina come sia in grado di adoperare solo una dozzina di parole per scrivere una poesia riflessione, allo stesso modo si serva sempre degli stessi materiali per le sue creazioni artistiche, anzi sono convinto che prima stabilisca che ci vogliono 235 pezzi e  poi intorno a questo numero matematicamente programmato ‘libera’ la sua  creatività ‘prigioniera’.

Lucio più che di un oculista necessita di uno psicanalista, che non gli sia amico, ma che lo consideri un paziente molto paziente.  I rapporti di confidenza  -  ho salutato qualche mese fa da Levante Carlo Fusca che ricordo fosse immortalato in una foto con Lucio sul libro prima citato – che i fratelli editori Cavalli hanno con Gacina mi invitano a ‘scherzare’, sapendo che siamo una famiglia allargata.

Chiedo scusa ai valenti artisti che danno vita alla mostra se mi sono occupato solo di Gacina, ma l’imput di Gianni Cavalli era per l’amico Lucio - io ho pubblicato da Gianni quattro libri e aspiro al quinto -  e poi, come prassi, nel  tempo appena possibile, dopo aver studiato un poco, tornerò ad occuparmi degli altri artisti.

Sul tema del tempo mi permetterò di esporre un pensiero non mio, che non saprei a chi attribuire, perché ritengo si tramandi da generazioni, ma che è fruibile da tutti per l’ovvia verità che contiene.  Il passato  -ogni riferimento a Gacina  è casuale  - e l’avvenire si velano ai nostri occhi. Il primo porta il velo delle vedove, l’altro quello delle vergini.  La riflessione da fare è che gli artisti difficilmente riescono a nascondere il loro pensiero sullo scorrere della vita: la verità di cui sono portatori  appare evidente ammirando o criticando il parto della loro fantasia.   Per amore di verità voglio precisare che la mia personale simpatia o preferenza va a Natalia Bartoli.