Umberto Eco sospeso fra passato e futuro
di Nicola Zuccaro - Ricercare nel passato per coltivare il culto della memoria. E' stato questo il messaggio testamentario, particolarmente rivolto e indicato alle giovani generazioni, lasciato da Umberto Eco. L'intellettuale deceduto nella tarda serata
di venerdì 19 febbraio, in occasione della sua ospitata a "Che tempo che fa", non aveva nascosto, dinanzi al suo conduttore
Fabio Fazio, il proprio fastidio per il largo spazio riservato, nella ricerca storica, al recente passato ( quest'ultimo racchiuso nell'età
contemporanea) piuttosto che al passato remoto, rappresentato dal Medioevo. Sarà sufficiente una ristampa di uno sei suoi più celebri cavalli di battaglia letterari - il Nome della Rosa - a ridare quella dignità e quella visibilità all'età storica sopra richiamata?
Chissà! E' l'auspicio che Umberto Eco potrebbe scrivere da lassù, ribadendo quel rammarico mescolato a quella stizza espressa
sempre in occasione dell'apparizione televisiva precedentemente menzionata, per il mancato uso intelligente e mirato di Internet.
Una sottolineatura che, lontana dalla banalità e dai luoghi comuni, assegna a Umberto Eco quel titolo di Intellettuale a metà strada fra quel Medioevismo al limite dell'ortodossia e quel modernismo misurato e a tratti osteggiato, perchè miope nei confronti del futuro.
