Omaggio alla donna, soprattutto barese
di VITTORIO POLITO - In omaggio alle donne, soprattutto baresi, non fiori e chiacchiere, ma elogio e rispetto delle loro personalità e dignità .
Fino a non tanto tempo fa, le occupazioni alle quali la donna poteva aspirare – specie al fine di contribuire all’economia familiare – erano piuttosto limitate, tuttavia la creatività ed il genio femminili non sono mai stati risparmiati anzi, in alcuni casi hanno rappresentato l’eccellenza in diversi settori, come scrive Linda Cascella nel capitolo “La Baresità al femminile” dedicato alle donne (“Baresità , curiosità e…”, Levante Editori).
In precedenza, invece, il diritto longobardo nelle ‘Consuetudines Barenses’, considerava la donna addirittura incapace di governarsi, per cui si richiedeva che fosse costantemente sottoposta all’altrui potestà (?). Tale forma di tutela, ricorda Vito Antonio Melchiorre nel suo libro “Storie baresi” (Levante Editori) e “Donne baresi” (Adda Editore), si chiamava ‘mundio’ e ‘mundualdo’, aggettivi attribuiti a colui che l’esercitava, identificato nel padre, nel fratello, nel figlio, o altro parente maschio, scelto dalla stessa donna, ovvero un apposito giudice del ‘mundio’, ma mai il marito, il quale poteva subire le moine della moglie e quindi essere raggirato. In certi casi era proprio lo stesso marito a necessitare del consenso della moglie per il compimento di alcuni atti.
È il caso di ricordare che alcune donne baresi hanno contribuito nel 1862 all’unità nazionale, attraverso una “Filantropica Associazione delle Dame Baresi”, finalizzata alla raccolta di offerte per il “fondo sacro al riscatto di Venezia e di Roma”, per la totale unità del paese.
Il 27 aprile del 1898, invece, una popolana barese, Anna Loprieno, soprannominata ‘La Mosce’ (per la faccia butterata), capeggiò una grande rivolta a causa dell’aumento del prezzo del pane, definita “La piccola rivoluzione francese”, sommossa che ebbe ripercussioni anche nel resto d’Italia, e per la quale ad Anna Loprieno fu dato un secondo soprannome “La Portapannère” (portabandiera).
Nel diritto consuetudinario barese, nonostante la sfera femminile fosse fortemente limitata dal ‘mundio’, ricorda sempre Melchiorre, erano previsti anche i diritti delle donne. In una codificazione (XLVII) erano, infatti, stabilite le spettanze della moglie sui beni altrui tenuti in usufrutto dal marito, al momento della stipulazione del contratto di matrimonio, mentre la successiva (XLVIII), permetteva alla donna di contrarre liberamente mutui, cosa impossibile in precedenza senza la tutela. Nella codificazione XLIX era consentito alla donna alienare qualcosa o contrarre altro tipo di obbligazione, sia pure per mezzo di terzi, ma sotto l’attenta verifica dell’intera operazione da parte di un magistrato. Non erano sottoposte a controllo solo le disposizioni riguardanti l’anima che potevano essere liberamente adottate.
Ed a proposito di anima non si può non ricordare suor Elia di San Clemente, al secolo Teodora Fracasso (1901-1927), unica donna barese, che nonostante la sua breve vita terrena, è assurta all’onore degli Altari, motivo per cui Bari può ritenersi orgogliosa, per aver dato i natali ad una persona che “Godette fama di santità ancora in vita ed aumentò anche dopo la morte”. Fu il pontefice Giovanni Paolo II ad introdurre la causa della sua beatificazione, avvenuta il 18 marzo 2006.
E dopo il sacro passiamo alla musica ricordando il soprano barese (naturalizzata statunitense), Licia Albanese (1913-2014), che ha debuttato in diversi grandi teatri italiani (il ‘Regio’ di Parma, la ‘Scala’ di Milano), fino ad approdare al ‘Metropolitan’ di New York sotto la direzione di Arturo Toscanini, ove ha continuato la sua lunga carriera ottenendo numerosi successi e creando nel 1974 la ‘Licia Albanese-Puccini Foundation’, una istituzione finalizzata ad assistere giovani artisti e cantanti.
Un cenno a parte meritano, infine, le donne baresi che hanno avuto un rapporto con il mare attraverso i loro uomini, i pescatori, al punto che Mario Piergiovanni (1927-2009), uno scultore e poeta dialettale barese, realizzò, qualche anno, fa nei pressi del Fortino una eloquente scultura, sulla quale scrisse l’epigrafe che segue.
Le donne baresi, quindi, hanno dato lustro alla nostra città in vari campi, dalla cultura, al patriottismo, all’arte, alla poesia, alla musica, alla religione, per cui oggi sono da considerare insostituibili ‘costole’ non solo al fianco dell’uomo, come mogli e come madri, ma anche nelle molteplici ed indispensabili attività alle quali sono chiamate attualmente e che svolgono egregiamente e con tanta dignità .
Fino a non tanto tempo fa, le occupazioni alle quali la donna poteva aspirare – specie al fine di contribuire all’economia familiare – erano piuttosto limitate, tuttavia la creatività ed il genio femminili non sono mai stati risparmiati anzi, in alcuni casi hanno rappresentato l’eccellenza in diversi settori, come scrive Linda Cascella nel capitolo “La Baresità al femminile” dedicato alle donne (“Baresità , curiosità e…”, Levante Editori).
In precedenza, invece, il diritto longobardo nelle ‘Consuetudines Barenses’, considerava la donna addirittura incapace di governarsi, per cui si richiedeva che fosse costantemente sottoposta all’altrui potestà (?). Tale forma di tutela, ricorda Vito Antonio Melchiorre nel suo libro “Storie baresi” (Levante Editori) e “Donne baresi” (Adda Editore), si chiamava ‘mundio’ e ‘mundualdo’, aggettivi attribuiti a colui che l’esercitava, identificato nel padre, nel fratello, nel figlio, o altro parente maschio, scelto dalla stessa donna, ovvero un apposito giudice del ‘mundio’, ma mai il marito, il quale poteva subire le moine della moglie e quindi essere raggirato. In certi casi era proprio lo stesso marito a necessitare del consenso della moglie per il compimento di alcuni atti.
È il caso di ricordare che alcune donne baresi hanno contribuito nel 1862 all’unità nazionale, attraverso una “Filantropica Associazione delle Dame Baresi”, finalizzata alla raccolta di offerte per il “fondo sacro al riscatto di Venezia e di Roma”, per la totale unità del paese.
Il 27 aprile del 1898, invece, una popolana barese, Anna Loprieno, soprannominata ‘La Mosce’ (per la faccia butterata), capeggiò una grande rivolta a causa dell’aumento del prezzo del pane, definita “La piccola rivoluzione francese”, sommossa che ebbe ripercussioni anche nel resto d’Italia, e per la quale ad Anna Loprieno fu dato un secondo soprannome “La Portapannère” (portabandiera).
Nel diritto consuetudinario barese, nonostante la sfera femminile fosse fortemente limitata dal ‘mundio’, ricorda sempre Melchiorre, erano previsti anche i diritti delle donne. In una codificazione (XLVII) erano, infatti, stabilite le spettanze della moglie sui beni altrui tenuti in usufrutto dal marito, al momento della stipulazione del contratto di matrimonio, mentre la successiva (XLVIII), permetteva alla donna di contrarre liberamente mutui, cosa impossibile in precedenza senza la tutela. Nella codificazione XLIX era consentito alla donna alienare qualcosa o contrarre altro tipo di obbligazione, sia pure per mezzo di terzi, ma sotto l’attenta verifica dell’intera operazione da parte di un magistrato. Non erano sottoposte a controllo solo le disposizioni riguardanti l’anima che potevano essere liberamente adottate.
Ed a proposito di anima non si può non ricordare suor Elia di San Clemente, al secolo Teodora Fracasso (1901-1927), unica donna barese, che nonostante la sua breve vita terrena, è assurta all’onore degli Altari, motivo per cui Bari può ritenersi orgogliosa, per aver dato i natali ad una persona che “Godette fama di santità ancora in vita ed aumentò anche dopo la morte”. Fu il pontefice Giovanni Paolo II ad introdurre la causa della sua beatificazione, avvenuta il 18 marzo 2006.
E dopo il sacro passiamo alla musica ricordando il soprano barese (naturalizzata statunitense), Licia Albanese (1913-2014), che ha debuttato in diversi grandi teatri italiani (il ‘Regio’ di Parma, la ‘Scala’ di Milano), fino ad approdare al ‘Metropolitan’ di New York sotto la direzione di Arturo Toscanini, ove ha continuato la sua lunga carriera ottenendo numerosi successi e creando nel 1974 la ‘Licia Albanese-Puccini Foundation’, una istituzione finalizzata ad assistere giovani artisti e cantanti.
Un cenno a parte meritano, infine, le donne baresi che hanno avuto un rapporto con il mare attraverso i loro uomini, i pescatori, al punto che Mario Piergiovanni (1927-2009), uno scultore e poeta dialettale barese, realizzò, qualche anno, fa nei pressi del Fortino una eloquente scultura, sulla quale scrisse l’epigrafe che segue.
ALLA DONNA D’ACQUA
SIMBOLO DELLA DONNA UNIVERSALE
CHE DONA LUCE ALL’UOMO
ALLA SPOSA
CUSTODE DEL FOCOLARE
E DELLE ANTICHE MEMORIE
ALLA “MATER” AMOROSA
CHE LO CONFORTA NEI MOMENTI PIÙ CUPI DELLA VITA
CHE LO SOSTIENE NELLE SUE DIUTURNE FATICHE
E LO INCITA ALLE GRANDI IMPRESE
ALLA “MATER” DOLOROSA
CHE IN SILENZIO SOFFRE LE PENE DELLA SOLITUDINE
DEL TERRORE PER I MARI DEL MONDO
DELL’ANSIA PER I SUOI FIGLI LONTANI
EMIGRATI IN TERRE LONTANE
E CHE NEI BUI ANNI DELLE LOTTE
IL SUO CUORE SPARTÌ
CON I SUOI UOMINI NELLE TRINCEE
Le donne baresi, quindi, hanno dato lustro alla nostra città in vari campi, dalla cultura, al patriottismo, all’arte, alla poesia, alla musica, alla religione, per cui oggi sono da considerare insostituibili ‘costole’ non solo al fianco dell’uomo, come mogli e come madri, ma anche nelle molteplici ed indispensabili attività alle quali sono chiamate attualmente e che svolgono egregiamente e con tanta dignità .
