Joseph Tusiani, il poeta delle due terre, continua a dare lustro all’Italia ed all’America
di GRAZIA STELLA ELIA — Parlare di Joseph Tusiani, il grande, prolifico studioso, letterato, traduttore, poeta di fama internazionale, vuol dire accendere una volta di più l’attenzione su un uomo novantaduenne che ancora, con vigore di mente e freschezza creativa, continua a produrre e a dare lustro a due terre così lontane tra loro, eppure così vicine nel suo cuore di italoamericano: l’Italia che gli ha dato i natali e l’America, di cui è cittadino da circa settant’anni.
Nato in Puglia, nel Gargano e precisamente a San Marco in Lamis, nel 1924, sei mesi dopo la partenza del padre per l’America in cerca di lavoro, allevato con immenso amore e grandi sacrifici dalla madre Maria Pisone, manifestò fin da bambino eccezionali doti di intelletto. Conseguita la maturità classica, passò a frequentare l’Università “Federico II” di Napoli, dove si laureò in Lettere nel 1947. Fu quello l’anno del fatidico viaggio verso la terra promessa per incontrare il padre: un padre fino allora visto soltanto in una fotografia.
Ben presto vide schiudersi le porte universitarie di New York: prima nel Bronx e poi in altri quartieri, fino a quello di Manhattan. Il docente di Letteratura italiana, splendido e facondo, dalla voce affascinante, nei suoi decenni di insegnamento donava agli studenti, a piene mani, il suo sapere, la sua umanità, il grande amore per la poesia.
Giunto al pensionamento, fu il lavoro letterario a tenerlo appassionatamente impegnato, mentre premi di grande prestigio e riconoscimenti ambiziosi non mancavano di gratificarlo.
La scrittura poetica in quattro lingue: inglese, italiano, latino e dialetto garganico, e l’ineguagliabile lavoro di traduzione ne fanno un personaggio letterario unico in campo internazionale. Sarebbe davvero lungo e complesso, anche con i soli titoli, menzionare le numerose sue opere e veniamo, pertanto, agli eventi letterari di questi ultimi anni.
Risale a quattro anni fa l’uscita del volume di poesie in inglese “Ninety Poems”, con Baroque Press di New York. Dello scorso anno è il volume “Dante in licenza”, pubblicato da Levante editori di Bari: una riedizione del romanzo uscito nel 1952 con Nigrizia di Verona, egregiamente curata dal giovane studioso Delio De Martino, autore anche di un bel saggio introduttivo di enorme valore filologico. Si tratta di un romanzo riapparso in nuova veste, oltre che ritoccato, in cui l’autore, tra l’ironico e il satirico, descrive un Dante che, immesso in un ambiente novecentesco, passa per una serie di avventure.
Il testo di Levante, appena pubblicato, si avvalse di una piacevole, mordace e pungente recensione del giornalista scrittore Vittorio Polito - che si ringrazia, insieme al valente direttore della testata Vito Ferri, per la continua disponibilità dimostrata verso eventi culturali che altrimenti avrebbero scarsa risonanza - e di una colta presentazione ufficiale a Bari presso il prestigioso Circolo Unione, organizzata dal Presidente Tomasicchio con rara maestria, nell’ambito del Festival “Dante, l’immaginario”, ideato e diretto dal Prof. Daniele Maria Pegorari per il 750° anniversario della nascita di Dante.
Tusiani di recente ha pubblicato con Bordighera Press un volume di poesie dal titolo: “A Clarion Call”, una silloge in lingua inglese scritta in questi ultimi anni, da quando, superato l’ictus, è stato continuamente ispirato dall’amata Musa in una nuova, impressionante produzione nelle sue predilette quattro lingue.
Stupisce subito il titolo che, tradotto in italiano, recita: “Uno squillo di tromba”, cosa che la dice lunga sulla originalità dell’autore. Un titolo allegorico? Forse.
Questo libro comprende circa settanta testi poetici dai più svariati contenuti. In ultima di copertina si legge una bellissima poesia scritta in latino: “Vir montanus”, che evidenzia, ancora una volta, il suo grande amore per la terra natia: San Marco in Lamis, nel Gargano, al cui vento tenace dice di assomigliare: “Sum petraeus sicut mons ille, tenax quoque vivo / ut vivit ventus per viva cacumina spirans”.
È di imminente uscita, intanto, con Bompiani, un nuovo lavoro in lingua italiana: “In una casa un’altra casa trovo - Autobiografia di un poeta di due terre”, un libro che certamente non mancherà di calamitare l’attenzione di critici e lettori.
Al mitico poeta Joseph Tusiani tutti gli Amici, che in questi anni non hanno mai mancato di fargli sentire in maniera tangibile affetto e stima, augurano di continuare a produrre opere importanti che possano sviluppare in maniera immensa, smisurata e gigantesca quell’orgoglio già oggi svolazzante dall’America all’Italia, dal Gargano a Manhattan.
Secondo Wilde: “In America tutti corrono, come se dovessero prendere il treno: questa è una condizione che non favorisce la poesia”. Sarà questo il motivo per cui Chi governa le sorti del mondo decise che, nel 1947, Joseph Tusiani dovesse partire, sulle orme di Cristoforo Colombo, per compiere una missione poetica. In questo modo possiamo concludere, con perfetta cognizione di causa, viva l’America, viva l’Italia, viva la Puglia, viva il Gargano e viva il poeta delle due terre e la sua Poesia… Viva.
Nato in Puglia, nel Gargano e precisamente a San Marco in Lamis, nel 1924, sei mesi dopo la partenza del padre per l’America in cerca di lavoro, allevato con immenso amore e grandi sacrifici dalla madre Maria Pisone, manifestò fin da bambino eccezionali doti di intelletto. Conseguita la maturità classica, passò a frequentare l’Università “Federico II” di Napoli, dove si laureò in Lettere nel 1947. Fu quello l’anno del fatidico viaggio verso la terra promessa per incontrare il padre: un padre fino allora visto soltanto in una fotografia.
Ben presto vide schiudersi le porte universitarie di New York: prima nel Bronx e poi in altri quartieri, fino a quello di Manhattan. Il docente di Letteratura italiana, splendido e facondo, dalla voce affascinante, nei suoi decenni di insegnamento donava agli studenti, a piene mani, il suo sapere, la sua umanità, il grande amore per la poesia.
Giunto al pensionamento, fu il lavoro letterario a tenerlo appassionatamente impegnato, mentre premi di grande prestigio e riconoscimenti ambiziosi non mancavano di gratificarlo.
La scrittura poetica in quattro lingue: inglese, italiano, latino e dialetto garganico, e l’ineguagliabile lavoro di traduzione ne fanno un personaggio letterario unico in campo internazionale. Sarebbe davvero lungo e complesso, anche con i soli titoli, menzionare le numerose sue opere e veniamo, pertanto, agli eventi letterari di questi ultimi anni.
Risale a quattro anni fa l’uscita del volume di poesie in inglese “Ninety Poems”, con Baroque Press di New York. Dello scorso anno è il volume “Dante in licenza”, pubblicato da Levante editori di Bari: una riedizione del romanzo uscito nel 1952 con Nigrizia di Verona, egregiamente curata dal giovane studioso Delio De Martino, autore anche di un bel saggio introduttivo di enorme valore filologico. Si tratta di un romanzo riapparso in nuova veste, oltre che ritoccato, in cui l’autore, tra l’ironico e il satirico, descrive un Dante che, immesso in un ambiente novecentesco, passa per una serie di avventure.
Il testo di Levante, appena pubblicato, si avvalse di una piacevole, mordace e pungente recensione del giornalista scrittore Vittorio Polito - che si ringrazia, insieme al valente direttore della testata Vito Ferri, per la continua disponibilità dimostrata verso eventi culturali che altrimenti avrebbero scarsa risonanza - e di una colta presentazione ufficiale a Bari presso il prestigioso Circolo Unione, organizzata dal Presidente Tomasicchio con rara maestria, nell’ambito del Festival “Dante, l’immaginario”, ideato e diretto dal Prof. Daniele Maria Pegorari per il 750° anniversario della nascita di Dante.
Tusiani di recente ha pubblicato con Bordighera Press un volume di poesie dal titolo: “A Clarion Call”, una silloge in lingua inglese scritta in questi ultimi anni, da quando, superato l’ictus, è stato continuamente ispirato dall’amata Musa in una nuova, impressionante produzione nelle sue predilette quattro lingue.
Stupisce subito il titolo che, tradotto in italiano, recita: “Uno squillo di tromba”, cosa che la dice lunga sulla originalità dell’autore. Un titolo allegorico? Forse.
Questo libro comprende circa settanta testi poetici dai più svariati contenuti. In ultima di copertina si legge una bellissima poesia scritta in latino: “Vir montanus”, che evidenzia, ancora una volta, il suo grande amore per la terra natia: San Marco in Lamis, nel Gargano, al cui vento tenace dice di assomigliare: “Sum petraeus sicut mons ille, tenax quoque vivo / ut vivit ventus per viva cacumina spirans”.
È di imminente uscita, intanto, con Bompiani, un nuovo lavoro in lingua italiana: “In una casa un’altra casa trovo - Autobiografia di un poeta di due terre”, un libro che certamente non mancherà di calamitare l’attenzione di critici e lettori.
Al mitico poeta Joseph Tusiani tutti gli Amici, che in questi anni non hanno mai mancato di fargli sentire in maniera tangibile affetto e stima, augurano di continuare a produrre opere importanti che possano sviluppare in maniera immensa, smisurata e gigantesca quell’orgoglio già oggi svolazzante dall’America all’Italia, dal Gargano a Manhattan.
Secondo Wilde: “In America tutti corrono, come se dovessero prendere il treno: questa è una condizione che non favorisce la poesia”. Sarà questo il motivo per cui Chi governa le sorti del mondo decise che, nel 1947, Joseph Tusiani dovesse partire, sulle orme di Cristoforo Colombo, per compiere una missione poetica. In questo modo possiamo concludere, con perfetta cognizione di causa, viva l’America, viva l’Italia, viva la Puglia, viva il Gargano e viva il poeta delle due terre e la sua Poesia… Viva.
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