Codice etico e diritti dei bambini in ospedale

di VITTORIO POLITO —  Ci vuole proprio una faccia di bronzo a firmare un codice etico finalizzato a creare un “ospedale a misura di bambino”, senza disporre di un servizio di radioterapia e di un acceleratore lineare per la terapia dei tumori.

È quello che accade nel Policlinico di Bari diretto da Vitangelo Dattoli che ha firmato un codice etico per un “ospedale a misura di bambino”. La cosa strana che in questa trappola è incappato anche il Comune di Bari che con l’assessore Francesca Bottalico ha sottoscritto il “codice”.

Ricordo ai sottoscrittori del “Codice” che “i bambini hanno diritto ad avere sempre la migliore qualità delle cure… Deve essere garantita loro un’assistenza globale… Devono avere accanto a loro in ogni momento i genitori… I bambini hanno diritto ad essere ricoverati in reparti pediatrici – e mai in reparti per adulti – possibilmente aggregati per fasce d’età omogenee… Non deve essere posto un limite all’età dei visitatori… Deve essere assicurata la continuità dell’assistenza pediatrica da parte dell’equipe multidisciplinare ospedaliera 24 ore su 24”.

Nel Policlinico di Bari non esistono reparti specialistici pediatrici e nell’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII”, non vi sono tutte le specialità (tipo neurologia, otorinolaringoiatria, dermatologia, ecc.), al massimo vi sono “servizi”, per cui i diritti dei bambini non possono essere assicurati, se non trasferendo gli stessi da un ospedale all’altro.

Un esempio: se un bambino ha un dolore all’orecchio deve fare il seguente percorso: casa-ospedale Giovani XXIII-policlinico-ospedale Giovanni XXIII-casa. Vi sembra etico tutto questo?

A questo punto il codice etico serve solo a dare il contentino agli utenti, ovvero a farsi pubblicità senza risolvere i problemi. O no?

Ai lettori le ulteriori considerazioni.

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