Julieta: la recensione

di FREDERIC PASCALI — Dopo tanti anni lo sguardo registico di Pedro Almodóvar non smette  d’indagare, di cercare di comprendere quelle che sono le certezze apparenti dell’universo femminile.

In “Julieta” lo fa traendo spunto da tre racconti di Alice Munro contenuti nella raccolta “In fuga”. La sua macchina da presa ancora una volta mette in primo piano delle figure di donne complesse, conflittuali ed eternamente in lotta. Nessuna di esse si rassegna alla sconfitta e affronta il dolore con la forza di chi è consapevole che la speranza va costruita giorno dopo giorno.

Julieta, una professoressa di liceo ormai nel pieno della maturità, è in procinto di lasciare Madrid per trasferirsi in Portogallo insieme con Lorenzo, affermato scrittore e suo compagno del momento. Quando i bagagli sono già pronti, casualmente, per strada incontra Beatriz, una vecchia carissima amica di sua figlia Antia.

La giovane le dice di averla recentemente vista, sposata e con tre figli. Julieta ne è sconvolta, sono 12 anni che non ha più alcun contatto con la figlia avuta da Xoan, il marito pescatore scomparso tragicamente molti anni prima. Le parole di Beatriz riaccendono in lei una speranza inconscia. Annulla la partenza, abbandona Lorenzo e comincia a scrivere una lunga lettera ad Antia dove le confida tutto quello che non le ha mai detto.

Le lacrime non sgorgano mai copiose sui volti dei personaggi messi in scena da Almódovar, ma delimitano il tratto distintivo di un suo cinema che, pur conservando ancora le irrequietezze del passato, preferisce raccogliersi e scavare nel profondo, nel silenzio dell’anima. Ne descrive bene l’enfasi la fotografia di Jean-Claude Larrieu, forte di una cromaticità accesa ma mai eccessiva.
Molto bravi tutti gli attori, in particolare le interpreti femminili con Emma Suárez, “Julieta” e Adriana Ugarte,”Julieta giovane”, padrone della scena. Nel campo maschile merita senz’altro una citazione Dario Grandinetti,“Lorenzo”,attore argentino di grande talento già apprezzato l’anno scorso al fianco di Ricardo Darin in “Storie pazzesche”.

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