Notizie storiche dei principali teatri di Bari: il Teatro Petruzzelli

di ROSA LORUSSO — Dopo il Teatro Piccinni eccovi alcune notizie e vicissitudini del Teatro Petruzzelli. Benché subito dopo l’Unità nazionale Bari contasse appena 50.000 abitanti e fosse già attivo un teatro capace di accogliere 1.500 persone, la città avvertiva la necessità di dotarsi di altri locali per pubblici spettacoli. Fu per questo motivo, e rispondendo alle istanze di larga parte della cittadinanza, che il Consiglio comunale con le delibere del 13 e 16 maggio 1877, decise di assegnare un premio di 12.000 lire ed il suolo necessario, a titolo del tutto gratuito, a qualsiasi impresa disposta a costruire entro il termine di un anno, un politeama conforme al progetto approvato dal Comune. Diverse furono le proposte avanzate, le modifiche di capienza presentate, così come la richiesta di aumentare la somma e la superficie concesse.

Nel frattempo il Comune era stato costretto, visto le richieste, a concedere permessi di occupazione di suolo pubblico di piazza Cavour, ora ad un impresario, ora ad un altro, che improvvisavano dei baracconi per rappresentazioni, dal teatro delle marionette ad un circo equestre.

Poiché la situazione del politeama non si sbloccava, il 31 marzo 1892, il Consiglio propose un nuovo capitolato di appalto in 18 articoli, fissando la somma di 40.000 lire. Pervennero alla Segreteria due istanze, una di Giacomo Sbisà e l’altra di Antonio Petruzzelli, entrambi commercianti. La commissione, preferì il progetto di Petruzzelli, al quale con atto del 9 aprile 1895, fu concesso il piazzale della via Conte di Cavour per far sorgere il politeama. Con deliberazioni successive, fu ribadito che l’esecuzione sarebbe avvenuta secondo il progetto Canedi e la superficie del suolo concesso fu determinato in mq. 3.224. Il teatro si sarebbe chiamato “De Giosa” e si sarebbe trovato in asse con la via Putignani.

Dopo tre anni, Petruzzelli richiese una ulteriore modifica al progetto di costruzione che aveva affidato all’ing. Angelo Messeni. Il teatro avrebbe portato il cognome di famiglia, e avrebbe avuto una capienza di 3.000 posti e l’occupazione di suolo pari a una superficie di mq. 4.656,14. Il termine per il completamento fu fissato in tre anni e mezzo dalla data di approvazione tutoria della delibera.

A causa della grave crisi che imperversava nel Paese, i lavori continuavano ad essere rinviati, ma a seguito dei disordini cittadini, le autorità, per alleviare la miseria e dare lavoro alla povera gente, fecero iniziare contemporaneamente i lavori del porto e del teatro.

Dopo 5 anni di assiduo lavoro, il 14 febbraio 1903, con la rappresentazione “Gli Ugonotti” di G. Meyerbeer, il teatro fu finalmente inaugurato.

Si apprende dalle pubblicazioni del tempo che «I lavori di legname sono stati eseguiti tutti nelle officine di Bari. I lavori importantissimi di pittura che decorano la volta del teatro ed il soffitto del vestibolo interno del teatro sono opera del valente pittore Cav. Raffaele Armenise; dello stesso autore è il magnifico telone rappresentante l’entrata di Orseolo in Bari nel 1002.

Lo scultore Cav. Pasquale Duretti ha eseguito le quattro statue del vestibolo, il gruppo allegorico sul fastigio della facciata e quello dell’arco scenico. I lavori d’intaglio e decorazione dei palchi, dell’arco scenico e del vestibolo sono stati eseguiti dal sig. Gaetano Granieri e Sebastiano Barbone egregi artisti baresi. Le dorature del bravo artefice Emanuele Bonante. La cupola in ferro è stata eseguita dall’officina nazionale di Savigliano. La sala si può dire riuscita perfetta tanto nella parte estetica delle decorazioni, che nella visibilità e nell’acustica. La platea ha forma perfetta di ferro di cavallo, contiene n. 440 posti numerati in 15 file parallele all’arco della ribalta. Ci sono quattro ordini di palchi oltre due gallerie superiori. In totale tutta la sala è capace di contenere 3.200 spettatori».

A distanza di 88 anni, all’alba del 27 ottobre 1991, un rogo distrusse il teatro, mandando in fumo il lavoro ed i sacrifici e i sogni di più generazioni. Questo stupendo tempio dell’arte caro ai baresi come il loro Santo, che ha visto calcare le scene da artisti di livello nazionale ed internazionale, nella sua programmazione ha seguito la trasformazione anche delle mode nei decenni, dove il pubblico prima in tuba e crinoline, e poi in jeans, ha sempre applaudito gli artisti ospitati. Questo importante simbolo cittadino ha dovuto aspettare quasi un ventennio per risorgere a nuova vita.

Si riportano in sintesi, interessantissimi documenti redatti ormai in tempi lontani, in occasione della stipula del contratto di cessione del suolo come si legge in atti del 29 gennaio 1896.

All’Art.1 - si legge «… Il Comune di Bari cede gratuitamente un suolo… per impiantarsi un Politeama secondo il progetto… accorda la esenzione del dazio consumo soltanto sui materiali occorrenti alla costruzione dello stabile…

Art.2  - … “Oltre al suolo gratuito sopraindicato, alla restituzione del dazio di cui nel precedente articolo ed all’uso del progetto, il Municipio non dovrà altro corrispondere sotto qualsiasi titolo, sia per la costruzione, sia per totali o particolari restauri e rifacimento, sia per l’esercizio, restando il concessionario sig. Petruzzelli proprietario esclusivo dell’opera suddetta e quindi a suo carico esclusivo ogni e qualsiasi relativa spesa ed ogni tributo governativo imposto o da imporsi…

Art. 3 - Il Municipio si obbliga fin da ora di non gravare per l’avvenire il detto Politeama di qualsiasi imposta esclusivamente comunale, sebbene fosse a ciò autorizzato da legge speciale…

Art. 5 - In caso di abbandono dell’edificio il Comune avrà diritto a farlo suo, o di rivenderlo all’asta pubblica… Nel caso che l’edificio crollasse per terremoto, per incendio o per qualsiasi altra causa, il concessionario ed i suoi aventi causa avranno diritto di rimettere il Politeama nello stato primitivo, purché i lavori siano intrapresi fra un anno e siano completati fra tre a contare dal giorno in cui il crollamento sia avvenuto; oppure avranno il dovere di sgombrare il suolo dai materiali e restituirlo libero al Comune fra un anno a contare dal sopra indicato termine.

Art.7 - … Il concessionario assume l’obbligo di illuminare il Politeama a luce elettrica…

Art.13 - Il concessionario si obbliga di eseguire tutti i lavori di riparazioni, manutenzione ed altro… per conservare la decenza e la sicurezza dell’edificio… in mancanza il Comune potrà fare eseguire nelle forme amministrative i lavori in danno, trascorsi 3 mesi dalla costruzione in mora.

Art.15 - Il Comune assume l’obbligo di non concedere suoli comunali per la costruzione di altri Politeami definitivi o provvisori… siffatto divieto è limitato a 20 anni a contare dal giorno dell’inaugurazione…».

Infinite le udienze ed i processi per stabilire la dolosità o l’incidente, la competenza della ricostruzione, l’onere e l’onore dei lavori, le infinite dispute fra gli eredi della famiglia Petruzzelli ed il Comune.

Nel 2009 il suo sipario si è riaperto e le note hanno finalmente ritrovato casa, il pubblico ha potuto riprendere posto in un teatro, privo delle decorazioni della cupola, ma certamente a norma con tutte le vigenti disposizioni sulla sicurezza. La polvere e quella sensazione di “antico” forse non ci sono più ma il Teatro c’è. Si può essere d’accordo o meno sul tipo di intervento di ripristino che è stato effettuato, però il Teatro è ridiventato realtà.

In passato, come nel presente, la crisi economica continua a mietere vittime, ma se nel passato le istituzioni si prodigavano per la realizzazione di opere di pubblico interesse, oggi le Fondazioni sono sempre più in crisi. E le beghe, anche legali, ad oggi, non sono ancora finite.

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