Puglia, diminuiscono ricorsi pendenti nelle commissioni tributarie provinciali

BARI – Diminuiscono i ricorsi pendenti nelle commissioni tributarie provinciali della Puglia, ma aumentano nella commissione regionale. E’ quanto emerge dalla quarta indagine sul contenzioso tributario, realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.

In particolare, nella commissione provinciale di Bari risultano ancora pendenti 4.987 ricorsi, in quella di Brindisi 1.032, in quella di Foggia 6.025, in quella di Lecce 5.923 e in quella di Taranto 2.976. Per un totale di 20.943 istanze. Guardando all’ente impositore, ben 10.613 contestazioni (pari al 50,7 per cento) riguardano l’Agenzia delle entrate, 1.240 (pari al 5,9 per cento) quelle presentate contro l’Agenzia del territorio, 375 (pari all’1,8 per cento) contro l’Agenzia delle dogane e monopoli, 2.504 (pari al 12 per cento) contro Equitalia, 4.398 (pari al 21 per cento) contro enti locali e 1.813 (pari all’8,7 per cento) contro altri enti.

Nel corso del 2015, nelle commissioni provinciali della Puglia, sono stati definiti 16.760 ricorsi. Le istanze dei contribuenti sono state accolte nel 36,5 per cento dei casi (6.120 sentenze). Nel 40 per cento dei casi (6.702 controversie), l’esito è stato favorevole all’ufficio. Un giudizio intermedio è stato emesso per 1.948 ricorsi (pari al 11,6 per cento). Irrilevanti le conciliazioni e gli «altri esiti», come il condono.

A Bari occorrono 468 giorni per definire un ricorso. A Brindisi ce ne vogliono più di 536, a Foggia 1.088, a Lecce 955 e a Taranto 731. Un ricorso, infatti, può essere discusso in una o più udienze.

Riguardo al contenzioso in commissione tributaria regionale, i ricorsi pendenti sono 17.253. Nel corso del 2015 ne sono pervenuti 7.433 e ne sono stati definiti 3.118, cioè 4.315 pratiche in più in attesa di sentenza.

«L’elaborazione del nostro centro studi – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ben rappresenta l’elevato tasso di conflittualità che connota la materia tributaria nel nostro Paese e nella nostra regione.

Colpisce, in particolare, il dato relativo agli esiti dei ricorsi, quasi equamente ripartiti tra favorevoli ai contribuenti e favorevoli agli uffici. Ciò a sottolineare un problema che permea tuto il nostro sistema giudiziario, ossia quello dell’incertezza del diritto e della sua applicazione. La normativa fiscale, in particolare, si presenta confusa, stratificata, estremamente complessa da interpretare sia per i contribuenti che per chi cura gli accertamenti. Molto spesso gli errori vengono commessi in buona fede, ma far valere le proprie ragioni porta via tempo e denaro, probabilmente più denaro di quello che si riesce a recuperare in caso di vittoria e questo è un problema molto sentito dagli artigiani e dai piccoli imprenditori.

È più che mai necessario – conclude Sgherza – non solo procedere alla riduzione della pressione fiscale, ma anche ricalibrare il sistema legislativo  italiano nell’ottica della semplificazione e della comprensibilità. Solo con leggi a misura d’impresa e di cittadino i contribuenti potranno cessare di considerare il fisco come una minaccia da cui doversi difendere». 

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