“Organici dimezzati”: così si contrasta la criminalità in Salento

di FRANNCESCO GRECO. LECCE - Della serie: le nozze coi fichi secchi. O, se si preferisce, l'aneddotica delle fotocopiatrici senza carta e le gazzelle a secco. Mentre le mafie delocalizzano, lavorano sul deep web, giocano in Borsa, come si combatte la criminalità organizzata nel sud Salento, dove, a dire degli inquirenti, la quarta mafia sta rialzando la cresta? Con gli organici di CC e PS ridotti all'osso. “In giro – protestano i cittadini - vediamo poche forze dell'ordine...”. Ombre borgesiane, spettri alla Allan Poe. Un copyright da esportazione.

Intanto, colto il “segnale”, la malavita dilaga: furti nelle case, “spaccate” quotidiane, auto rubate, rapine nei centri commerciali, negli uffici postali, negozi che si ribellano al pizzo incendiati, micro e macro criminalità in aumento, ecc.

E' emergenza tutto l'anno, ma d'estate tutto si moltiplica maledettamente. Le spiagge scoppiano. Santa Maria Leuca va da 800 a 80mila persone, Gallipoli (città della movida europea) da 20mila a 180mila. Stessi numeri, più o meno, per Torre Vado, Torre San Giovanni, ecc. Non c'è bisogno di un master a West Point, di un software sofisticato o i data scientist: i flussi pongono ex abrupto le questioni della sicurezza e dell'ordine pubblico all'ennesima potenza.

Cittadini, imprenditori, società civile si aspetterebbero più attenzione da parte della politica aulica, rapita dai massimi sistemi, magari un incremento degli organici sul territorio. E invece tenenze e stazioni CC e Commissariati PS sono ai minimi. I Commissariati di PS di Taurisano, che compete territorialmente sullo sconfinato Capo di Leuca, e di Gallipoli (Lecce), che oltre alla “città bella” ha giurisdizione su un vasto hinterland molto vivace, sono stati “spogliati”, il turn-over bloccato: chi è andato in pensione non è stato rimpiazzato. Sacrifici agli déi più volgari del nostro tempo: spending review e patti di stabilità.

Non è una novità nel Mezzogiorno d'Italia dove grandi estensioni di territorio sono abbandonate a se stesse e la presenza dello Stato è metafisica. E siccome il vuoto non esiste, la criminalità occupa gli spazi (“Siamo comandati da questa gente” sintetizza l'anziano di Valenzano).

Degrada la socialità, devasta l'economia, porta depressione: chi investe dove appena apri la partita Iva e tiri su la saracinesca arriva il “protettore”e poi l'esattore del “pizzo” tanica in mano?

E' tragica prassi in alcune zone di Calabria, Sicilia, Campania. E lo è anche nel Salento civile e non omertoso per dna, dove una generazione di magistrati coraggiosi e competenti (si pensi a Cataldo Motta, ma è uno dei tanti) hanno contrastato sino a formattarla l'avanzata della criminalità, impedendone il radicamento nel territorio e nella coscienza popolare. Ora forse c'è stato un black-out?
Dopo le sollecitazioni, nel 2014, dell'allora prefetto di Lecce Giuliana Perrotta, il vice-ministro Filippo Bubbico fece sapere che avrebbe inviato “un supporto operativo ai reparti operativi delle forze dell'ordine della Provincia di Lecce”. Se è avvenuto, i cittadini non se ne sono accorti. Tanto che il deputato Rocco Palese (Misto-Conservatori e Riformisti), in un italiano abborracciato (ma il suo cruccio è l'inglese, lo parla peggio di Renzi) ha presentato due interrogazioni: marzo 2015, luglio 2016.

Siamo adulti e vaccinati, oltre che disincantati per aver fatto tre anni di militare a Cuneo: sappiamo che l'80% delle interrogazioni è carta straccia, voci senza eco, non va mai in agenda, restano inevase, nel deserto dei Tartari. E' il mood della politica italiettana. Gli on. le fanno giusto per mostrare al territorio che non rubano il salario e i benefit. E' la civiltà che ci siamo dati, che coincide con la barbarie. E infatti non hanno provocato un sussurro, una replica ciclostilata. Come dire: a Roma Palese non conta niente, è un Carneade, e la terra dove si fa votare con la “nomination” di Berlusconi anche meno: alla Metternich, mera espressione geografica.
Al Sud non siamo ancora cittadini, ci siamo ridotti a sudditi, costretti a bere la cicuta dei politici - i meridionali sono più raffinati nel servirtela - per l'ennesima volta dall'unità d'Italia a oggi. E così Hobbes è attuale “Homo omini lupus”.

Alfano (Ap) siciliano dop e il suo vice Bubbico (Pd), lucano amaro, nelle visite a Lecce avevano fatto intravedere un adeguamento degli organici, PS e CC si erano illusi. Peggio per loro.

Background: 14 maggio 2015, Bubbico (che già aveva promesso “supporti” alla signora Perrotta) è in Salento, spinge la campagna elettorale di Ernesto Abaterusso, candidato alla Regione Puglia in vece del figlio, “impresentabile”, indagato. Con toni messianici, il padre si dice attento al “tema della sicurezza”, promette, udite! udite! “contrasto ai fenomeni criminali”. Non ci crede nessuno, manco lui, solo qualche cronista embedded, da riporto, ma sono quelle parole tonitruanti (Montanelli dixit) che si buttano là per fare scena e rapinare il voto degli illusi rimasti.

Per Abaterusso le ultime parole famose: appena giunto a via Capruzzi il Tribunale di Lecce lo condanna in primo grado per truffa all'Inps: il politico è anche imprenditore del calzaturificio “Vereto”.

28 maggio 2016, passerella all'ombra di Sant'Oronzo dello stesso Alfano. Ancora belle parole: come direbbe Rispoli, più le mandi giù, più ti tirano su. Accademiche, antidepressive: parla di “Patto per Gallipoli”, di “sicurezza integrata”, vola alto con le “linee strategiche per il controllo coordinato del territorio”. Nemmeno Pino Arlacchi aveva mai osato tanto nel paese del qui lo dico e qui lo nego. In stand-bye per il Nobel. Standing ovation assicurata dalla claque.

Viene in mente lo scrittore dell'Est Elias Canetti: “Noi parliamo e le parole ci passano oltre...”. O, più terra terra, Alberto Lupo che sussurrava dolci promesse all'orecchio sensuale di Mina che, avendo vissuto abbastanza, di uomini chiacchieroni ne aveva visti tanti, e infatti replicava: “Parole, parole”. Per la storia: lo stesso refrain è stato di recente ripreso da papa Francesco.
Ma, passata la festa, gabbato lo santo: alle parole non seguono mai i fatti: invece dell'incremento degli organici, come una mente non corrotta dalla demagogia penserebbe, altro esempio di range fra parole e fatti: ancora cicuta. Che provoca la rabbia dei cittadini in balia della criminalità che li bracca dentro le loro case.

Immaginiamo i boss a Ferragosto nelle loro dimore kitch stappare le bollicine, incendiare il cielo coi fuochi. Magari proprio mentre il Ministro dell'Interno si faceva bello con altre parole di miele (“Gli investimenti in sicurezza crescono, i reati calano...”) riportate da cronisti diligenti, domestici – malapolitica e informazione taroccata giocano di sponda – che non gli ricordano quelle dette poche settimane fa, obliate in fretta.

Nelle ultime ore comunque giunge l'eco di concorsi in itinere quando ormai, come avvertono i Righeira “L'estate sta finendo”: è come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Sicurezza all'italiana. Ahi, serva Italia di dolore ostello...

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto