Renzi si dimette, "si può votare dopo Consulta o governo di tutti"

(ANSA)
ROMA - Il premier Matteo Renzi ha lasciato il Palazzo del Quirinale dopo un colloquio di quasi tre quarti d'ora con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Renzi è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni al presidente Mattarella poco dopo la direzione del Pd. Il presidente Mattarella le ha accettate con riserva. Da domani alle 18 prenderanno il via le consultazioni.

 "Siamo il partito - ha detto nel discorso di fronte al partito - di maggioranza relativa. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi" di governo "nelle modalità che individuerà". Sono le parole di Matteo Renzi alla direzione Pd. "Un passaggio interno" di riflessione sul risultato del referendum "sarà molto duro nella chiarezza che deve contraddistinguere il Partito democratico, ma dovrà arrivare dopo la crisi di governo che si dovrà aprire adesso".

"Propongo - ha detto Renzi facendo intuire che lui non farà parte della delegazione - che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente" Matteo Orfini "e dai due capigruppo" Ettore Rosato e Luigi Zanda. "Propongo che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità", aggiunge.

"Noi - ha detto Renzi in un altro passaggio - non abbiamo paura di niente e nessuno, se gli altri vogliono andare a votare, dopo la sentenza della Consulta, lo dicano perché qui si tratta tutti di assumersi la responsabilità. Il Pd non ha paura della democrazia e dei voti".

Intanto il governo ha ottenuto la fiducia sulla legge di bilancio al Senato. La manovra è legge e alle 19 Matteo Renzi ha annunciato che andrà al Colle a rassegnare le dimissioni.

EMILIANO, DIREZIONE PD? SENZA PAROLE - "Come volevasi dimostrare non è stato dato alcuno spazio al dibattito durante la Direzione Nazionale che é durata pochi minuti e che é servita solo a creare la scena di una dichiarazione prevedibile e priva di volontà di dibattito politico. Convocare centinaia di persone da tutta l'Italia per confezionare una scena del genere è una mortificazione della democrazia interna e della dignità del partito. Sono senza parole". Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano commentando la Direzione del Pd.

SENATO APPROVA L.BILANCIO - Il Senato ha approvato tutta la legge di Bilancio con 166 sì, 70 no e 1 astenuto. La manovra è dunque legge. L'attesa per la Direzione del Pd delle 17.30, che tuttavia dovrebbe limitarsi ad ascoltare l'intervento di Renzi e rinviare la resa dei conti interna ad un altro momento. La difesa della Corte Costituzionale che, in una nota, spiega che l'udienza sull'Italicum non poteva essere convocata prima del 24 gennaio senza 'privare le parti dei termini dei quali dispongono per legge, allo scopo di costituirsi in giudizio e presentare memorie'. Sono i tre eventi principali del terzo giorno della crisi di governo, aperta di fatto dalla vittoria del No al referendum e dall'annuncio di Renzi sulle dimissioni del governo.

Il ministro per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi in Aula al Senato ha posto la questione di fiducia alla manovra di Bilancio. "A nome del governo, - ha detto - e autorizzata dal consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti articolo 1" del ddl sulla legge di bilancio "nel testo identico a quello approvato dalla Camera". In sottofondo mormorii dall'Assemblea. Il ministro ha lasciato subito dopo l'Aula.

di NICOLA ZUCCARO - "Inconcepibile voto senza riforma elettorale". La ferma posizione assunta da Sergio Mattarella indica più di qualsiasi dibattito scaturito all'indomani dell'esito referendario il percorso da seguire, a partire da giovedì 8 dicembre, la data nella quale il Capo dello Stato avvierà le consultazioni nel corso delle quali dovrà essere indicata dagli esponenti dei partiti una personalità a cui poter affidare l'incarico per la formazione di un nuovo Esecutivo e, soprattutto, con quale funzione.

In vista di questa maratona consultativa sembra prendere sempre più piede l'ipotesi di un Governo istituzionale, presieduto da una figura di elevato profilo e con il compito di scrivere quella nuova Legge elettorale che consenta, entro il 2018, il ritorno alle urne per l'elezione del nuovo Parlamento. E all'indomani della nota diffusa dalla Corte Costituzionale che ha annunciato per il 24 gennaio il proprio pronunciamento sul ritocco dell'Italicum, questa tipologia di Governo, originariamente definito di "scopo", acquisirebbe maggiore consistenza, poichè opererà al tempo stesso in linea con l'agenda dettata dalla Consulta e con i tempi tecnici richiesti per la Riforma elettorale. A presiedere il Consiglio dei Ministri incaricato per scrivere la nuova legge, potrebbe essere l'attuale Presidente del Senato Pietro Grasso.

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