ESCLUSIVO. I tre giorni di Renato Zero al PalaFlorio di Bari: i graffi, la rabbia e le emozioni della penultima tappa dell’Alt tour

dai NOSTRI INVIATI NICOLA RICCHITELLI E ROSALBA PARADISO – Tre giorni, quasi tre ore di concerto e più di trenta canzoni interpretate, nel mezzo il Renato di ultima generazione lasciando poco spazio ai grandi successi – pochi a dire il vero, resistono “Il Cielo”, e “Mi vendo” su tutti - che hanno fatto di Fiacchini uno dei più grandi artisti della storia della musica italiana. C’è tanto da raccontare dei tre giorni di questa tappa barese dell’”Alt tour”, penultima tappa di questo viaggio – per Renato si tratta della trentesima tournée - avuto inizio a Bologna lo scorso 24 Novembre, dopo aver toccato le maggiori città italiane, vedrà il suo culmine nella serata di oggi ad Acireale.

Si parte con “Niente trucco stasera”, per poi passare ai brani dell’ultimo album “Alt”, si va da “Il cielo è degli angeli”, passando per “Questo misero show” e quindi “Il tuo sorriso”, “Perché non mi porti con me”,   “Gesù” – brano lodato dall’Osservatore Romano di cui ne ha pubblicato una esegesi testuale e teologica, “Chiedi”, “Rivoluzione”.

Meno romantico di un tempo ma più graffiante, quasi arrabbiato. Durante il concerto non mancano riferimenti ai giorni tristi e difficili che stiamo vivendo: «Ci vuole molta forza, molta caparbietà per riuscire a mantenersi salvi su questo pianeta, ormai se ne vedono di tutti i colori. Cantieri bloccati per colpa di qualcuno che con le mani lunghe durante questi governi ha fatto man bassa… però hanno sistemato i loro figli, le loro famiglie sono al sicuro in Svizzera, vanno al Sestriere a sciare, quando si muore in Abruzzo loro invece sono protetti. Bisogna mantenerli saldi questi nervi e fare il modo di non perdere mai la pazienza e soprattutto il senso che ci vede popolare e abitare questo pianeta, facendo in modo che sia sempre con rispetto e dignità verso di noi e verso gli altri, soprattutto verso gli altri».

Sa anche arrabbiarsi Renato, e lo fa quando ad un ad un certo punto della serata prova a ricordare i morti dell’Abruzzo, dalla platea arriva un “bravo Renato” di troppo, e sicuramente poco gradito forse con il momento che si stava creando, si crea quasi una frattura con il pubblico: «…non ci si ferma neanche dinanzi alla morte, siete qui solo per divertirvi? Oppure perché a sessantasei anni pensiate abbia qualcosa da insegnarvi?...Amici dell’Abruzzo vi amo…», con questa freddura Renato gela pubblico e forse anche un po’ la serata, si prosegue sulle note di brani del Renato dei nostri giorni, si va da Figli della guerra a Felici e perdenti, Il maestro, La lista, Mentre aspetto il tuo ritorno, Voyeur, Cercami, A braccia aperte, Inventi.

La pace con i suoi sorcini arriva nella seconda parte della serata, dopo quel minuto di rumoroso silenzio chiesto dallo stesso Renato, qui il PalaFlorio tutto non delude ed il pubblico in piedi rende omaggio alle vittime dell’Abruzzo.

Poi per una canzone – “Amico” per l’appunto – è lo stesso pubblico a prendere il microfono e a cantare per intero uno dei più grandi successi dell’artista romano, con lui Renato, sorridente e sornione a svestire per alcuni i minuti i panni del cantante facendosi lui fan e spettatore.  

Piacevole cornice quella dei Neri per Caso che stanno accompagnando Renato in questo tour, prezioso il loro apporto artistico nella rivisitazione di alcuni brani dello svariato repertorio di Renato, su tutti un must quale “Mi vendo”.

Ad accompagnare Renato Zero, l’inossidabile maestro Renato Serio che ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Franciacorta.

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