Taranto e le sue leggende

di MARIO CONTINO - Taranto è purtroppo oggi nota soprattutto per le cronache sull'inquinamento, ben altre glorie dovrebbero essere riservate ad una delle città più belle ed antiche d'Italia. Molte sono le leggende ad essa legata e di seguito narreremo due di esse, molto interessanti.

La leggenda di Taras

Taras era figlio della ninfa Satyria e di Nettuno, Dio del mare. Si narra fosse a capo di una flotta che sbarcò alla foce di un fiume che successivamente prese il suo nome. Sbarcato proprio sulle rive del fiume, Taras cominciò a fare sacrifici animali in onore di Nettuno, per ringraziarlo per la clemenza dei mari durante il suo viaggio.

Proprio durante un sacrificio, nel quale gli animali venivano barbaramente sventrati e le loro interiora bruciate su grandi falò, l'eroe vide saltare un delfino nelle acque del fiume.

Questa visione fu interpretata come il segno del favore di Nettuno e convinse Taras a fondare lì la Città che oggi tutti conosciamo, inizialmente chiamata “Saturo”, probabilmente per omaggiare la madre Satyria o la moglie Satureia.

La leggenda vorrebbe che Taras sia scomparso improvvisamente nelle acque del fiume durante un sacrificio animale, non facendo mai più ritorno, neanche il suo corpo fu mai ritrovato. Gli abitanti interpretarono la tragedia come un segno divino, credettero che Nettuno accolse il figlio presso la sua corte come un grande eroe.

Da quel momento fu eretto un tempio in suo onore e venerato come una divinità. Sulle antiche monete di Taranto è raffigurato Taras a cavallo di un delfino che impugna nella mano sinistra un tridente, simbolo del Dio Nettuno, mentre nella mano destra un vaso da sacrificio in ricordo degli antichi rituali in onore dello stesso Dio.

Taras e il suo delfino sono oggi rappresentati nello stemma civico della città, riconosciuto legalmente il 20 dicembre 1935 da un decreto reale:

La leggenda di Arione di Metimna

Arione di Metimna (noto anche come Arione di Lesbo) è solitamente considerato una figura mitologica in quanto è principalmente noto per la leggenda secondo la quale venne salvato da un delfino.

Arione era il prediletto di Periandro, tiranno di Corinto, e riuscì a convincere il sovrano a lasciarlo andare di città in città per mostrare a tutti la sua arte.

Secondo Erodoto, Arione arrivò fino in Sicilia, dove si arricchì grazie alla sua arte. Nel suo viaggio di ritorno da Taranto, viaggi in cui l'uomo trasportava le ricchezze accumulate, i marinai avevano complottato di ucciderlo e derubarlo.

Dopo essere stato accerchiato, i farabutti decisero di dare ad Arione la possibilità di scegliere le modalità della sua morte, essere gettato in mare o ammazzato sulla terra ferma ricevendo una degna sepoltura.

Egli chiese di poter cantare per l'ultima volta, prima di essere ucciso (alcune versioni citano l'ordine di un suicidio e non un omicidio commesso dai marinai in prima persona).

Suonando divinamente la sua cetra, Arione cantò una lode ad Apollo e la sua canzone attirò vari delfini attorno alla nave.

Appena finito di cantare, l'uomo si gettò in mare ed uno dei delfini lo salvò caricandolo sul dorso, portandolo in salvo presso il santuario di Poseidone a Capo Tenaro.

Giunto a terra Arione dimenticò di spingere in mare il delfino, che morì in quello stesso luogo, si diresse allora verso Corinto e narrò le sue vicende a Periandro che ordinò che il delfino fosse sepolto e fosse innalzato un monumento funebre in suo onore.

Qualche giorno più tardi, presso Corinto, giunse anche la nave sulla quale Arione era stato trasportato e condannato a morte.  Periandro ordinò che i marinai fossero portati al suo cospetto e chiese loro informazioni riguardo ad Arione.

Essi, ignari del mitico salvataggio dell'uomo, dissero che era morto ed era stato da loro sepolto. A costoro il Re rispose: «Domani giurerete davanti al monumento del delfino!» e ordinò che fossero tenuti in prigione fino a quel momento.

Chiese poi ad Arione di nascondersi dentro il sepolcro vestendosi nello stesso modo con cui si era gettato in mare.

Il giorno dopo il Re li fece condurre al sepolcro del delfino e li fece giurare che Arione fosse morto, a questo punto Arione uscì dal sepolcro, ed essi, non sapendo grazie a quale Dio si fosse salvato, si pietrificarono dal terrore, temendo forse più l'ira di Periadro. Il re ordinò che fossero crocifissi in quello stesso luogo.

Secondo molte leggende, vista la bravura Di Arione nella citarodia, il Dio Apollo lo trasportò fra le stelle insieme al delfino, dove divennero due costellazioni: la costellazione della Lira e la costellazione del Delfino.

Leggende straordinarie e degne di essere sempre menzionate.

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