Gambling: la proposta del governo che nasconde la testa sotto la sabbia


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BARI - Il 3 agosto il sottosegretario all'Economia con delega ai Giochi, Pier Paolo Baretta ha presentato alla “Conferenza Unificata Stato, Regioni, Enti Locali” l'ultima versione della proposta del Governo per il riordino del settore giochi. Questa proposta, però ha portato numerose critiche. Tutto lascia pensare che, quando il prossimo 7 settembre, la bozza verrà riproposta, saranno in molti a tirarsi indietro. Va detto che, per dar corso alla delega, è necessaria l'unanimità dei consensi da parte degli Enti Locali. Peccato che molti di essi siano già sul piede di guerra.

Il riordino del settore Giochi proposto dal Governo pare avere numerose lacune e, per questo motivo, non trova l'appoggio degli Enti Locali. Ciò che particolarmente non va giù è la tesi di fondo del progetto: questi, infatti, si basa principalmente sulla riduzione delle New slot e delle sale da gioco, senza prevedere un vero piano di contrasto al fenomeno.

Il progetto ha due lacune evidenti. La prima è a livello di collocazione delle sale da gioco. Il testo, infatti, parla specificatamente di “criteri che, tenendo anche conto della ubicazione degli investimenti esistenti, consentano una equilibrata distribuzione nel territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l'offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata”. Come si può vedere non vi è il minimo accenno a “distanziometri” e “zone sensibili”, ma anzi si preoccupa di non lasciare intere aree prive di offerte ludiche. Una beffa per le Associazioni.
La seconda lacuna del testo è relativa alla totale mancanza di accenno al fenomeno del gambling online. In un'epoca in cui la rete domina gli stili di vita degli italiani, ignorare la diffusione del gioco d'azzardo su Internet è un atto di miopia. Insomma: la proposta del governo non migliorerà di molto la situazione perché non è con la riduzione dell'offerta sul territorio che si può pensare di contrastare il GAP.

In Italia, attualmente, sono stati individuati 900.000 ludopatici. I dati sono al ribasso perché, nel nostro Paese, non esiste una banca dati di questa patologia e, molte persone che ne soffrono, faticano a farsi avanti. I dati di raccolta del settore gambling parlano, però, da sé. Solo nel 2016 sono stati spesi 95 miliardi di euro, con una crescita del 7%. Il settore del gioco d'azzardo rappresenta il 4.4% del Pil italiano. Se ci si confronta con il 2008, si può notare come, rispetto a quel periodo, la spesa è praticamente raddoppiata. Le stime attuali dicono che il 54,4% degli italiani, quasi 30 milioni, si concede ogni anno almeno una volta il gusto dell’azzardo legale.

Non sono solo le slot o le Vlt a fare la voce grossa. Anche il superenalotto è tornato in voga, grazie alla possibilità di vincere con il 2 e ai premi raddoppiati., mentre il settore delle scommesse è stato trainato dal boom di internet.

Per capire come il gioco d'azzardo abbia monopolizzato la vita degli italiani basta elencare i dati del comune di Dello, in provincia di Brescia. In questo piccolo Comune di 5.625 abitanti, nel 2015 risulta una spesa in azzardo di 5 milioni e 971 mila euro, ovvero 1.043,88 euro per abitante.

Risulta sempre più evidente la necessità di una vera e propria legislazione nazionale che faccia chiarezza una volta per tutte su un fenomeno che rischia di creare una vera e propria emergenza nazionale.

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