La recensione: Baby Driver - il genio della fuga

di FREDERIC PASCALI - Il motore romba, le ruote sgommano e la musica si sincronizza a palla. Non è la descrizione di un’opera futurista di Giacomo Balla bensì l’inizio dell’ultimo lavoro cinematografico diretto da Edgar Write. Una pellicola che tende a rifuggire i confini di etichette preconcette e modella l’action movie in un comparto narrativo che ondeggia tra il dramedy, il noir e il film musicale. Ne scaturisce una specie di unicum che con i giusti intrecci e una sceneggiatura, dello stesso Write, ispirata da un videoclip dei Mint Royale (“Blue Song”, 2003) da lui diretto, funziona decisamente bene correndo all’ultimo respiro ma rivendicando un finale diverso da quello celeberrimo ideato dal duo Godard – Truffaut, con le carte da noir che si mescolano con quelle dolci della commedia.

La storia è un concentrato di adrenalina a quattro ruote che ha il pregio di non rubare la scena ai protagonisti basculando tra l’abilità al volante di Baby, un giovane ladro dall’animo sensibile trovatosi suo malgrado a lavorare per un boss della malavita, Doc, e l’incantevole figura femminile di Deborah, la cameriera che sogna una vita on the road con la musica e il suo uomo.

Insieme provano la fuga dal presente per raggiungere un futuro diverso, un riscatto fatto di amore, semplicità e talento ma per riuscirci devono superare la violenza degli uomini,le pallottole,l’odore della morte e il tempo della redenzione.

Ansel Elgort, “Baby”, e Lily James, “Deborah”, rappresentano senza dubbio una parte non trascurabile del successo della pellicola di Edgar Wright con il loro accattivante mix pop teen che ben si amalgama con il “gruppo” dei cattivi capeggiati da un grande Kevin Spacey, “Doc”, e da Jamie Foxx, “Bats”. Li avvolge una fotografia, curata da Bill Pope, che a tratti evoca atmosfere dai contorni cari alle storie dei supereroi della Marvel con il racconto che sfiora le paludi del grottesco ma non perde mai l’equilibrio sostenuto dalle musiche di Steven Price e da una colonna sonora che non ammette prigionieri. 

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