Loro 1: la recensione

di FREDERIC PASCALI - Il probabile e l’improbabile si sfiorano, si toccano, si mescolano e finiscono per coincidere in una realtà che riempie un dietro le quinte già ricolmo di maschere e comparse, pronte a sgomitare e a farsi largo in una sorta di limbo dove l’impossibile sembra possibile, fino all’approdo al palcoscenico dove “Lui” è l’unico incontrastato protagonista.

L’atteso ritorno alla regia di Paolo Sorrentino si concretizza in una storia che fa da anfitrione alla figura di un Silvio Berlusconi settantenne alle prese con il rapporto sfilacciato con la moglie Veronica, mentre sullo sfondo si agitano e vivono i numerosi figuranti che ne circondano le seconde e le terze schiere di fedelissimi.

“Loro 1”,  prima tranche di un film distribuito in Italia in due parti, poggia su di un lungo prologo costruito sulla figura di Sergio Morra, un giovane piccolo imprenditore tarantino senza scrupoli che, insieme alla moglie Tamara, è alla ricerca del salto di qualità per abbandonare la sua realtà di provincia e puntare tutto sul tavolo romano, raggiungere l’inarrivabile: “Lui”, Silvio Berlusconi.

Sceneggiata da Sorrentino stesso insieme al fedele Umberto Contarello, la struttura narrativa di “Loro 1” sembra muoversi sulla falsariga di un racconto a metà tra fiaba e favola. Senza voler esplicitare una morale, lasciandola decantare nella trama degli eventi, vi è una componente magica che muove e avviluppa tutti i personaggi che appaiono costantemente al di sopra delle righe, imprigionati in dei corpi dove l’umanità ha lasciato spazio all’ Es freudiano, libero di gestire ogni rapporto unicamente nel recinto “bestiale” delle pulsioni erotiche. In questo contesto non manca, come ne “La Grande Bellezza”, la presenza di animali umanizzati in una dimensione surreale.

La pecora che guarda il quiz di Mike, in un loop lynchiano su di un televisore di villa Certosa, ne è un esempio lampante che fa da proscenio alla presenza del Silvio Berlusconi magistralmente incarnato da Tony Servillo. È il padrone del castello in cui tutti vogliono entrare, dove il tempo sembra scorrere senza alcuna frenesia, irreggimentato nelle letture della moglie Veronica o in una giostra che lentamente riprende il lembo di un passato destinato a diventare solitudine. Detto della bella fotografia alternata di Luca Bigazzi, toni caldi e vischiosi per “Loro” e nitidezza algida per “Lui”, un plauso speciale meritano le prove interpretative di Riccardo Scamarcio, “Sergio Morra”, e Fabrizio Bentivoglio, “Santino Recchia”.

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