I Castelli di Gallipoli e Ginosa tra i venti finalisti del concorso Eco-Tourism Prize 18

BARI – I progetti di restauro architettonico dedicati ai castelli di Gallipoli e Ginosa figurano tra i venti finalisti di Acaya (Lecce) del concorso Eco-Tourism PRIZE 18.

L’iniziativa riservata a giovani professionisti architetti, ingegneri e designer con non più di 40 anni di età è stata promossa da Eco-Tourism s.l.r.s. nell’ambito del progetto ECO-Tourism, vincitore del bando “PIN – Pugliesi Innovativi” PO Puglia 2014-2020 Asse VIII Azione 8.4. della Regione Puglia con lo scopo di sviluppare una cultura dell’uso sostenibile del territorio attraverso una pratica del progetto capace di gestire le risorse disponibili, in maniera equilibrata con l’ambiente naturale.

I due progetti, dedicati al restauro e utilizzo dei Castelli di Gallipoli e Ginosa, selezionati dall’apposita giuria del concorso, sono stati oggetto di apposite tesi di laurea di dodici studenti di Architettura del Politecnico di Bari.

In totale sono stati venti (secondo regolamento) i progetti ammessi alla finale del concorso, suddivisi nelle due tematiche progettuali previste: Scala Edilizia (valorizzazione patrimonio edilizio) e Scala Territoriale (sviluppo economico locale delle aree di particolare valore ambientale e paesaggistico in stato di progressivo degrado e/o abbandono).

Nella finale, prevista nel Castello di Acaya (Lecce), venerdì, 6 luglio, ore 16.00, in occasione del workshop, “Il Salento dimenticato: il patrimonio rurale tra memoria e sviluppo sostenibile” (ore 10.30), i venti candidati finalisti presenteranno la loro proposta progettuale e, a conclusione, la commissione eleggerà il progetto vincitore per ogni singola sezione. Inoltre, sarà assegnata la Menzione d’Onore a otto progetti che si saranno distinti per la loro congruenza con le rispettive tematiche.

I castelli e la Puglia. La Puglia, ma più in particolare la penisola Salentina, vive storicamente una sorta di continuità dal 270 a.c., quando l’intero Salento viene assoggettato a Roma e ne diventa principale base commerciale e militare per l’Oriente. Esso transita, quasi in continuità, dall’Impero Romano d’Occidente (395 d.c.) a quello Romano d’Oriente, e ne fa parte fino al 1071 d.c., quando l’intero territorio diventa dominio normanno. L’arrivo dal nord dei Longobardi infatti, ma più efficacemente dei Normanni, crea inevitabili attriti, conflitti, guerre con i Bizantini (Romani d’Oriente) fino alla fine dell’XI secolo. L’ultimo sussulto è del 1131 con l’assedio di Tancredi di Altavilla agli irriducibili bizantini di Gallipoli. L’ultima luce del Romano impero d’oriente in Puglia è del 1156. La spegne, per sempre, il normanno, re di Sicilia, Guglielmo I, detto il Malo. Sono i Normanni che propongono e costruiscono nuovi sistemi di difesa a presidio di luoghi strategici o di abitati. Sono essenzialmente possenti torri a base quadrata. Torri che vengono ampliate, modificate dagli svevi. Altre possenti architetture difensive vengono erette per scelte strategiche militari e per segno di potere. L’opera di fortificazione interna e sulla costa prosegue con gli angioini ma soprattutto con gli aragonesi che, a seguito dell’uso della polvere da sparo e delle nuove tecniche d’attacco rimaneggia tali fortificazioni. Il canale d’Otranto intanto diventa una linea di confine evidente tra occidente e oriente. La minaccia saracena e mussulmana (Otranto: 1480; Castro 1537) suggellano il pericolo per le genti della puglia tardo-medioevale e rinascimentale. Prosegue con la corona di Spagna dei vicerè che costruisce nuovi sistemi difensivi, soprattutto sulla costa: le torri di avvistamento. Si conteranno in Puglia circa 120 castelli e numerosissime torri costiere. In tale contesto storico si collocano i castelli di Gallipoli e Ginosa. Origini comuni: i Normanni, per luoghi e storie diverse, sul mare il primo, nell’entroterra il secondo, entrambi nell’arco Jonico ma con anime distinte.

“Il Castello di Gallipoli. Dallo studio analitico ad un progetto di restauro e allestimento museale” è stato il lavoro di ricerca svolto dalle neolaureate del Politecnico di Bari, Valentina Bello (Modugno), Mariangela Calabrese (Bari), Simona Ferrante (Bari), Camilla Romanazzi (Sammichele di Bari), Simona Cavallo (Noicattaro), Daniela Cotugno (Monte Sant’Angelo). Relatrice, prof. Rossella de Cadilhac. Simona Cavallo e Daniela Cotugno hanno inteso proporre al concorso il lavoro di tesi, secondo i canoni richiesti.

Il progetto è incentrato sull’analisi, la salvaguardia e la valorizzazione del monumento, un possente quadrilatero posto a protezione del Borgo Antico e parte integrante del sistema di difesa urbana costituito da cinta fortificata e bastioni, del quale ne rappresenta la testa di ponte. La fortezza costituisce un unicum nell’ambito delle strutture fortificate in quanto a dimensioni, articolazione delle fasi storico-evolutive e scenografia naturale, per essere circondato su tre lati dal mare, tutti aspetti che gli conferiscono sia un valore storico-architettonico che ambientale-paesaggistico.

Lo studio si è basato sul rilievo utile all’identificazione delle stratificazioni storiche. Il progetto di restauro prevede, da un lato, il recupero e la valorizzazione del Rivellino (struttura architettonica militare posta a difesa del Castello) mutilato nel XVII sec., e, dall’altro, la restituzione in chiave contemporanea dell’antico collegamento tra Rivellino e Castello e dei camminamenti di ronda secondo un itinerario di visita che si snoda dal Mercato, al Castello, al Rivellino, collegando le Torri e gli ambienti ai vari livelli, con l’obiettivo di offrire al visitatore un racconto della storia evolutiva del castello attraverso la lettura dei segni materiali delle stratificazioni storiche, ponendo attenzione alla conservazione della materia antica di cui è costituito il complesso architettonico, per rendere leggibili i segni delle vicende costruttive. Il progetto sul Castello di Gallipoli propone, inoltre, la valorizzazione del complesso fortificato attraverso la scelta di funzioni integrate che prevedono: la conversione del Rivellino in spazio dedicato alle espressioni artistiche (musica, danza, teatro, cinema); l’introduzione, negli ambienti posti al secondo livello del Castello di un’Accademia di Musica Barocca; l’inserimento di attività artigianali (le “Officine della Cartapesta”) nei magazzini dismessi posti al seminterrato, in sintonia con la tradizione locale della lavorazione della cartapesta; il potenziamento degli esercizi commerciali al piano terra, la valorizzazione del Mercato grazie all’aggiunta di un’area di ristorazione.

Il progetto prevede infine, una integrazione fisica e visiva del complesso Castello-Rivellino con il sistema difensivo del Borgo Antico. L’itinerario è prefigurato con un percorso in cui si rimette in luce il preesistente basolato, ora nascosto da uno strato di asfalto, che dal Castello giunge al centro antico per mezzo del percorso matrice e del circuito ad anello lungo le mura bastionate.

“Il Castello normanno di Ginosa. Progetto di salvaguardia e valorizzazione di una memoria” è invece il progetto proposto dai sei laureati: Antonio Albanese (Locorotondo), Federica Allegretti (Monopoli), Carla Castellana (Putignano), Angela Colamonico (Santeramo), Federica Fiorio (Bitonto), Martino Marasciulo (Fasano). Relatrice, prof.ssa Rossella de Cadilhac.

La conoscenza storico-strutturale del Castello di Ginosa è il presupposto fondamentale, sia ai fini della stabilità del complesso fortificato, che per la scelta di un efficace e al tempo stesso rispettoso intervento di restauro che tenga conto della successione delle stratificazioni storiche. Il progetto si suddivide essenzialmente in due parti: la prima, mira ad assicurare la stabilità del Castello con interventi di riabilitazione strutturale e messa in sicurezza; la seconda, contempla la nuova destinazione funzionale, compatibile, rispettosa e utile alla collettività locale.

Nella convinzione che il Castello di Ginosa possa diventare un catalizzatore socio-culturale e uno strumento di promozione e valorizzazione del territorio, dopo attente analisi, il progetto propone di trasformare il Castello in un luogo esperienziale con finalità ludico-didattiche, interattivo, in cui si relazionano il gioco con le discipline dell’arte, della scienza e dell’archeologia. 

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