'Quattro giorni d’estate', Liviano: "Tornare a sognare e non navigare sotto costa, questo il messaggio della prima giornata"

BARI - “La convivialità delle differenze, in un momento storico in cui sembra che le diversità devono essere messe al bando, è il tema che intendiamo trattare perché riteniamo che esiste una umanità diversa”. Così Gianni Liviano nel dare il via alla 24esima edizione della “Quattro giorni d’estate” che, a quello della convivialità delle differenze affianca un’altra tematica: “quella - ha aggiunto Liviano - del ruolo che la politica gioca in questo contesto, troppo presa com’è da ruoli di protagonismo invece che essere strumento dell’impegno con il rischio di dire solo quello che la gente vuol sentirsi dire. Questa è una dinamica che ci preoccupa. Questi sono i temi di cui vogliamo parlare”. Temi ai quali non ha potuto partecipare, contrariamente a quanto annunciato e da lui stesso assicurato, l’on. Graziano Delrio bloccato in Parlamento perché impegnato nelle votazioni per l’elezione dei membri laici del Csm.

E il tema della convivialità delle differenze è stato ripreso da don Marcello Cozzi, segretario nazionale di Libera, parlando de “Il tempo per amare”. E ha iniziato il suo intervento citando don Lorenzo Milani: “dobbiamo restituire sovranità alle parole perchè hanno perso il loro significato. Una grande sfida cui siamo chiamati. Cosa significa, per esempio, oggi legalità e quale è la sfida che dobbiamo giocare per restituire dignità a questa parola. Per anni, come Libera, - ha proseguito il sacerdote -  abbiamo centrato il nostro impegno con le scuole, con i ragazzi, per educare alla legalità. Ecco la sfida di don Lorenzo Milani. Dobbiamo anche liberare le parole dal monopolio esclusivo che alcuni hanno fatto di queste stesse parole. Come le parole amare e amore. Anche queste - ha sottolineato il segretario nazionale di Libera -  vanno liberate perché abbiamo paura di usarle. Dobbiamo recuperare la laicità della parola amore, e del concetto di amore, e liberarla della sua sacralità perché preesistente a qualsiasi cultura religiosa. Se riuscissimo a desacralizzarla capiremmo appieno il suo significato. Perché, come diceva Martin Luther King, l’amore è il potere più duraturo che c’è al mondo. Insomma - ha poi concluso don Marcello Cozzi - amare è trasformare le negatività in positività. Cosa significa per noi amare quando abbiamo negli occhi i cadaveri di quella mamma e del suo bambino, in questi tempi di perdita di umanità. Ecco la grande sfida: che tipo di mondo intendiamo costruire. Dobbiamo ritornare a sognare e non a navigare sotto costa”.

La parola amare rimanda a comunità, l’altro tema della serata (“Dialoghi sulla comunità”), che ha visto confrontarsi il prof. Giandomenico Amendola, ordinario di Sociologia urbana Università di Firenze, l’ing. Roberto Sodero, Nazionale italiana di calcio amputati, e lo stesso don Marcello Cozzi.

“Quando parliamo di città lo facciamo senza renderci conto che non è la stessa di quarant’anni fa”, ha esordito il prof. Amendola che poi ha aggiunto: “oggi il futuro non è più scritto nel passato ma va costruito. Basta vedere come si sono reinventate città come Milano, Torino, Pittsburgh. Questo è un passaggio fondamentale per la politica perché dobbiamo definire cosa vogliamo essere. Si può costruire anche un sogno purché sia sognato da tutti. La comunità - ha proseguito Amendola - è come un antidoto. Molte volte è un costrutto ideologico che viene utilizzato in maniera restauratore e regressivo. Il problema è creare comunità attraverso la dialogicità. La politica sta morendo perché non c’è più dialogo, perché ormai tutto avviene sui social. Inclusione piuttosto che integrazione, questa è la strada che una città deve percorrere ma che l’Italia fa fatica a imboccare. Spesso facciamo passare per tolleranza quello che è indifferenza. L’unico nostro problema è che pretendiamo di insegnare agli altri ma non a imparare da loro. È dalle diversità che si fa un grande Paese. L’Italia questo lo ha dimenticato, ha dimenticato il senso di comunità e la retorica degli ulivi e degli altiforni è una retorica che ha ucciso Taranto”.

E si può essere comunità anche nelle diversità, nella disabilità. “La cosa bella è quando giochiamo in campo con i normodotati. Dopo un po’ di smarrimento si comincia a giocare davvero perché in campo, forse, si può vedere quello che davvero può essere la società”, ha sottolineato l’ing. Sodero, Nazionale della squadra italiana amputati. “La vera inclusione - ha aggiunto Sodero - sarà quando nessuno più si stupirà che degli amputati giochino a calcio e, per giunta, nella Nazionale italiana di calcio”.

La giornata di giovedì, invece, è stata aperta dalla lezione introduttiva dell’on. Luciano Violante sul tema “Dissertazioni sulla politica: immettere forza morale nelle democrazia". Successivamente, sul tema “La comunità è una squadra", è intervenuto il prof. Roberto Ricchini, già allenatore della Nazionale femminile di basket e pluriscudettato con il Cras basket Taranto. Di comunicazione in politica ha parlato, invece, il dott. Dino Amenduni di Proforma mentre gli studenti del Laboratorio Taranto insieme al prof. Rino Montalbano del Politecnico di Bari hanno animato il talk sul futuro della città e sulla legge regionale speciale per Taranto. La rappresentazione teatrale “Arcangelo", di e con Franco Ferrante, ha chiuso alle 21 la serata.

Venerdì, invece, ricordando don Tonino Bello sarà il leit motiv della serata. Alle ore 18, l’on. Ernesto Preziosi, già parlamentare e docente universitario, il prof. Onofrio Romano, sociologo, il dott.  Franco Milella, progettista, il dott. Silvio Maselli, assessore alla Cultura del Comune di Bari, la dott.ssa Anna Lisa Mandorino, vicesegretario nazionale di Cittadinanzattiva, e il dott. Leo Palmisano, sociologo, si confronteranno su “La città è un bene comune, rigenerazione urbana e rigenerazione umana: quali strade possibili“.Alle 19.30 sarà la volta del talk show che vivrà due momenti: il primo, in cui si parlerà de “La città come convivialità delle differenze” insieme al dott. Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione don Tonino Bello, e alla prof.ssa Angela Paparella, Azione cattolica Molfetta; il secondo, alle ore 20.15, vedrà il dott. Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto, l’avv. on. Marco Lacarra e l’avv. Michele Laforgia intervenire su “La città come polis". Toccherà a Michele Santeramo, con la rappresentazione teatrale “Oltretutto. Più vicini a don Tonino Bello", chiudere alle ore 21 la giornata.

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