La storia illustrata della lingua italiana

di VITTORIO POLITO - Una recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 42/2017), ha affermato che “le legittime finalità dell’internazionalizzazione non possono ridurre la lingua italiana, all’interno dell’università italiana, a una posizione marginale e subordinata, obliterando quella funzione, che le è propria di vettore della storia e dell’identità della comunità nazionale, nonché il suo essere, di per sé, patrimonio culturale da preservare e valorizzare”. In realtà la lingua italiana ha una storia lunga molti secoli, milioni sono le persone che la utilizzano nei pensieri e nelle parole, sia nelle professioni che nella vita comune.

Meritevole quindi l’iniziativa di Luca Serianni (già docente alla “’Sapienza’ di Roma), e Lucilla Pizzoli (docente all’Università per gli studi internazionali di Roma - UNINT), che hanno recentemente pubblicato per Carocci Editore, l’interessante volume “Storia illustrata della lingua italiana”, un testo utilissimo non solo per gli “addetti ai lavori”, ma per tutti, scritto con semplicità e illustratissimo.

Il testo accompagna il lettore, soprattutto non ‘specialista’, in un viaggio che rende visibili, attraverso un ricco corredo di immagini, le mille voci ed i mille volti di coloro che nel corso del tempo hanno plasmato e poi reso vitale e creativa una delle lingue di cultura più apprezzate nel mondo, destando il suo interesse per la lingua italiana ben oltre la curiosità superficiale e la rivendicazione di appartenenza. In sostanza serve per apprezzare di più chi ha saputo magistralmente modellare in precedenza l’italiano.

La rinnovata attenzione per la visibilità della lingua si inserisce in una più ampia riflessione sulla possibilità di rappresentare, anche in forma museale, beni considerati immateriali. Dopo che, nel 2003, l’ UNESCO ha inserito la lingua tra i segni della cultura nazionale dei paesi (nella Convenzione internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale), sono sorti numerosi musei dedicati a lingue nazionali in paesi lontani tra loro per storia e tradizioni (anche per lingue molto meno diffuse dell’italiano: oltre all’afrikaans, al quale è stato dedicato un museo nel 1975, anche danese, occitano e lituano) e ancora molti progetti sono in corso di realizzazione per descrivere il patrimonio delle lingue: l’attenzione al plurilinguismo, alla biodiversità linguistica, va di pari passo con la consapevolezza che la tutela dei diritti linguistici rientri tra i mezzi efficaci a garantire la pacifica convivenza tra i popoli.

Gli autori hanno trattato moltissimi argomenti con molta semplicità e comprensibili per tutti: partendo dalla nascita della lingua italiana, alla lingua parlata, che è stata sempre molto diversa da quella scritta, all’influenza e al contributo delle lingue straniere all’italiano e, infine, alla lingua italiana nel mondo, e lo hanno fatto arricchendo i temi citati in numerosi altri argomenti, tra i quali non hanno tralasciato il dialetto nell’Italia di oggi,

Scrivono gli autori che “I dialetti restringono a poco a poco il loro ambito d’uso, arrivando sul finire del secolo a trovarsi in posizione marginale nella comunicazione. Eppure, è proprio il pieno predominio dell’italiano da parte della stragrande maggioranza della popolazione a rendere possibile il rilancio di un nuovo uso del dialetto, visto ora non più come il registro inevitabile di chi non sa usare l’italiano, ma come quello di chi, ormai pienamente italianizzato, lo usa consapevolmente per dare espressività e autenticità al proprio discorso”. Vi pare poco?

In ogni caso gli autori hanno scritto un testo, in parte tecnico, alla portata del comune di tutti, arricchendolo con moltissimi argomenti e immagini che rendono fruibile a tutti la comprensibilità. Da non perdere.

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