L’umanizzazione al Policlinico di Bari

di VITTORIO POLITO - Sono almeno vent’anni che al Policlinico di Bari si parla di umanizzazione senza di fatto umanizzare nulla. Infatti in un verbale del “Comitato Consultivo Misto” del Policlinico del 15 febbraio 1999, istituito ai sensi del D.L. 502/92 e 517/93, del quale ero componente, Gioacchino Visaggi lamentava le numerose barriere architettoniche presenti nell’ospedale, il dott. Mininni segnalava le problematiche legate alla sicurezza non solo ambientale, ma anche del maggior controllo e asetticità nelle sale operatorie e nei reparti di terapia intensiva, ecc.

In un altro verbale del 24 maggio 1999, lo scrivente chiedeva l’istituzione di un servizio di interpretariato della lingua dei segni (LIS) per i sordomuti e la istituzione di un servizio di parrucchiere per le degenti ricoverate, così come è disponibile il barbiere per i degenti di sesso maschile. Nella stessa riunione la Sig.ra Matarazzo chiedeva l’utilizzo di spazi comuni per la socializzazione dei degenti. Insomma tutta una serie di richieste intese all’umanizzazione e del miglioramento della qualità della vita dei pazienti, quasi tutti disattesi.

Oggi il Commissario Straordinario, Ruscitti, riprende il discorso con l’avvio del “monitoraggio di accoglienza nei vari reparti” finalizzato a migliorare l’umanizzazione dell’Azienda Ospedaliera.

È bene ricordare che per ‘umanizzazione’ s’intende quel processo in cui si deve porre il malato al centro della cura con la massima attenzione posta alla persona nella sua totalità per i bisogni organici, psicologici e relazionali e affettivi.

“Il concetto di ‘umanizzazione’ non è solo una prerogativa degli obiettivi delle aziende sanitarie moderne. Umanizzare le cure, e quindi l’assistenza, è uno dei capisaldi della medicina intesa come scienza rivolta alla salute dell’uomo sin da quando è nato l’uomo medico”.

Umanizzare significa soprattutto rispetto della persona che va trattata non come un oggetto ma come un soggetto con la sua dignità, per cui va ascoltato, informato, seguito nei vari percorsi sanitari, aiutato a superare i disagi, le barriere architettoniche e le eventuali disabilità legate alla malattia o ad altro ed anche a farlo soggiornare, nel periodo della degenza, in un ambiente salubre, non in un area dedicata al parcheggio come avviene al Policlinico di Bari.

Umanizzare, in conclusione, non significa solo curare o stare in ambienti eleganti, ma assistere il più umanamente possibile una persona, sia essa grande o piccola nell’età e nella patologia, con disponibilità, educazione e, soprattutto, rispetto.

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