‘Arte e Design’ di Annamaria Di Terlizzi dal 13 ottobre a Monopoli con critica di Santa Fizzarotti Selvaggi

di LIVALCA - Una delle frasi più emblematiche che definiscono l’arte è di Alvaro: « L’arte è la memoria degli uomini, come la storia è la memoria dei popoli», mentre design è un termine inglese che significa quello che si legge ma anche progetto; in Italia questo ‘movimento’ è approdato ufficialmente nel  1956 con l’istituzione dell’ADI (Associazione per il disegno industriale). Se metti insieme, nel Paese che «di terra bella e uguale non ce n’è», tre donne intelligenti, laboriose, industriose, operose ed instancabili viene fuori una mostra  atipica, ma  formalmente  ineccepibile dal titolo ‘Arte e Design’ che si terrà dal 13 al 31 ottobre presso la Galleria Spaziosei (via S. Anna, 6) a Monopoli. L’animatrice  della Galleria è quella cordiale, affabile signora che è conosciuta in ambito nazionale per la cura minuziosa  con cui organizza ‘eventi’ di grande interesse e qualità: il suo nome Mina Tarantino, per tutti la ‘Mina di Spaziosei’.

Annamaria Di Terlizzi, già docente di Discipline Plastiche presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari, nasce scultrice, anzi il suo progetto artistico consiste proprio nella creazione di forme operando anche su materiali duri come la pietra, il marmo, il ferro e il legno, senza disdegnare la modellatura  di argilla, cera, gesso e plastilina. Certo la fantasia  viene considerata da sempre la madre di tutte le idee, ma le sculture della Di Terlizzi, per chi non si limita a guardare ma cerca di penetrare l’opera, dimostrano come vi sia stato un progetto iniziale in cui piccoli o grandi dettagli siano stati programmati : poi vi è quella luce particolare che guida e  illumina ogni artista e fa in modo che ciascuno oggetto finito  abbia una propria firma di esecuzione. Santa Fizzarotti Selvaggi, da sempre raffinata critica ma anche scrittrice, poetessa  che non ha lesinato energia in ogni campo artistico, scrive in una  sapiente e percettibile presentazione: «Annamaria Di Terlizzi tra Arte e Design mette in scena sogni e segreti.  Oggetti, sculture, gioielli non sono mai disgiunti da profondi significati. I suoi immobili guerrieri, ancorati alla madre Terra, sono generati  dalla mente e dal cuore, invadono lo spazio mentre scrivono la storia della natura umana». La Fizzarotti, all’apparenza signora sempre protesa a conquistare il palcoscenico del mondo, in realtà è una paladina di tutte quelle persone che sono nel creato per operare, per fare, per creare, per realizzare e forgiare qualcosa che si concentra  nel momento del presente, ma  ha come traguardo, certo anche semplice vanità (sogno?), l’eternità.

«E così ogni oggetto assume forma  e colore lasciando affiorare le radici di quella dimensione mediterranea che inventò i miti, le religioni e l’Occidente sospeso tra Cipride sovrana e l’implacabile Ares» è sempre la Fizzarotti che continua non la presentazione, ma la poesia non in versi dedicata alla Di Terlizzi, poesia che per lei è nutrimento quotidiano in quel piccolo Eden in cui vive e in cui ha piantato personalmente l’origine della sua selezionata, nel senso di ristretta per comunione di intenti, umanità. Detto ciò riusciamo anche a comprendere il significato dell’aggettivo ‘immobile’ dedicato ai guerrieri: fisso, fermo, saldo, stabile in una superficie la cui area è l’umanità che sorride e piange, dimostrando in questo modo  che il sismografo di ogni slancio è il cuore. 

Quasi mezzo secolo fa mio padre mi pregò di accompagnare un elegante, simpatico e socievole signore a casa, dal momento che abitava in prossimità del luogo dove io dovevo recarmi. Io, fresco patentato,  ascoltai i suggerimenti  di percorso  e gli esempi concreti di vita - eravamo nel famoso periodo della contestazione giovanile - elargiti da una persona che si appellava per nome con mio padre.

Giunti a destinazione mi invitò ad entrare, ma io rifiutai cortesemente perché  avevo fretta di portare a termine l’incarico da svolgere. Molti lustri dopo ho varcato la soglia di quel piccolo Eden, invitato dalla figlia di quel signore : era il padre di Santa Fizzarotti.  Nello stesso periodo un altro distinto signore dai capelli candidi, funzionario di banca, spesso veniva in azienda per chiedere, con dolcezza ed infinita cortesia, di poter parlare brevemente con mio padre.  Anche in questo caso il signore spesso m i invitava a seguirlo - a piedi questa volta - perché la destinazione era vicina e mi  consegnava delle carte che mio padre doveva firmare. Il signore in questione era il suocero della Di Terlizzi, ossia il padre del marito, che di cognome fa Veneziani.

Sono convinto che i ‘guerrieri’  cui da forma la nostra artista, che non dimentichiamo vanta una produzione pittorica  di tutto rispetto, siano tanti distinti signori come quelli cui ho fatto riferimento sopra: eroi nel loro servizio quotidiano affinché solidarietà, amicizia e rispetto non siano solo parole. Ogni ‘guerriero’ ha una propria storia  che le sapienti mani di una donna, che l’arte ha sperimentato in ogni segmento, portano alla luce non per decretare un successo o una sconfitta, ma perché  sia chiaro che ogni nostra azione ha delle radici cui non possiamo rinunciare. Anch’io, nel mio piccolo, sono un ‘guerriero’: sconfitto per alcuni, arrogante per altri, ma semplicemente un ‘guerriero’ vero. La signora Di Terlizzi è una donna senz’altro ambiziosa (qualcuno racconta che tutte le donne che vanno a teatro, sperano in cuor loro di far parte dello spettacolo ), ma è anche vero che le donne in genere sono come la salute, quando la perdi ti accorgi del valore. 

L’armonia che dovrebbe governare il mondo si avvale di ‘guerrieri’ che si servono di pensieri e azioni, di ‘poeti’ che adoperano pensieri e parole e ‘artisti’ che alternano pensieri e colori a  materiali da scolpire o plasmare. Sul design ci sarebbe da obiettare che noi siamo rimasti ancorati a Pininfarina, Bertone, la Necchi di Nizzoli, i mobili di Zanuso, le lampade di Aulenti, mentre oggi è il pezzo unico prodotto su linea artigianale e non industriale che fa testo, non ho detto ‘mercato’. Torneremo sull’argomento, magari dopo aver visitato la rassegna. 

Nel precisare  che la mostra rientra nell’ambito della Giornata del contemporaneo 2018, organizzata dall’Associazione Nazionale Musei Arte Contemporanea  Italiani, non possiamo non riportare la chiusura colma di speranza con cui la Fizzarotti termina il suo intervento: «L’artista racchiude nel cuore la speranza che nulla vada perduto, perché ben consapevole che quando si perdono i pezzi della storia ognuno di noi  smarrisce se stesso».  Pensate un poco quanto possano essere profetiche queste parole in un contesto storico difficile e pregno di incognite come quello che stiamo vivendo, ma al tempo stesso se tre entusiaste signore, forse anche sole al comando, sono riuscite nell’impresa di realizzare un evento di tale importanza,  in una città vivace e sensibile come Monopoli, significa una sola cosa: il futuro è donna. A Monopoli ha dedicato un libro di oltre ottocento pagine un lustro fa  Gabriella Moretti (L’epistolario di Gregorio Munno -  Sala ‘Munno’ Biblioteca Comunale ‘Prospero Rendella’ ), cui il tempo renderà quella giustizia, forse oggi negata, e la stessa autrice, entro quest’anno,  pubblicherà un atto d’amore verso la città natale «Poesie latine ed italiane recitate nel Duomo della città di Monopoli nel 1786». Questo mio intervento ha il solo scopo di dimostrare che tutti torneremo nel silenzio dell’eternità, ma ognuno di noi può compiere una missione non per dovere, ma solo per la gioia di aver lasciato una traccia: impronta di ‘guerriero’,  marchio di Annamaria Di Terlizzi. 

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