Quel rivoluzionario di Oliver Twist

di FRANCESCO GRECO - “Che cosa hanno a che fare i poveri con l’anima e lo spirito? E’ già tanto che gli permettiamo di avere un corpo…” (il messo comunale). Ecco una bellissima idea per una strenna di Natale, un regalo da far trovare sotto l’albero alle persone che amiamo. Fuori dall’orrido consumismo dei regali riciclati, per riscoprire la magia della parola, l’incanto della fiaba.
 
L’immortale “Oliver Twist” (il nome glielo diede il messo comunale seguendo l’ordine alfabetico, dopo la zeta ricominciava: era la prassi con gli orfanelli) di Charles Dickens (1812-1870), che EMONS Italia srl propone in versione audio (anche per non vedenti e ipovedenti), due Cd mp3 di oltre 20 ore, letto magnificamente dall’attore Tommaso Ragno, progetto grafico Leonardo Magrelli (collana classici), regia di Valeria Gentili, montaggio Andrea Giuseppini, tecnico del suono Giovanni Montefusco e Alice Salvagni, studio di registrazione 24 gradi (Roma), traduzione dall’inglese di Bruno Amato, copertina di Harriet Hobday©.
 
“Oliver Twist” è un classico di un maestro della narrativa dell’Ottocento, che andrebbe letto e riletto da chi oggi vuol fare lo scrittore. E’ la storia dell’orfanello che nasce in un ospizio e la giovane madre – aiutata da un’infermiera alcolizzata e si scoprirà poi disonesta - fa appena in tempo a vederlo (non si sa “da dove veniva e dove andava…”).
 
Svezzato a sbobba d’avena e maltrattamenti, evita di fare lo spazzacamino, lavora per un po’ come assistente del becchino, poi dalla campagna va a Londra e finisce in una banda di ladri e borsaioli al servizio di un vecchio ebreo che ricetta orologi d’oro, fazzoletti di seta e ogni sorta di refurtiva.

Un giorno Oliver è accusato di furto, ma innocente è salvato in tribunale da un ricco gentiluomo di campagna che lo porta a casa sua (voce c’è un quadro), ma quando questi gli dà dei libri da riportare al venditore in città e 5 sterline per pagarli, i succitati malfattori lo intercettano e lo riportano dall’ebreo.

Le avventure di Oliver continuano, incontrerà altri gentiluomini (fra cui la signorina Rose) che si prenderanno cura di lui. Per poi scoprire che ha un fratellastro che va in giro sotto mentite spoglie, che sua madre si chiamava Agnes Fleming, che lo concepì con un uomo già sposato, dotato di un buon patrimonio e che…
 
Non diremo il resto per non togliere al lettore il gusto di scoprire da solo la continuazione delle avventure di Oliver (“Aveva freddo e fame e si sentiva più solo di quanto non fosse mai stato”), evocate dai mille chiaroscuri della voce di Ragno.
 
Sottotraccia, molta ironia british e – costante dell’opera di Dickens – una critica feroce e corrosiva ai guasti prodotti dalla rivoluzione industriale, dal “progresso”, milioni di poveri assistiti dalla municipalità.
 
Il ritratto della società inglese è perfetto dal punto di vista socio-antropologico: il cuore dei vecchi gentiluomini di campagna riesce ad attutire l’impatto del progresso sulle classi meno abbienti. Dickens possiamo dire è un socialista ante litteram.
 
Volendo trovare delle affinità con l’oggi, corsi e ricorsi, le nostre società sono piene di “orfanelli” creati dalla globalizzazione e dal liberismo selvaggio, senza etica.

Solo che oggi non c’è né municipalità né l’aristocrazia di campagna a impietosirsi cristianamente. E nemmeno la politica. Prevale il darwinismo sociale più volgare, smorzato dalla tv spazzatura e da un consumismo straccione. O tempora, o mores!   

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