'Ricercatori Determinati': mobilitazione generale delle università baresi

BARI - Giovedì 6 dicembre alle ore 12.00, a Bari, presso l’atrio coperto del Politecnico “Campus Ernesto Quagliariello” si svolgeranno i “funerali” dell’Istruzione e della Ricerca pubblica.

Siamo dottorande/i, assegniste/i di ricerca, borsiste/i, collaboratrici/collaboratori a progetto, ricercatrici/ricercatori a tempo determinato che si sono riuniti sui contenuti del documento “Ricercatori determinati: Perché noi no? Stesso lavoro, stessi diritti” e stanno dando vita al movimento “Ricercatori determinati”.

Chiediamo in particolare, un piano straordinario di assunzioni e una riforma del pre-ruolo che consentano almeno di recuperare nei prossimi quattro anni i circa 20.000 posti di ricercatori e docenti strutturati persi dal sistema nazionale universitario negli ultimi 10 anni.

I ricercatori precari rappresentano oggi la maggioranza del personale che permette il “normale” funzionamento delle università. Investire sul nostro futuro significa Investire sul futuro del Paese.

Dopo diverse iniziative negli atenei, nell’assemblea nazionale tenutasi a Roma il 17 novembre u.s., abbiamo lanciato un appello alle studentesse e agli studenti, ai docenti associati e ordinari, al personale tecnico amministrativo e bibliotecario strutturato e precario ad una mobilitazione generale in tutti gli atenei nella prima settimana di dicembre ed in particolare nella giornata di giovedì 6 dicembre, attraverso forme simboliche di protesta, flash mob, lezioni in piazza, assemblee permanenti, per sfociare venerdì 14 dicembre, nelle ore decisive della discussione della Legge di Stabilità 2019, in una manifestazione nazionale a Roma per:

-       rivendicare il diritto universale allo studio;
-       il riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità che operano negli atenei;
-       lo stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo del CCNL “Istruzione e Ricerca”;
-       per la stabilizzazione dei precari ed un reclutamento ordinato e ciclico che porti fuori dal perenne stato di emergenza il sistema universitario pubblico italiano;
-       il superamento dello scellerato sistema dei punti organico che penalizza le categorie più deboli, i ricercatori precari e il personale tecnico amministrativo e bibliotecario;
-       fermare l’esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi.

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