Animali nella psiche: il polpo ed i suoi simboli

(Pixabay)
di VITTORIO POLITO - La Magi Edizioni ha pubblicato per la collana “Bestiario psicologico”, il volume “L’octopus e i suoi simboli” di Federico de Luca Comandini, psicanalista e autore di numerose pubblicazioni.

Il polpo (octopus vulgaris), com’è noto, è un mollusco cefalopodo da non confondersi con il “polipo” che in medicina è una escrescenza patologica.

L’autore, attratto dai fondali marini e in particolar modo dai polpi, stranissimi e intelligenti creature marine, ha indagato le sue tracce simboliche ed i rapporti con l’immaginario umano. In sostanza ha raccolto ogni informazione relativa all’argomento, considerando che il polpo ha una struttura neurofisiologica eccezionalmente evoluta da destare l’interesse della scienza per le eccellenti abilità comportamentali.

Secondo l’autore, l’influsso delle immagini animali nutre la psiche e la personalità umana calibra il proprio processo identitario riflettendosi nello specchio delle altre forme di vita. Così essa mantiene in relazione gli opposti di cui è costituita: la permanenza degli istinti con la volatilità dello spirito, il bestiale con il divino, l’immanenza con la trascendenza. La sfera del sacro e il fenomeno della coscienza hanno in ciò fondamento archetipico. Di tale funzione simbolica il polpo rappresenta un caso esemplare.

Tra i più antichi abitanti del mare, l’octopus ha doti d'intelligenza e duttilità che lo rendono comparabile a mammiferi d’ordine superiore (fatto sorprendente per un mollusco), combinate a facoltà che in natura non hanno equivalente: polimorfo e policromo, esso vive imitando e confondendosi con il paesaggio sottomarino, vigilando con vista acutissima e mediante una sensibilità chimico-gustativa tramite cui analizza ogni evento delle acque intorno.

Non stupisce allora che nella storia dell’immaginario esso rivesta un ruolo significativo, ben al di là di quel che comunemente si crede. Le immagini che il polpo ispira ricalcano mimeticamente le vicende della coscienza, sostenendone le peripezie e compensandone l’unilateralità. Remote e aliene, ma non meno empatiche, le tracce mitiche dell’octopus tutelano fin dall’alba dei tempi il senso degli accadimenti umani, rinsaldando il vincolo con l’Anima del mondo.

La storia immaginaria dell’octopus accompagna le vicende dello spirito umano in modo versatile e piena di significato, dà sfondo alla coscienza, e, ove questa smarrisca il proprio radicamento nella natura, le viene incontro manifestandole intense visioni di relazione all’inconscio.

Al di là di considerazioni psicologiche ed altro, mi piace ricordare quanto scrive Lino Patruno, giornalista e scrittore barese, a proposito del polpo: “Chissà se sapere che meraviglia del creato sia il polpo, che monumento del mistero dell’universo rappresenti, possa muovere a pietà chi lo tratta solo come una sacrificale delizia gastronomica. Non ci sarà inferno sufficiente per contenere i peccatori che non capiscono la tua grandezza, caro inimitabile inarrivabile polpo. Non perdonare loro che non sanno ciò che fanno”.

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