Economia globale e cambiamenti climatici a Davos


di DONATO FORENZA - Si è concluso da pochi giorni, a Davos, in Svizzera (patria del green) il Forum Mondiale Internazionale (FMI) sui temi della situazione economica mondiale, correlati con i complessi sistemi ambientali e sociali caratterizzati da vaste articolazioni intersettoriali: la globalizzazione 4.0, con domande sul futuro della Terra nell’età della Quarta Rivoluzione industriale.

A Davos è stato presentato il report delle università degli studi di Yale e Columbia che ha stilato una classificazione di 180 Paesi del Pianeta analizzati in relazione di 24 indicatori determinanti 10 subcategorie, concernenti alcuni parametri strategici tra i quali  la salute ambientale e la vitalità degli ecosistemi. Tale prezioso dossier è pubblicato con periodicità costante. La Sizzera è la nazione più green, definita dall'Environmental Performance Index, EPI, presentato al World Economic Forum di Davos.  In Europa ai primi posti sono situati anche Francia, Danimarca, Malta e Svezia, mentre Norvegia e Belgio arretrano, con l'Italia (16a) per la qualità dell'aria urbana e dei trasporti pubblici; seguono Olanda (18a), Canada (25a), Stati Uniti (27a) e Brasile (69a).

A causa delle pressioni sull'ambiente, dell'aumento demografico, della rapida crescita economica e dell'inquinamento atmosferico che risulta una notevole minaccia ambientale per la salute pubblica, due importanti paesi occupano posizioni finali: India (177) e Cina (120). Mentre, vi sono nazioni che sono afflitti da problemi rilevanti (disordini civili, riduzione delle emissioni dei gas, perdita di biodiversità, pulizia dell'aria)  che occupano gli ultimi posti (Nepal, Repubblica democratica del Congo, Bangladesh) e, ultimo, Burundi.

A Davos è emerso che è proprio nell’ambiente che va rilevato il rischio più pericoloso del 2018. Si ritiene che tra i 30 rischi globali sono preminenti cinque rischi ambientali tra i quali: condizioni meteorologiche estreme, collasso dell’ecosistema, disastri naturali, disastri causati dall’uomo, e il fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici; naturalmente essi sono stati classificati in ordine di probabilità che si verifichino.

Vanno anche segnalati tra i rischi mondiali per il 2018, i notevoli problemi e conflitti derìvanti dalla disuguaglianza sociale. Inoltre, secondo esponenti (i più illuminati) del capitalismo internazionale, «Ã¨ tempo di negoziare un nuovo contratto sociale»; mentre al primo posto tra i rischi più rilevanti per il business va registrato la disoccupazione-sottoccupazione e poi la “profonda instabilità sociale”. È opportuno far rilevare che la categoria dei rischi ambientali del 2018 prevalgono per il secondo anno consecutivo, dopo la rilevazione effettuata l’anno scorso: eventi climatici estremi, crisi idriche, disastri naturali, fallimento nella mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

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