Ex-Otago: «Il 12 aprile ci vediamo al Demodè per uno show che va oltre a quello che è il solito concerto»

di NICOLA RICCHITELLI - Dopo il successo della partecipazione al Festival di Sanremo con “Solo una canzone”, gli  Ex- Otago sono pronti a tornare sui palchi dei più importanti club e teatri d’Italia con il loro attesissimo "Cosa fai questa notte? Tour 2019".

Il  12 aprile la band sarà al Demodè di Bari  per una vera e propria OTAGO NIGHT dove ci si scatenerà con le hit più ballerine come “Tutto bene” e “Cinghiali   incazzati” e ci si abbraccerà sulle note dei successi più romantici. Non potranno mancare i brani del nuovo disco “Corochinato”, prodotto da Garrincha  Dischi ed INRI e distribuito in licenza da Polydor/Universal Music Italia, cantati e suonati per la prima volta dal vivo.

Dopo l’incredibile successo del Marassi tour, che nel 2017 ha collezionato decine di sold out nei palchi più importanti d’Italia e un entusiasmo sempre crescente dal pubblico (Concerto del Primo Maggio, I-Days, Sherwood Festival, Home Festival, Carroponte, MiAmi Festival) i ragazzi sono   pronti a ripartire con una prima tranche di appuntamenti realizzati in collaborazione con Magellano Concerti.

I biglietti per le date del tour sono disponibili su Ticketone (www.ticketone.it) e in tutti i punti vendita autorizzati.

Radio Deejay è la radio partner del tour.

VH1, Rolling Stone e TIM Music, MTV sono partner del tour.

Innanzitutto permettetemi di darvi il benvenuto quest’oggi sulle pagine del nostro giornale. Sanremo, un nuovo album e quindi il tour. Come state ragazzi? 
R:«Siamo un po’ stanchi però felicissimi. Stiamo vivendo un periodo molto impegnativo ma che ci sta regalando tantissime emozioni ed esperienze incredibili».

Dunque partiamo da questo “Corochinato” – rarissimo aperitivo tipico della vostra città - che a Genova si beve in qualche bar del centro storico, ma che in questo caso ha dato il titolo al vostro disco… quale il leitmotiv di questa scelta?
R:«Siamo genovesi, ci piace raccontare la nostra città all’interno delle nostre canzoni. Con Corochinato abbiamo voluto parlare di un aperitivo tipico di Genova, che si trova solo in qualche bar del centro storico. Abbiamo scelto questo titolo perché è una metafora: non si riferisce solo a un aperitivo tipico genovese, ma anche e soprattutto alle persone comuni, semplici, come noi, a cui piace vivere un momento di convivialità in un locale tipico, con i propri amici dopo aver finito di lavorare. L’obiettivo del disco è raccontare pezzi e pensieri di vita quotidiana, parlare del nostro fare musica semplice».

Un disco va prima di tutto ascoltato, però vorrei chiedervi di fare uno strappo alla regola e raccontarci un po’ delle varie tematiche affrontate…
R:«Corochinato tratta di vari momenti di vita. Ad esempio in Tutto bene si parla della superficialità che intesse molti rapporti nella vita di tutti i giorni, in Bambini si racconta dei bei ricordi legati all’infanzia e all’adolescenza, ma alla fine il filo conduttore di questo album resta sempre l’amore, in tutte le sue fasi e sfaccettature, come ad esempio in Solo una canzone, dove affrontiamo l’amore adulto. Ci sono anche dei lati un po’ cupi, come ad esempio in Tu non mi parli più, dove affrontiamo il tema della nostalgia: possiamo dire che questo è un album decisamente “notturno”, la notte porta sempre con sé un qualcosa di magico, che accompagnato dall’amore rende tutto ancora più bello e speciale. Ma la notte è anche riflessione e solitudine, e infatti in alcuni pezzi del disco traspare anche questo aspetto».


Nel disco, ricordiamolo, troviamo il pezzo con cui avete partecipato al 69° edizione del Festival di Sanremo. Che esperienza è stata?
R:«Solo una canzone ci ha portato a vivere un’esperienza incredibile. Siamo arrivati a Sanremo con le idee molto chiare: non volevamo pensare alla competizione, ma focalizzarci solamente su quello che ci piace e che sappiamo fare meglio, ossia cantare. Per noi il Festival è stata una soddisfazione personale e la dimostrazione che dopo 15 anni di carriera abbiamo ancora qualcosa da dire, in più ci siamo davvero divertiti e abbiamo percepito un sacco di affetto da parte di tutti».

Corochinato vuole dire anche Genova. Quanto c’è della vostra città nei testi delle vostre parole e tra le note delle vostre musiche?
R:«Abbiamo un rapporto viscerale con Genova: pensiamo che sia una città che ti lascia il segno, nel bene e nel male, che ti porti sempre dietro ovunque tu vada. Per questo è molto presente nella nostra musica, ci viene naturale, le abbiamo anche dedicato i titoli degli ultimi due album».

A tal proposito non posso non fare riferimento al film documentario “Siamo come Genova” che racconta appunto la vostra storia. Come e perché nasce questo progetto?
R:«Questo progetto è nato dopo l’album Marassi. Ad un certo punto abbiamo iniziato a sentire il bisogno di tracciare un bilancio, di raccontare cose che non si possono comunicare solo con le canzoni, ed è così che è arrivato “Siamo come Genova”. Nel film parliamo della nostra città in tutte le sue sfumature e di quello che ci è successo dalla conclusione del progetto Marassi. Parliamo, ad esempio, di quella volta che abbiamo suonato nel carcere davanti a 120 detenuti, dove ogni volto raccontava una storia. Raccontiamo anche il crollo del ponte Morandi, che per noi rappresenterà sempre uno shock, ma anche un momento di incredulità a cui è seguito un desiderio di reazione e resistenza da parte di tutti noi genovesi. Con questo film abbiamo voluto dare la possibilità ai nostri fan di conoscerci ancora meglio e di scoprire la nostra città, che è molto di più di quella dei vicoli di De Andrè».


In questi anni come è cambiata Genova e in cosa sono cambiati gli Ex-Otago? 
R:«Genova, soprattutto dopo il crollo del ponte è cambiata molto, ha ricevuto una grande scossa. A differenza di quello che si può pensare però, da questa tragedia è nata nei genovesi molta voglia di fare e di mettersi in gioco, per far tornare a splendere una città che oltre ad averne davvero bisogno, se lo merita».

Raccontare una storia lunga più di quindici anni: cosa c’è dentro e cosa invece è rimasto fuori? 
R:«Quindici anni sono tanti e qualche volta ci viene la paranoia che ormai abbiamo fatto e detto tutto quello che potevamo. Invece il nostro ultimo album e l’esperienza a Sanremo sono stati, in primis per noi, la dimostrazione che abbiamo ancora tanto da raccontare e che non bisogna mai smettere di mettersi in gioco».

Ex -Otago, leggendo qua e là per il web pare ci sia tutta una storia dietro la scelta del vostro nome… 
R:«Eh si, c’è dietro una storia un po’ particolare. Il nostro nome deriva da una squadra di rugby protagonista di un film a basso budget neozelandese, che si chiama Otago Rugby Football Union. Inizialmente ci piaceva e pensavamo di fare un certo genere musicale, dopo 5 minuti non ne eravamo più convinti e volevamo cambiare tutto, e da qui Ex-Otago».

Chiudo parlando della tappa barese del 12 aprile qui al Demodè di Bari. Qual è il vostro rapporto con la nostra regione?
R:«Noi amiamo la Puglia e siamo contentissimi di chiudere il tour nella vostra città! La cucina è ottima, la gente è simpatica e c’è un mare incredibile, cosa volere di più?».

Poi permettetemi di chiedere qualche anticipazioni su ciò che ascolteremo durante la serata…
R:«Stiamo lavorando per creare uno spettacolo che vada oltre a quello che è il solito concerto, che possa far vivere allo spettatore una vera e propria esperienza e che lo cali a pieno nel nostro mondo. Sarà un po’ come essere alla serata di capodanno, con lotteria, mutande rosse... insomma una grande festa e tanto divertimento in stile Otago. Durante la serata si passerà dal sentire i nostri più grandi successi passati fino ad arrivare alle canzoni del nostro ultimo album. La parte live è la cosa che ci piace ed appartiene di più del nostro lavoro, vedere il pubblico che canta, balla e si diverte con noi ci rende davvero felici. Ci vediamo il 12 aprile a Bari!»

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