La ‘Via Crucis’ tradotta in dialetto di Martina Franca

di VITTORIO POLITO - Com’è noto la ‘Via Crucis’, o Via della Croce, è per la religione cattolica, un cammino spirituale, un esercizio di pietà che consiste nel sostare in meditazione e in preghiera dinanzi alle immagini della Passione di Cristo, che il singolo compie (insieme agli altri), tramite una meditazione intima, basata sulla considerazione dei messaggi che provengono dal Calvario. Solo considerando la Passione come dolore e sofferenza, l’uomo può avvicinarsi a Dio. Tuttavia il precursore della Via Crucis è considerato San Francesco, la cui vita si identifica con la Passione concretizzata nelle stigmate.

Oggi registriamo la pubblicazione di Cinzia Castellana “I dia Cróuscǝ - Via Crucis” (Editrice Apulia), nel dialetto di Martina Franca (TA), una pubblicazione diretta al mondo della tradizione religiosa quaresimale nel periodo in cui sono più sentiti i riti devozionali. L’agile pubblicazione, con traduzione in lingua a fronte, vuole essere un richiamo alla riscoperta dei valori della Passione di Cristo.

I versi di Cinzia Castellana, amabile ed eclettica persona e fine poetessa, sono dedicati alla natura, alle persone intime, al dolore, alla sua città, alla terra e alle preghiere. Assidua frequentatrice di “Palazzo Recupero”, un salotto letterario di Martina Franca, animato egregiamente da Teresa Gentile, è molto legata alla sua terra. È poetessa completa, dal momento che non si limita a scrivere in lingua, ma è “maestra” soprattutto nei componimenti poetici in dialetto martinese, “dipingendo” con colori originali ed appropriati i suoi versi e descrivendo meglio le sue emozioni.

Vito Fumarola, che firma la presentazione, afferma che Cinzia Castellana è “Una delle voci più vivaci e fresche del panorama linguistico del dialetto martinese nella realtà dei nostri giorni”, e non si può che concordare.

Don Mino Massa, parroco di Manduria afferma che: “Il dialetto, soprattutto se intriso di fede, è un prezioso strumento di comunicazione del popolo di Dio; il nostro popolo ha sempre pregato con la lingua dialettale, del resto questa vicinanza al popolo, questa concretezza, esprime quella che è l’incarnazione di Gesù Cristo che si è fatto uomo per noi, entrando nel nostro popolo. Nel passato la lingua liturgica ufficiale è stata il latino, non per escludere, ma per unire attraverso una lingua universale tutto il popolo dei cristiani; successivamente si è voluto adottare il linguaggio di ciascuna nazione per rendere più immediata la comprensione.”

Oggi si va ancora di più nell’intimo con il dialetto, documentato dalle numerose traduzioni nei vari dialetti, dei Vangeli, delle preghiere, Barese compreso, il “Cantico delle creature”, alle quali si sono aggiunte quelle della Via Crucis in vari dialetti: bergamasco, manduriano, siciliano, senigalliese, cremonese, abruzzese, ed oggi anche martinese.

“La preghiera – scrive padre Lorenzo Lorusso – ex Rettore della Basilica di San Nicola di Bari – esprime lo stato d’animo dell’orante e la situazione che sta vivendo; quindi ci possono essere preghiere che nascono da una situazione di gioia, di dolore, di rabbia, di gratitudine, di fiducia: la preghiera può diventare perciò una lode, una supplica, un grido, una richiesta, un ringraziamento, un’intercessione. Pertanto, si può pregare in diverse lingue e si può pregare anche in dialetto”.

Venerdì 29 marzo, padre Vincenzo Carucci, celebrerà a Martina Franca la Via Crucis meditata in lingua italiana e dialetto martinese con Cinzia Castellana e gli alunni del Liceo Statale “Tito Livio”, presso la Confraternita della Natività e Dolori di Maria.

Domenica 31 marzo, alle ore 20, sempre a Martina Franca, il libro “I dia Cróuscǝ” sarà presentato presso il Santuario della Madonna della Sanità. Interverranno: Don Marco Morrone, il prof. Vito Fumarola e il Maestro Benvenuto Messia, coordinati da Cinzia Santoro. L’autrice declamerà le varie stazioni nelle due lingue.

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