Le idee geniali del Medioevo: gli occhiali

di VITTORIO POLITO - Il Medioevo rappresenta il periodo intermedio tra la fine dell’età antica (convenzionalmente fissata dagli storici al 476, data della caduta dell’impero romano di Occidente) e l’inizio dell’età moderna (fissato per lo più al 1492, data della scoperta dell’America).

Il Medioevo, fino ad un secolo fa, è stato considerato come epoca dell’oscurantismo, dell’intolleranza, della superstizione, ma oggi grazie ad alcuni studiosi si ha una concezione più equilibrata e più positiva di questo periodo storico. Le cattedrali romaniche e gotiche, ad esempio, che in quel periodo venivano considerate con disprezzo arte “gotica”, ancora oggi sono a testimoniare la grandezza di quell’epoca. 

Il Medioevo ha segnato anche un periodo significativo per alcune invenzioni come gli occhiali, la carta, la filigrana, la stampa a caratteri mobili, l’università, i numeri arabi, lo zero, la data della nascita di Cristo, banche, notai, il nome delle note musicali, la scala musicale e tante altre. Il Medioevo ci dà anche bottoni, mutande, pantaloni, carte da gioco, scacchi, carnevale, l’anestesia, e perché no, anche il gatto in casa, i vetri alle finestre, il camino. Inoltre, ci fa anche sedere a tavola (i romani mangiavano sdraiati), e mangiare con la forchetta maccheroni e vermicelli, la cui farina veniva macinata con mulini ad acqua e a vento.

Scopo di questa nota è di mettere in evidenza, tra le tante altre, l’utilità degli occhiali, strumento ottico costituito da una coppia di lenti trasparenti, fissate a un sostegno (montatura) che le mantiene ferme davanti agli occhi permettendo così di correggere molti difetti visivi.

Pare che nell’antica Roma le lenti fossero usate da alcuni studiosi solo per ingrandire dei particolari, alcuni usavano sfere di vetro per ingigantire le immagini.

Secondo gli esperti, gli occhiali rappresentano la quinta invenzione più rilevante da quella della ruota e dalla scoperta del fuoco. L’importanza è dovuta al fatto che per la prima volta nella storia dell’umanità milioni di persone potevano vedere bene. Oggi lo diamo per scontato, ma per secoli non esisteva alcuna soluzione alla sofferenza data da un difetto visivo, finché non sono stati inventati gli occhiali. Sono state necessarie molte sperimentazioni, dalle semplici “pietre di lettura” per giungere alle moderne lenti.

L’invenzione degli occhiali è considerata un momento di svolta nella storia culturale dell’umanità: chi aveva qualche difetto visivo non solo non aveva la possibilità di partecipare serenamente alla vita di tutti i giorni, ma neanche di studiare, ampliare le proprie conoscenze e trasmetterle agli altri. Il grande oratore romano Cicerone (106-43 a.C.) si lamentava di quanto fosse scomodo far leggere i testi ad alta voce agli schiavi. L’imperatore Nerone (37-68 d.C.) possedeva un particolare dispositivo visivo: nella speranza che la luce rinfrescasse i suoi occhi, guardava i suoi gladiatori lottare attraverso una pietra verde trasparente. Gli “occhiali da sole” di quel periodo avevano lenti verdi e venivano indossati anche in interni.

Il frate domenicano Giordano da Pisa (1260-1311), durante una predica in Santa Maria Novella a Firenze, annunciava nel 1305 “che si trovò l’arte di fare gli occhiali, che fanno veder bene, una delle migliori arti e delle più necessarie che il mondo abbia” e così avrebbe avuto la possibilità di meglio meditare sulle sacre pagine e comporre edificanti sermoni.

Francesco Petrarca (1304-1374), pur riconoscendo con entusiasmo l’invenzione, era costretto ad usare gli occhiali, ma, si dice, non li amava affatto.

Gli occhiali del Medioevo erano una sorta di “pince-nez”, occhiali a molla, senza stanghette, in uso nell’Ottocento e nel primo Novecento, in cui le due lenti erano unite da una molla che le teneva ferme sul naso, stringendolo da una parte e dall’altra. Solo nel ’700 comparvero i primi occhiali con stanghette. Oggi? C’è la difficoltà della scelta!

Per chi volesse approfondire può consultare il volume di Chiara Frugoni “Medioevo sul naso” (Editori Laterza, Bari).

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