'Redènne redènne, scequànne scequànne', un contributo al dialetto barese


di VITTORIO POLITO - L’Editore WIP di Bari ha recentemente pubblicato il volume di Nicola Alberto Papagna “Redènne Redènne, Scequànne Scequànne” (ridendo ridendo, giocando giocando), un ulteriore contributo al dialetto barese che, com’è noto, rappresenta la lingua degli affetti ovvero di tutto quanto attiene ad una località e non ad un’altra. Il dialetto è anche quel cordone ombelicale che lega generazioni di persone alla propria origine e da cui trae linfa vitale. Insomma il dialetto rappresenta il DNA della nostra identità attraverso il quale siamo collocati in un posto preciso della nostra storia personale.

Ribadisco l’importanza del dialetto quale codice identificativo conosciuto solo da chi appartiene alla zona d’origine, i quali lo parlano bene e ne comprendono i significati e le sfumature. In questo senso chi parla un dialetto si auto-identifica col territorio, rafforzando così il legame culturale con la tradizione. Insegnarlo ai nostri figli significa renderli eredi di una grande ricchezza che durerà nei secoli.

Il testo riporta sommariamente notizie sui giochi di una volta, detti, proverbi e modi di dire, cenni sulla storia di Bari e di Torre a Mare, dei teatri di Bari, alcune ricette di pietanze baresi, scenette da cabaret, ecc. Insomma di tutto un po’. Dedicati dall’autore a Bari e al quartiere Carrassi, dove è nato, ed a Torre a Mare dove è vissuto per trent’anni con la famiglia.

Il volume è corredato da un breve glossario e di immagini dell’autore, di Giuseppina Boccasile e del sottoscritto, mentre la copertina è di Teresa Daugenti.

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