Cinema: Don e Tony on the road


di WALTER CANNELLONI - ROMA. La storia, vera, ha inizio a New York, nel 1962. Qui, Tony “Lip” Vallelonga, italo-americano che vive nel Bronx, fa il buttafuori nel famoso night-club “Copacabana”, che però chiude i battenti per lavori di ristrutturazione. Tony si ritrova così senza lavoro: ha l'affettuosa moglie Dolores e due figli da sfamare. 
   
Quasi per caso, gli capita l'offerta di lavoro come autista di un certo dottor Shirley, che lui pensa sia un medico. Quando si presenta per l'annuncio che il dottor Shirley è in realtà un colto musicista sinfonico, virtuoso del pianoforte, ma laureato anche in psicologia e arti liturgiche, che vive in un lussuoso attico sopra la Carnegie Hall. 
   
Don (questo è il suo nome) offre a Tony cento dollari alla settimana, per otto settimane, perchè lo accompagni negli Stati americani del profondo Sud per una tournèe concertistica, voluta fortemente dal pianista, poiché il talento non basta, ci vuole il coraggio per cambiare il cuore della gente. 
   
Don Shirley, infatti, è un nero, che telefona a Dolores per chiederle se se la sente di stare lontano dal marito per due mesi, fino al giorno di Natale. 
   
Tirando sul prezzo fino a centoventicinque dollari la settimana, Tony accetta, e inizia il lungo viaggio in limousine. 

Pittsburgh, Pennsylvania: qui Tony, che è un fumatore incallito e un mangiatore bulimico, si accorge, sentendolo suonare, che il suo datore di lavoro è un genio della musica e non solo. 
   
Lo guiderà, alla luce di tale constatazione, ancora più volentieri, utilizzando il “Green Book”, l'infamante e offensiva guida turistica preparata per i neri d'America nei loro spostamenti.   
   
Hanover, Indiana: qui Tony riesce a ottenere un pianoforte Steinway, come da contratto, per l'esibizione di Don, malmenando un maleducato organizzatore che aveva obiettato che “tanto i negri suonano tutto”. 
   
Cedar Rapids, Iowa: qui il colto, beneducato ed elitario Don dà lezioni di dizione e di galateo all'illetterato italo-americano Tony, imparando a sua volta a mangiare con le mani il pollo fritto dei fast-food, gettandone “ignorantemente” le ossa dal finestrino dell'autovettura.    
   
Louisville, Kentucky: qui Don, avventatamente avventuratosi in un bar per bere un drink, viene circondato da dei bianchi razzisti che vogliono fargliela pagare. 
   
Sarà Tony, che finge di avere un revolver (che ha davvero...) a liberarlo da quegli aguzzini. 
   
Raleigh, North Carolina: qui a Don, nel salone dei ricevimenti dove deve tenere il concerto, viene vietato di servirsi della toilette dei bianchi. Intanto, Don insegna a Tony a scrivere bellissime lettere d'amore a Dolores, sua moglie. 
   
Macon, Georgia: qui Tony toglie nuovamente dai guai Don, che era stato arrestato per una pasticciata e confusa scappatella gay. L'autista offre ai poliziotti dei soldi per acquistare un elegante vestito nella migliore sartoria della città, ottenendo la liberazione del pianista. 
   
Stato della Louisiana: stavolta è Don a togliere le castagne dal fuoco a Tony, che aveva malmenato un aggressivo poliziotto che lo aveva chiamato “mangiaspaghetti”. 
   
I due sono finiti nelle sperdute galere di un'altrettanto sperduta cittadina dello Stato e Don, che ottiene dai poliziotti razzisti il permesso di chiamare il suo avvocato, coinvolge nientepopodimeno che il procuratore della Difesa Bob Kennedy, che conosce personalmente. I due vengono rilasciati all'istante.   
   
Birmingham, Alabama: è il 23 dicembre. L'ultima data del tour. A Don viene proibito di pranzare nel ristorante dove si svolgerà il concerto, e il pianista e il suo autista, decidono, per questo motivo e di comune accordo, di non effettuare l'esibizione e di tornare a New York. 
   
Sotto una tormenta di neve che lo accompagna durante tutto il viaggio, e con Don che fa da autista all'esausto Tony, i due giungono nella “Grande Mela” in tempo per la cena di Natale.   
   
Dopo un iniziale rifiuto, Don si presenta a casa Vallelonga, e Dolores, riconoscente, lo ringrazia per aver “aiutato” il marito a scrivere quelle bellissime lettere d'amore. 
   
Don Shirley continuerà a suonare ai massimi livelli (Igor Stravinsky lo definirà “un dono degli dei”) mentre la sua amicizia profonda con Tony durerà fino alla loro morte, avvenuta per entrambi nel 2013. 
   
Film potente sull'amicizia virile, interrazziale e interclassista, di due uomini apparentemente divisi dal colore della pelle, dalla cultura e dal ceto sociale, ma uniti da una comune sensibilità e da un sentire condiviso, la pellicola è anche un magnifico “on the road” sui luoghi del segregazionismo razziale nell'America dei primi Anni Sessanta. 
   
L'italo-americano Tony ed il nero Don si avvicinano e si allontanano, per poi ricongiungersi definitivamente, in un racconto arioso e vivace tutto giocato sul versante dell'ironia intelligente e dissacrante, salvo poi lasciare spazio a momenti di autentica commozione, come quando Don confessa a Tony di essere terribilmente solo, un nero non-nero, non complice della sua gente (ignora persino chi siano Little Richard e Aretha Franklin), e disprezzato, nonostante il successo, dai ricchi bianchi dominatori. 
   
O come nella scena finale, quando Dolores abbraccia forte forte Don nella notte di Natale, accogliendolo da fratello nella sua casa e nella sua famiglia.  
   
Dobbiamo inoltre essere tutti grati a Viggo Mortensen e a Mahershala Ali per i due personaggi da loro interpretati, che rimarranno nella storia del cinema: soprattutto l'ingrassatissimo Viggo Mortensen è straordinario nel delineare la figura di Tony (anche se l'Oscar come miglior attore non protagonista è andato al suo collega di scena nero), sospesa tra aggressività e buon cuore. 
   
L'opera ha ricevuto il premio Oscar 2019 come miglior film e come migliore sceneggiatura originale. 
   
In conclusione, un vero capolavoro che costituisce un duro e severo monito verso quanti interpretano i rapporti interrazziali ed etnici con lo sguardo di Caino. Per gretto calcolo politico o per semplice ignoranza culturale, alimentando campagne di odio e fomentando l'atavica e immotivata paura dell'”uomo nero”, questi pericolosi terroristi presenti nelle nostre società tentano di trapiantare, anche a latitudini immuni dai pregiudizi sul colore della pelle, l'odioso e meschino bacillo del razzismo. 

Il film è disponibile su DVD e su Sky Prima Fila.

REGIA: PETER FARRELLY
SCENEGGIATURA: PETER FARRELLY, BRIAN HAYES CURRIE, NICK VALLELONGA
FOTOGRAFIA: SEAN PORTER
MUSICA: KRIS BOWERS
INTERPRETI:  VIGGO MORTENSEN
                           MAHERSHALA ALI
                           LINDA CARDELLINI
PRODUZIONE:  USA, 2018
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