Olimpiade, la madre di Alessandro


di FRANCESCO GRECO - Figura complessa, polisemica, sposa di Filippo il macedone e madre di Alessandro Magno (“cosmocratore”), chissà perché, Olimpiade è una donna poco studiata. Sappiamo tutto, o quasi, di altre figure mitiche dell’epoca classica, greco-romana: Medea, Cassandra, Elena, Cleopatra, Messalina, ecc., divenute delle icone immortali, archetipi scansionati (anche sotto l’aspetto psicanalitico), ma Olimpiade (“tempra di antagonista e animosità virile”) era un’illustre sconosciuta, o quasi, per di più infamata, vittima, dice Braccesi, della “macchina del fango” e di “odio di genere” e per “fini politici”, poiché condivideva la visione universale del figlio.

Attingendo a un’ampia bibliografia, intrecciando notizie di autori greci e romani, ma traendo proprie conclusioni, Lorenzo Braccesi ci offre una biografia ricca e appassionante come un romanzo in “Olimpiade Regina di Macedonia” (La madre di Alessandro Magno), Salerno Editrice, Roma 2019, pp. 174, euro 16,00.
  
La Regina è vista sotto un prisma di luce che la svela d’impeto, quasi senza rispetto, rivela ogni aspetto della personalità, anche il più oscuro della parabola esistenziale e politica, dacché influenzò l’avventura del figlio in cerca della fusione dei popoli, del governo di un solo ecumene, dei segreti del mondo, della conoscenza totale, come gli aveva insegnato Aristotele, il suo mentore. 

E, di riflesso, attraverso la sua biografia si intravede il suo tempo, il ruolo delle donne in una società patriarcale e poligamica, le dinamiche sociali, le lotte per il potere dell’aristocrazia, la spiritualità, le guerre e le loro motivazioni, la propaganda (le nozze multiple con principesse rese schiave), ecc.
   
Essendo Olimpiade la donna che mise al mondo Alessandro (anche se entrambi accreditano un amplesso divino, forse per stupire i contemporanei, oltre che i posteri), e avendo avuto madre e figlio un intenso scambio epistolare (di cui poco è rimasto), si arricchisce di contenuti anche la figura del macedone e le sue mirabili conquiste ai confini del mondo, fino alla morte improvvisa, quanto misteriosa, e la lotta per la successione. 
  
Da Diodoro a Plutarco, lo studioso attinge a fonti al netto di servilismo e propaganda. Altrimenti non sarebbero venute fuori le ombre che si profilano sulla morte di Filippo, cui moglie e figlio non sarebbero del tutto estranei (anche se ci sono più versioni).     

Ne esce un ritratto di straordinaria modernità (“donna e regina assolutamente fuori dagli schemi”), di una donna forte che “brilla di lice autonoma” (non diremo come morirà), che fu abile pr di se stessa, oltre che del figlio a cui scriveva di stare in guardia dagli amici più vicini, soprattutto quelli che gratificava. 
   
Sono i saggi palpitanti, vivi come questo che ci avvicinano alla storia, oltre che alla bellezza e alla grandezza di cui forse inconsciamente resta qualcosa nel nostro dna.

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