Anche Bari ha avuto il suo Bonaparte

di VITTORIO POLITO – Il 10 giugno 1259 si riunì in una solenne adunanza il Capitolo di San Nicola di Bari per pronunciare una sentenza di espulsione di tale Meliciacca di Nicolò Peregrino, un “chierichetto senza tonsura”, colpevole di diversi reati, perdonati varie volte. Ma “il lupo perde il pelo e non il vizio” e così l’audacia di questo malfattore non si fermava, al punto di introdursi nella casa di un canonico, scacciandone il legittimo abitatore e non volendo uscirne a nessun costo.

Un altro gravissimo fatto avvenne un giorno in cui i membri del Capitolo stavano contando le elemosine raccolte, quando improvvisamente compare il Meliciacca brandendo un coltello e chiedendo loro di consegnargli i quattrini e dal momento che nessuno prendeva l’iniziativa, il chierico ladro afferrò la borsa delle monete e scomparve.

Citato più volte a comparire dinanzi al Capitolo per essere condannato se non riusciva a discolparsi, Meliciacca non si presentò, essendosi allontanato da Bari, e il Santo Tribunale pronunziò, contro il reo contumace, “sentenza di perpetuo bando dalla chiesa” e lo spogliò di ogni onore clericale, lanciandogli anche la maledizione “per essersi appropriato con violenza di cose che erano state donate a Dio”.

Il Meliciacca, otto anni dopo, si prese la rivincita e presentò un suo appello a Cosenza e il Capitolo barese fu condannato alla restituzione dello stallo (il sedile liturgico insistente nei cori liturgici delle chiese), insieme ai frutti maturati durante l’espulsione. Ovviamente i canonici di Bari avevano legalissime ragioni, ma Meliciacca, validamente protetto, la spuntò.

La sentenza del 1259, di cui sopra, debitamente scritta e firmata su pergamena con il Sigillo di San Nicola, è conservata nell’Archivio della nostra Basilica è inserita nel Codice Diplomatico Barese. Tra le tante firme si legge anche quella di un certo “Iohannes Bonepartis clericus”, diventato poi procuratore di San Nicola, quindi Canonico e Sindaco di quel Capitolo.

Nel 1261 il nostro Giovanni Bonaparte assurse a nuove dignità come quella di procuratore del venerabile maestro Berardo di Napoli e suddiacono e notaio di Sua Santità.

Le note di cui sopra sono state riprese dal volume di Armando Perotti “Bari ignota” (Arnaldo Forni editore).
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