Hanno tutti ragione, cioè torto

di FRANCESCO GRECO - “A essere minacciato non è il mare dell’oggettività, ma semmai il moto vario e ondoso dell’interpretazione…”. Ma davvero il 79% degli iscritti al M5S l’estate scorsa votò a favore dell’alleanza col Pd e quindi del Conte bis?

Si era creata un’attesa da film horror, come se i destini dell’umanità dipendessero dalla piattaforma Rousseau e la democrazia in cui viviamo stesse cambiando il suo dna per sacrificare al digitale.

E nessuno a chiedersi: chi controlla? Quanti sono gli iscritti? E in che percentuale hanno votato? Prevale un elemento fideistico nel nostro rapporto col mondo della rete e le sue infinite opzioni e interfacce. Perché nulla è neutro.

La contraddizione è, come dire, ontologica: com’è possibile in un’epoca razionale, scientifica, tecnologica? C’è un elemento di anti-modernità in tutto questo, come credere agli oroscopari da rotocalco. E’ come essere piombati in una stagione oscurantista in cui il nostro libero arbitrio è stato relativizzato e la democrazia si sgrana in qualcos’altro, un blob indefinibile.  “Derrida amava dire che la democrazia è sempre a venire…”.

Temi complessi, a cui cerca di dare una qualche risposta il filosofo Massimo Adinolfi (insegna Filosofia Teoretica all’Università “Federico II” di Napoli) in “Hanno tutti ragione?” (Post-verità, fake news, big data e democrazia), Salerno Editrice, Roma 2019, pp. 108, euro 9,90, Collana “Astrolabio” diretta da Enrico Malato. 

“Gli uomini sono tenuti a guardare le immagini che scorrono sui video, non c’è aspetto della loro esistenza che non sia sottoposto a vigilanza, tutto viene calcolato, programmato, monitorato…”. Lo chiamano anche web capitalismo.

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