In principio fu il suono... “L'Universo in un barattolo”

di FRANCESCO GRECO - ROMA. Quando a Tor Vergata la prof. Stefania Guerra Lisi e il prof. Gino Stefani lo hanno visto arrivare con gli strumenti inventati da materiali quotidiani, spesso recuperati dalla differenziata, ha pensato di trovarsi di fronte a uno di quei fenomeni che, intravisti per strada o al cabaret, poi sbarcano nelle tv per un attimo di popolarità, tipo Otto e Barnelli con Arbore qualche anno fa, per dire.

Poi Alberto Piccinni da Alessano ha cominciato a discutere di musicoterapia, la materia del suo master, e ha capito di trovarsi davanti a un ricercatore serio e appassionato, che ha condotto studi in tutto il mondo. E non poteva che proporgli di collaborare all'Università, in attesa che la storia del suono raccontata da Alberto diventi una pubblicazione e che interagisca con tutto quello che sinora è stato scritto, studiato, analizzato, a ogni longitudine e latitudine.

DOMANDA - Quale fu il primo suono emesso dall'Universo appena nato?
RISPOSTA: "Da un punto di vista mitologico, le cosmogonie ci dicono che in qualsiasi cultura, nella genesi del mondo, c'è sempre l'intervento decisivo di un elemento acustico simbolico che può essere vocale oppure strumentale.  Mi limito a ricordarne alcuni:
Il suono "Aum" negli Upanisad,
"in principio era il verbo" nella Bibbia,
Il coccodrillo egizio e cinese che percuotendosi il ventre con la coda mette ordine nel caos,
Il Dio Egizio Thot che scoppia a ridere 7 volte e in ogni diversa risata crea esseri e fenomeni diversi.
Il flauto sacro degli Arapaho americani oltre all'urlo del Drago di Fuoco per la mitologia Druida.
I miti sono tantissimi e affascinanti e tutti concordano in questo.

L'aspetto interessante che viene sottolineato nella tesi è che questo archetipo vibrazionale anticipato dalle culture primitive ha avuto un riscontro scientifico con l'affermazione della fisica quantistica per la quale ogni corpo è soggetto a una forza vibrazionale. Nel paradigma quantico tutto è vibrazione a partire dal primo vagito del Big Bang che gli scienziati ci dicono somigliare al rumore bianco, quello che ascoltiamo quando la tv non funziona o quando proviamo a usare la radio in AM.
Il passaggio dalla fisica moderna alla fisica quantistica sta proprio nella teoria per cui la materia non è più inerte e isolata bensì inseparabile dal movimento. Si abbandona l'essenza ontologica dell'oggetto e si passa a una dimensione dinamica del divenire.
In tutto questo si innestano gli studi di cimatica e quelli sul rapporto tra energia, materia e tra il suono e la forma. Ovviamente nella tesi non sono affrontati da un punto di vista assoluto ma in funzione del loro valore per l'essere umano e per le pratiche terapeutiche, musicali ed educative".

D. Una ricerca durata 10 anni intorno al mondo: quali le cose più originali ha trovato?
R. "Come si evince dal titolo, dopo aver sviluppato diversi laboratori sulla costruzione di strumenti che chiamiamo "neo-primitivi" con diverse tecniche, ho approfondito alcune forme o strutture che mi hanno affascinato come l’imbuto, il tubo o la "membrana",  una struttura archetipica e naturale particolarmente sensibile alle vibrazioni che troviamo nei tamburi (pelle) così come nei tessuti umani basti pensare ai foglietti embrionali o alla placenta fino a ritrovarla tra le strutture della natura con funzioni legate alla trasmissione di frequenze luminose o sonore, al contenimento, alla protezione, alla comunicazione  ecc...   e ancora nelle teorie della fisica quantistica secondo le quali l'intero Universo sarebbe una membrana.
Per rispondere alla tua domanda, dal punto di vista umano, l'esperienza nei campi profughi Saharawi (Saharawi) è stata quella che mi ha più aiutato a effettuare i miei studi sulla musicalità umana che ha degli aspetti universali e degli aspetti culturali che interagiscono. Avere l'opportunità di confronto con i bambini disabili e i musicisti berberi che vivono in un contesto così difficile mi ha fatto comprendere l'importanza del lavoro che stavamo svolgendo che va oltre l'aspetto musicale ma serve a livello motivazionale e terapeutico e serve dal punto di vista culturale perchè aiuta a ritrovare il legame con una tradizione orale in estinzione.
Nella tesi inoltre troviamo diversi esempi di musicisti bizzarri a partire dai cosiddetti manualisti (che emettono pernacchie intonate con le mani), fino alle esperienze più sperimentali come quelle di Harry Partch costruttore di strumenti non convenzionali che hanno ampliato le possibilità timbriche del suono acustico".

D. Dal tempo del mito a oggi, come si è trasformato il suono?
R "Gli uomini primitivi chiamavano magia, la fisica che ancora non riuscivano a spiegarsi e, se vuoi, da questo punto di vista, anche oggi facciamo la stessa cosa. Pensiamo semplicemente al fenomeno dell'eco.  Gli sciamani sceglievano i luoghi energetici dove creare i propri santuari ed effettuare i propri riti anche in base al suono ecco perchè oggi esiste la branca scientifica dell'Archeoacustica che studia il fenomeno della risonanza sui siti archeologici. Pensiamo alla Grotta dei Cervi e a quello che poteva simboleggiare il suono delle "Marmitte dei Giganti" per gli uomini primitivi che l'hanno popolata e utilizzata per i rituali di iniziazione. 
Oggi la questione è molto controversa. Da un lato abbiamo finalmente compreso il valore del suono per la salute: le terapie sperimentali con le frequenze sonore sono quelle più all'avanguardia nella medicina e ci sono dottori che prescrivono l'ascolto di musica a 432 hz (la cosiddetta frequenza naturale). Dall'altro siamo sovraesposti a onde, musiche e frequenze indesiderate anche a volumi esorbitanti e non ci rendiamo conto che questo è molto pericoloso per il nostro equilibrio psico-fisico. Ci sono gravi problemi di concentrazione tra i ragazzi che, grazie a internet, hanno la possibilità di accedere a banche dati musicali infinite ma hanno un ascolto distratto o compulsivo.
Percezioni e capacità musicali per esempio sono legate a molte altre funzioni dell'essere umano soprattutto alla sessualità. Molti neurotrasmettitori vengono attivati nelle funzioni sessuali cosi' come in quelle musicali. Questo lo sanno bene i pubblicitari che usano i trucchi dell'audio per veicolare i messaggi della sublimazione emotiva o erotica ai fini commerciali. Personalmente credo che serva ritornare a portare un estremo rispetto per il silenzio e di conseguenza per il suono recuperando la sua dimensione sacra, la capacità di ascolto e di ricerca della propria musicalità che ci aiuterà nella vita, a risuonare con gli altri, ad aver un ritmo di lavoro. Sarà molto difficile perchè ancora vediamo alla musica come qualcosa di superficiale e tutto sommato innocuo ma ci sono anche degli aspetti dannosi o regressivi. Ti faccio un esempio: In un campo estivo per bambini in cui dovevo fare un laboratorio, appena sono arrivato alle 8 del mattino, gli educatori usavano la musica dance ad altissimo volume, un frastuono che impediva ai bambini di comunicare tra loro esattamente come succede in discoteca facendoli rimanere anestetizzati dall'esperienza. Gli "educatori" erano contenti perché, in questo modo, eliminavano litigi e, a loro dire, riuscivano a gestirli meglio. Capisci come ormai il tessuto di consapevolezza su questi aspetti è totalmente sfibrato e il nostro compito è davvero molto arduo>>.

D. Cosa sarebbe cambiato per l'umanità se, per ipotesi, la registrazione dei suoni fosse stata scoperta dai popoli antichi e quindi oggi avremmo un archivio?
"Hehe... Bella domanda ma forse non so rispondere. Certo mi sarebbe piaciuto ascoltare le voci dei filosofi e degli aedo greci o i suoni dei rituali sciamanici nelle grotte preistoriche. Di sicuro ti so dire che sarebbe stato un bel casino da gestire, catalogare, conservare se penso al fatto che oggi, nell’era digitale, l’archiviazione è divenuto un tema molto dibattuto in ambito artistico e sociologico.
Gli archivi sono difficili da creare, difficili da mantenere e ancora più difficili da rendere dinamici con il pubblico.
Bè! Se consideriamo l'Universo come campo quantico in cui tutti i fenomeni sono correlati istantaneamente tra di loro, un campo nel quale lo spazio-tempo non esistono ma sono convenzioni umane, sul piano teorico esiste l'ipotesi che i suoni che emettiamo non si distruggano mai ma viaggino nell'Universo in attesa che qualche scienziato sia in grado di captarli.
Ci sarebbe da fare un discorso sul valore della voce quale fotografia di ciascuno di noi e di quanto questa possa identificare le persone molto più dell’immagine.
Aggiungo una cosa rispetto all’argomento: oggi viviamo una piccola rivoluzione nella rivoluzione. Fino a qualche anno fa, quando facevo i laboratori e utilizzavo il registratore, molti partecipanti erano inibiti dall’ascolto della propria voce. Si guardavano straniti e chiedevano “E questo sarei io?”. Oggi con i messaggi vocali di whatsapp abbiamo letteralmente cambiato il rapporto con la nostra voce e questo sarebbe un bell’argomento per la prossima tesi (hehe)".

D. Cos'è la Globalità dei linguaggi?
R. "La Globalità dei Linguaggi è una disciplina della comunicazione e dell'espressione ideata dal prof. Gino Stefani (scomparso quest'anno) e dalla prof. Stefania Guerra Lisi già nei primi anni 90.
La disciplina è basata sull'individuazione dei codici del linguaggio simbolico e artistico che vengono studiati per una funzione educativa, di ricerca, di animazione ma principalmente terapeutica anche e soprattutto per i soggetti per cui comunemente si dice "non c'è più nulla da fare". La GdL è un metodo che crede sempre nelle potenzialità umane e non si arrende nella ricerca di contatto con l'essere umano anche il “matto” o con l’handicappato grave. Da qui per esempio l'interesse per la cosiddetta "brut art", l'arte inconsapevole degli artisti emarginati che io nella tesi ho affrontato effettuando un catalogo dei musicisti  cosiddetti “outsiders”.
La disciplina ha il merito di aver identificato degli aspetti sinestetici che permettono di guardare alla globalità dei fenomeni espressivi e artistici così come ai simboli e all'estetica della natura riconoscendo i codici utili all'esperienza umana sulla terra. Un metodo assolutamente trasversale rispetto a quelli tradizionali della musicoterapia e delle altre artiterapie maggiormente concentrate solo su alcuni schemi e modalità espressive. La Globalità dei Linguaggi fornisce una struttura teorica e pratica che guarda alla persona umana in forma olistica nella sua unità psicofisica e nella sua straordinaria varietà espressiva proprio come soggetto capare di "per-sonare" e cioè entrare in risonanza con gli altri nella forma più libera possibile priva di condizionamenti e di aspettative che spesso rappresentano il vero ostacolo alla sana affermazione di se stessi all'interno del contesto sociale in cui si vive".
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