'Pinocchio': la recensione

di FREDERIC PASCALI - Matteo Garrone si cimenta con il celeberrimo romanzo per ragazzi di Collodi e dimostra, ancora una volta, come sia complicato sintetizzare al meglio una storia all’apparenza semplice ma in realtà strutturata su dei percorsi narrativi estremamente complessi.

Il tocco del regista romano è riconoscibile fin dal procedere delle prime sequenze nelle quali a soffrire è proprio l’aspetto fantastico della vicenda con la presentazione del burattino parlante che, nonostante gli sforzi di un ottimo Roberto Benigni nei panni di “Mastro Geppetto”, non riesce a trasmettere appieno lo stupore e l’eccezionalità del momento.

La sensazione non muta quando ci si ritrova a fare i conti con il personaggio di Mangiafuoco, un bravo e fugace Gigi Proietti, il cui carisma originale viene defraudato in un tempo tecnico molto scarno e in una scenografia articolata ma dal tratto spiccio.

I primissimi piani di Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, il “Gatto” e la “Volpe”, sono il vero punto di svolta della pellicola, un fremito che scuote l’apatia narrativa saldata dalla nettezza della sintesi realistica su cui si erge la sceneggiatura scritta da Garrone in coppia con lo stesso Ceccherini. Da qui in poi, assecondato dalla bella fotografia di Nicolai Brüel, il racconto, orientato dalla colonna sonora firmata da Dario Marianelli, entra nel vivo dando maggior profondità ai personaggi senza rinunciare alla sua personale interpretazione come il tocco degli animali fisicamente umanizzati, un po’ “Racconto dei racconti”, preannunciati dalle sembianze del “Grillo Parlante”.

Tuttavia, quanto detto e la complessiva buona vena di un cast capitanato, oltre che dal già citato Benigni, da un sempre più sicuro Federico Jelapi,“Pinocchio”, già visto in “Quo Vado?”, non riescono a intaccare quella sensazione di incompiutezza, di definito a compartimenti stagni, cui per prima la macchina da presa sembra indissolubilmente legata con il suo carico di inquadrature incapaci di sfuggire l’algido amalgama immaginario - realistico foriero di espressioni di contratta emozione.