Dazi Usa: presi d'assalto i vini italiani


di BENNY MANOCCHIA – Gli americani non vedono di buon occhio la guerra commerciale USA=Europa, iniziata dopo la benedizione del Word Trade Organization per permettere dazi sui prodotti importati dall’Europa di 7.5 miliardi. La “guerra” e’ in atto ma non si vedono ancora  i risultati, che verranno. Francia, Germania, Italia, Spagna respirano con affanno, alla ricerca di una soluzione che, secondo gli esperti potrebbe, in ultima analisi, colpire l’America.

Naturalmente ci interessiamo delle eventuali conseguenze per l’Italia, messa sotto pressione  per formaggio e prosciutto. In verita’ sono prodotti importati in America soprattutto per milioni di italiani  e italo-americani, perche’ gli yankees fanno smorfie quando parlano di  prosciutto. Ma i vini? Ho contattato due delle piu’ grosse case importatrici di vino, in California  e a New York. Dal Charmer Sunbelt Group ho ricevuto queste considerazioni: “Dall’Italia potremmo importare i migliori vini del mondo. Parliamo della Tenuta San Guido, con bottiglie a 350 dollari, del Brunello di Montalcino, del Castello di Bolgheri… please, non ci sono nel mondo vini uguali. I dazi che Washington impone a questi tipi di vino (25% per il momento) creerebbero un forte calo nelle vendite. Per ora li teniamo da parte”.

La Allied Beverage ha praticamente implorato l’amministrazione Trump di non bollare a questo modo un prodotto che gli americani adorano. “Per ora resta la legge di ottobre e quindi dobbiamo affidarci al modesto vino Barefoot”. Barolo, Chianti, Amarone, Prosecco, Soave e gli altri vini che fruttano 687 milioni di dollari sono presi d’assalto nei  negozi americani, dalla West Coast a  New York. Ora gli americani fanno scorta, con la speranza che le cose cambieranno, perche’, lasciamo perdere… i vini del Cile, Australia e perfino quelli della Francia non sono “adorabili”  come quelli d’Italia.
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