Il 3 febbraio festa di San Biagio protettore degli otorinolaringoiatri e delle malattie della gola

di VITTORIO POLITO – Il 3 febbraio di ogni anno si celebra San Biagio, protettore degli otorinolaringoiatri e invocato per le malattie della gola. È noto il miracolo del bimbo che rischiò di soffocare a causa di una lisca di pesce che si era conficcata in gola. La benedizione del Santo con due ceri incrociati lo risanò immediatamente. Fra i tanti miracoli, operati anche durante le torture, merita particolare ricordo quello della vedova, alla quale un lupo aveva portato via un maialino. La donna, riavuta la sua bestia per intercessione di Biagio, in segno di riconoscenza portò cibi e candele al Santo che, commosso, le disse: «Offri ogni anno una candela alla chiesa che sarà innalzata al mio nome ed avrai molto bene e nulla ti mancherà».

Numerose le chiese e gli oratori a lui dedicati in ogni parte del mondo cristiano: nella nostra Regione San Biagio è protettore di Ruvo di Puglia (BA), dal momento che nel 1857 in occasione di una grave epidemia che colpì la gola di molti bambini, fu esposta la reliquia del Santo che compì il prodigio di far scomparire il morbo e da quel momento San Biagio fu eletto protettore della città. I devoti invocano il Santo e presentano per la benedizione piccoli pani detti “frecedduzze” realizzati nelle forme di mitria, pastorale, anello, mano benedicente, piedi. Mangiandoli esprimono la condivisione con la vita del Santo fino a farne nutrimento di vita spirituale. Un pane è confezionato anche a forma di “nodo” perché il Santo sciolga dai mali di gola tutti i sofferenti. Inoltre ai fedeli viene posto alla gola, come segno di protezione un nastro generalmente rosso, detto “misura”, a ricordo del martirio del Santo.

Le raffigurazioni relative al Santo, alla sua vita e al suo martirio sono numerose, forse perché alcune leggende ne avvicinarono il culto al gusto ed alla sensibilità popolari. Suo attributo comune è, oltre alle costanti insegne episcopali, il pettine di ferro da cardatore - strumento della tortura subita. Ma l’attributo iconografico che appare più frequentemente sono due ceri incrociati per la benedizione della gola.

Molteplici sono anche le opere in cui gli artisti vollero mettere in luce la figura del Santo, soprattutto la grandezza, raffigurandolo seduto in trono, vestito di sontuosi paramenti sacri, le mani levate in alto con gesto benedicente, la croce episcopale e le insegne del martirio. Nel giorno della sua festa, in Spagna, Francia e Germania, vengono distribuiti speciali piccoli pani, che nella forma ricordano le parti malate. Anche a Roma, nella Chiesa di San Biagio della Pagnotta, tale tradizione sopravvive, mentre a Milano, e pian piano anche nel resto d’Italia, si mangia una fetta di “Panettone di San Biagio” che sarebbe poi quello avanzato durante le festività natalizie.

Anche in Albania si festeggia il 3 febbraio San Biagio, dove da una roccia trasuda un olio molto curativo che, ancor oggi, è meta di fedeli cristiani che festeggiano il protettore della gola.

Il potere taumaturgico del Santo si estese, oltre alle malattie della gola anche a numerose altre patologie: in particolare, in Germania, è invocato anche contro i mali della vescica, per l’affinità fra il suo nome e il termine tedesco “blase” che indica appunto quell’organo.

In occasione della sua festa, vengono celebrate messe e festeggiamenti nei reparti di otorinolaringoiatria, dal momento che San Biagio è considerato protettore della gola e degli otorinolaringoiatri.

L’Otorinolaringoiatra è notoriamente lo specialista di altri due apparati: l’orecchio ed il naso. Forse non è altrettanto noto che anche gli altri due organi di senso, udito ed odorato, hanno un Santo protettore in San Cono da Naso (Me). La curiosità di conoscere quanto di più sulla vita di questi due Santi e, in particolare, del meno noto San Cono, ha indotto Domenico Petrone, direttore dell’U.O.C. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “Di Venere” di Bari-Carbonara, Matteo Gelardi, otorinolaringoiatra, citologo nasale, docente dell’Università di Foggia e Presidente dell’Accademia di Rinologia (AICNA), insieme al sottoscritto, a ricercare nella storia, e talvolta nella leggenda, notizie sulla loro esistenza, integrandole con fatti ed episodi della tradizione popolare ed a pubblicare, con il contributo dell’Istituto Acustico Maico e il Gruppo Menzietti, il testo “I Santi protettori degli Otorinolaringoiatri tra storia, leggenda e tradizione” (ECA Editrice).

Da Naso (ME) ci giungono molte notizie relative alla vita di San Cono (o Conone), iscritte nella storia. Conone Navacita, comunemente chiamato Cono, nasce a Naso (Me) nell’anno 1139 sotto il Regno di Ruggero II, nell’agiata famiglia del conte Anselmo Navacita e della nobildonna Claudia Santapau. I genitori auspicando per il figlio, come si era soliti per quell’epoca, una carriera politica e militare, lo educarono presto a questa disciplina. Ma Conone rivela presto il suo animo nobile e sensibile, più incline alla preghiera, alla meditazione e alla contemplazione, anziché alla vita militare e mondana. I genitori non ostacolarono questa sua tendenza, neanche lontanamente immaginando quello che sarebbe poi accaduto. Per le ulteriori notizie su San Cono, che si affianca a San Biagio per la protezione del naso e dell’udito, rimando a settembre quando si celebrano i festeggiamenti per questo Santo. E così gli otorinolaringoiatri e tutti gli organi di competenza sono debitamente protetti dai due Santi.
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